La Lega «spara» su Biondi di Francesco Grignetti

Il ministro replica: cercano propaganda, è indegno per una forza di governo Il ministro replica: cercano propaganda, è indegno per una forza di governo La Lega «spara» su Biondi «Voleva liberare i tangentisti» ROMA. E' arrivata agli insulti, la discussione sulla giustizia. Questa volta si è scatenata la Lega. Comincia dal primo mattino il portavoce Luigi Rossi, che bacchetta il ministro Ferrara pericolosamente incline a «debolezza ipergarantista». Segue comunicato dei gruppi parlamentari: «La Lega respinge il testo del decreto Biondi, che non nasconde un obliquo compromesso giuridico destinato non solo a legalizzare (ricorrendo al pretesto del sovraffollamento delle carceri, problema da discutere) la completa assoluzione e la rimessa in libertà dei massimi "ladri" del regime, ma anche a consentire percepibili manovre per il riciclaggio di vecchie canaglie». Bordate micidiali. E' evidente che la Lega, nella battaglia che la destra ha avviato contro i garantisti, non vuole lasciarsi superare da nessuno. Torna nel coro leghista anche il senatore Miglio: «Sono d'accordo con Bossi. Quel provvedimento serve solo a far uscire i tangentisti dalla galera. E' la solita manfrina per far uscire i corrotti di Tangentopoli. Quanto a Biondi, come avvocato ha la mentalità tipica forense che è sempre dalla parte del reo. E' una deformazione professionale che lo spinge ad essere un perdonista». E aggiungeva il ministro Speroni: «Biondi non ha nessuna cambiale in bianco. Credo che abbia sbagliato momento politico, perché ora l'opinione pubblica è forcaiola. Non vorrei che scoppiasse una rivolta come successe con il decreto sulla carcerazione preventiva. Biondi pensi a far funzionare la macchina della giustizia e ad accelerare l'iter dei processi». La polemica si fa dura. E Biondi è fuori di sé: «E' un grossolano abbaglio e una mistificazione propagandistica, indegni di un gruppo parlamentare che ha nel governo un vicepresidente del Consiglio e ministri, e che dovrebbe sostenere la maggioranza». Già, la maggioranza. Proprio ieri si consultavano i calendari per individuare la probabile data del vertice. Sennonché ci si è messa la Lega a sconvolgere questo quieto trantran. E la replica di Biondi non poteva essere più furibonda. A Bossi: «Quando sento dire che con il mio disegno di legge (non decreto) vengono scarcerati gli ultimi quattro-cinque tangentisti, mi chiedo se invece di un vertice di maggioranza non sia il caso di tenere un corso accelerato di diritto e di procedura penale». Ai gruppi parlamentari: «La mia proposta di un vertice sulla giustizia consentirà anche al gruppo parlamentare della Lega di approfondire temi che non conoscono o di- sconoscono. Quella dichiarazione è un falso ideologico, nel senso che travisa e tradisce la sostanza che presenta come un decreto legge e non come un disegno di legge e come tale di non immediata ap- plicazione. Ed è un falso ideologico perché dimentica che su questo disegno di legge c'è stato un esame preliminare degli uffici legislativi della presidenza del Consiglio e del ministero degli Interni. E ricordo che incide su sentenze definitive per reati che escludono quelli contro la pubblica amministrazione e di mafia». In serata, però, la Lega s'è ritrovata da sola nel suo affondo contro Biondi. Vittorio Sgarbi denuncia: «Siamo a una svolta autoritaria». Tiziana Parenti trancia sul nascere: «Sono chiacchiere da cortile. Un provvedimento si può anche criticare, ma è indegno attribuire intenzioni criminose a un rappresentante delle istituzioni. Un tempo si diceva che le istituzioni erano occupate dai partiti. Vediamo di non fare di peggio. Le istituzioni non possono diventare un terreno di scontro ideologico. E non è la prima volta che rappresentanti della maggioranza si mancano di rispetto». Il vicepresidente della Camera, La Russa (An), si schiera: «L'unica critica seria che si poteva muovere al provvedimento, la Lega non l'ha mossa. Ovvero che si tratta di un provvedimento tampone, immaginato con la logica della "pezza" e non del riordino complessivo». Francesco Grignetti A destra il ministro di Grazia e giustizia Alfredo Biondi, a sinistra Gianfranco Miglio

Luoghi citati: Ferrara, Roma