«la nostra vita appesa a un filo» di Giorgio Macchiavello

«la nostra vita appesa a un filo» «la nostra vita appesa a un filo» «Quei trenta minuti tra paura e speranza» I TURISTI SALVATI ACOURMAYEUR BBIAMO sentito un sibilo accanto a noi. Poi la cabina della funivia si è bloccata oscillando violentemente. Quando il dondolio è diventato meno forte abbiamo guardato in su e ci siamo accorti che l'altra cabina non c'era più». Fradici per la pioggia che ha cominciato a cadere mentre venivano recuperati dai soccorritori, i ventidue alpinisti francesi rimasti bloccati con il manovratore sulla funivia del Monte Bianco sono rientrati a Chamonix nel tardo pomeriggio di ieri. Tutti facevano parte della stessa comitiva: venti appassionati di montagna e due guide alpine di Chamonix. Ieri mattina avevano compiuto la traversata del ghiacciaio della Vallèe Bianche, tra l'Aiguille du Midi e la Punta Helbronner, un itinerario non troppo difficile, che si svolge dai 3000 ai 3800 metri di quota e che richiede comunque una buona conoscenza della tecnica alpinistica e un'attrez- zatura adeguata (scarponi, ramponi, corde e piccozze). Poco dopo mezzogiorno il gruppo aveva preso la funivia per scendere a Courmayeur. Prima il breve tratto tra l'Helbronner e il rifugio Torino. Poi la discesa per il Pavillon. Ancora una decina di minuti e avrebbero raggiunto La Palud, dove c'era un pulmino ad attenderli per riportarli a Chamonix. Invece, a circa centosessanta metri dall'arrivo alla penultima stazione del percorso, lo schianto. «Eravamo quasi arrivati al Pavillon - racconta Guy Bou- cher, uno degli alpinisti francesi rimasti bloccati - e stavamo commentando il fatto che le condizioni atmosferiche andavano peggiorando. La cabina stava cominciando a rallentare per entrare nella stazione. All'improvviso abbiamo sentito un gran rumore. Prima un colpo secco, poi un sibilo, come una gigantesca frustata. La funivia si è piantata. Per il contraccolpo la cabina è scesa con violenza di alcuni metri e ha cominciato ad andare avanti e indietro come un pendolo. Ci siamo aggrappati ai corrimano per non cadere. Eravamo appe¬ santiti dagli zaini e stanchi per la gita della mattina». «Qualcuno si è spaventato aggiunge Boucher -, ma non c'è stato panico. Siamo tutti esperti alpinisti e siamo abituati a prendere le funivie. Quando il dondolio è diminuito non abbiamo impiegato molto tempo per capire cosa fosse successo. 11 cavo più grosso di quelli paralleli ai nostri era a terra, in parte arrotolato nell'erba, a poca distanza da uno chalet. Abbiamo guardato a monte: l'altra cabina non c'era più». «A metà percorso - dice Jeanne, compagna di escursione di Boucher -, quando abbiamo incrociato l'altra cabina, ho notato che dentro c'era soltanto il manovratore. Mi dispiace per quell'uomo. Io non ho visto nulla, è stato tutto così improvviso. Mi sono spaventata per un attimo quando la cabina ha fatto come un tuffo. Poi con i miei compagni abbiamo pensato soltanto al modo di scendere». Le operazioni di soccorso sono scattate subito. Gli addetti della stazione del Pavillon hanno avvertito la Protezione civile e l'elicottero del Soccorso alpino di servizio a Courmayeur è decollato. «Dopo pochi minuti c'era già un elicottero che sorvolava la zona - spiegano i francesi -. Ci è stato spiegato che dovevamo calarci con il verricello. Per noi non è un'operazione difficile. Siamo abituati a salire e scendere le montagne con la corda. Inoltre eravamo tutti ben attrezzati, con l'imbragatura indosso e con una scorta di moschettoni». Gli alpinisti francesi hanno prima calato i propri zaini; quindi, uno alla volta, sono scesi nel vuoto con la corda per una settantina di metri. Sotto la pioggia, hanno percorso a piedi il sentiero che costeggia il giardino botanico del Pavillon, uno dei punti «frustati» dal grande cavo della funivia. Pochi minuti di attesa nella stazione intermedia e sono saliti sulla cabina del tratto finale della funivia. Nel giro di un paio d'ore dal momento dell'incidente erano a La Palud. Arrivati a valle sono tutti andati al bar di fronte alla stazione di partenza, per bere qualcosa di caldo e per riposarsi, in attesa di salire sul pulmino. Mentre erano seduti ai tavolini del caffè un'impiegata delle Funivie del Monte Bianco con un altoparlante ha annunciato piangendo: «Non c'è nessuna persona in pericolo. L'incidente ha coinvolto soltanto un nostro collega». Giorgio Macchiavello «Abbiamo sentito un sibilo poi la nostra cabina si è bloccata oscillando violentemente»

Persone citate: Boucher

Luoghi citati: Courmayeur, Torino