Anche il Ciò si schiera in difesa di Indurain di Gian Paolo Ormezzano
Un caso diverso da quello di Bugno Un caso diverso da quello di Bugno Anche il Ciò si schiera in difesa di Indurain «Non è doping, i francesi sbagliano» Pure Romingerfinisce sotto accusa PARIGI. Il doping di Indurain non ha niente a che vedere, sul piano regolamentare, con quello di Bugno. Il doping di Indurain è fratello di quello di Bugno quanto a denuncia di vasta, assurda, persino criminosa confusione. Bugno è vittima della demonizzazione del caffè e di leggi sportive, Indurain è vittima della guerra fra due legislazioni, quella sportiva internazionale e quella statale francese. Il Ciò ha ieri fatto sapere, attraverso il principe De Merode, responsabile della commissione medica, che sosterrà Indurain «anche contro lo stato francese, in sintonia con la federazione ciclistica internazionale. Un validissimo studio dell'università di Navarra proprio sui prodotti necessari ad Indurain per vincere la sua allergia esclude la pratica del doping». Indurain ha assunto il salbutamol, prodotto teoricamente vietato, contenuto in una medicina antiallergica a lui necessaria, dopo averlo fatto sapere al controllo medico del Tour de l'Oise, la corsa a cui si riferisce il suo «reato» dello scorso 15 maggio. La quantità modica del salbutamol nelle sue urine prova che l'assunzione non è a scopo di doping: semplicemente quella medicina a lui indispensabile, il Ventoline, non esiste in commercio (non avrebbe efficacia) senza salbutamol. Jean-Marie Leblanc, direttore del Tour, si è allineato al Ciò: «Indurain ci ha sempre prevenuti di questa sua necessità medica». Lo stato francese invece non è d'accordo, e la federciclismo francese subisce il suo governo. Ieri la dottoressa De Foligny, responsabile presso il ministero dello Sport della lotta contro il doping (voluta in Francia da una superiore legge di stato), ha precisato che effettivamente ci sono spiacevoli confusioni, ma che «per ora il salbutamol è semplicemente un prodotto vietato dalla nostra legge, chi lo assume, e in qualsiasi quantità, è colpevole di doping». Ha pure detto: ((Armonizziamo le leggi, ma partendo dall'alto, non dal basso: cioè da decisioni comuni di governi ed enti sportivi, non dal caso spicciolo di un atleta». E ha confermato la riunione del 6 settembre, in cui il suo ministero in pratica detterà alla federazione francese la sentenza contro Indurain, al quale dovrebbe essere vietato (per un anno, e quindi niente Tour 1995?) di gareggiare su strade di Francia. Poi ieri si è saputo che anche Rominger è incappato nello stesso infortunio di Indurain, al prologo dell'ultimo Tour; e anche per lui ci sarà un «processo». Il direttore sportivo della Banesto di Indurain, Echevarri, ha detto: «C'è chi vuole fare confusione, per fermare antisportivamente un campione». E Delgado, lo spagnolo che vinse il Tour 1988 pur essendo al centro di un caso di doping: «In Francia non sanno più cosa fare per fermare il ciclismo spagnolo». E Indurain? Ieri ha accompagnato suo padre in ospedale, a Pamplona: attacco di cuore. Poi ha annunciato che sarebbe partito per Bordeaux, dove tenterà venerdì l'attacco al record dell'ora di Obree: anche perché il divieto di correre in Francia scatterebbe al massimo da martedì 6 settembre. Ha pure detto di non conoscere nei dettagli la situazione di Bugno: «Ma penso che anche lui sia vittima della confusione. Io lo sono: non ho nessuna colpa, eppure posso essere condannato». Sta di fatto che sulla testa di Bugno pende la minaccia di due anni di squalifica, su quelle di Indurain e Rominger un anno (solo in Francia). In pochi giorni il ciclismo rischia dì essere decapitato proprio nel Paese che più lo celebra. Gian Paolo Ormezzano
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