Uno Jago per Tolstoj

Il matrimonio d'inferno ricostruito da Shirer, lo storico del Terzo Reich Il matrimonio d'inferno ricostruito da Shirer, lo storico del Terzo Reich Uno Jago per Tolstoj Fra Lev e Sonja ia continua f LONDRA A pietra al collo», amabile epiteto assegnato alla siil gnora Tolstoj dal marito, -==J aveva tali e tante ragioni di risentimento contro «la bestia», ovvero l'illustre Lev, che la loro vita coniugale rassomigliò per trent'anni ai campi di battaglia attorno a Sebastopoli sui quali l'autore di Guerra e pace aveva combattuto da giovane. A soffiare sul fuoco che la vittima e il carnefice, non più distinguibili nell'epilogo della tragedia, attizzavano quotidianamente con minacce di suicidio (lei) e minacce di fuga (lui), si mise il più subdolo discepolo dello scrittore, Vladimir Certkov, che mirava a farsi nominare unico esecutore letterario con la facoltà di disporre di tutti i diritti del Maestro. Il suo ruolo di Jago, recitato con cinica compunzione, emerge a tinte vive da Love and hatred. The stormy marriage ofLeo and Sonya Tolstoy (Amore e odio. Il matrimonio tempestoso di Lev e Sonja Tolstoj), che esce in questi giorni a Londra da Aurum Press. L'autore, il celebre storico del Terzo Reich William L. Shirer, abbozza l'illuminante ritratto di un Certkov impegnato a introdursi con destrezza a Jasnaya Poljana, la casa più famosa di Russia, e a conquistare il cuore dello scrittore con devozione fanatica e sopraffina astuzia di manipolatore. Il rapace ospite si autoinvestì gran sacerdote del tolstoianesimo e non fu contento finché non ebbe usurpato il posto, affettivo e (indirettamente) testamentario, che spettava a Sonja. Fin da quell'autunno del 1883 in cui gli presentarono Tolstoj, Certkov, rampollo di ricchissima famiglia, raccolse le confidenze più intime dello scrittore e prestò un orecchio comprensivo alle sue lagnanze per il «materialismo» di Sonja. Per lui, Lev grondava rosolio: «Vorrei vivere con te - gli scrisse nei primi mesi di familiarità -. Se saremo ancora vivi, abiterò con te». In preda ai furori radicali della conversione religiosa, il Maestro biasimava l'avversione della signo¬ ra alla sua intenzione di rinunciare ai profitti derivanti dai diritti d'autore. Acconsentì di malumore a concederle la proprietà dei diritti sulle opere scritte prima del 1881 (Tra cui quindi Guerra e pace e Anna Karenina), ma ruminò tutta la vita sull'intenzione di disfarsi anche di quelli. L'anno prima della morte, su istigazione di Certkov, finì per stilare un testamento segreto che toglieva ogni proprietà letteraria alla moglie in favore della figlia minore, Sasha, la quale era già d'accordo a «girarle» al dispotico discepolo. Mosso dalla pia intenzione di lasciare ogni sua opera alla madre Russia e all'umanità («Non è altro che un modo egoistico di far sapere al mondo quanto insoddisfatto sei della tua famiglia», ringhiava Sonja), Tolstoj non si rese conto di assegnare un enorme potere all'uomo che proclamava essergli «più vicino di chiunque altro», interamente a spese della propria moglie, figli e nipoti. La donna che gli aveva partorito tredici bambini, che era stata l'intelligente critico e la diligente copista di tutte le sue opere si sentì dolorosamente derubata. L'umiliazione la intestardì a difendere, anche a costo di impazzire, il patrimonio famigliare dalla minaccia della perdita dell'eredità. E diede di matto sul serio, la povera Sonja. Questo libro, ultimato da Shirer poco prima della morte, si schiera apertamente dalla sua parte: attingendo a man bassa ai suoi diari intimi e alle testimonianze dei tolstoiani più lucidi, mostra chiaramente la rovinosa discesa della compagna d'un genio tirannico e misogino nell'isteria e nella paranoia. Il colpo di grazia alla salute mentale della donna l'aveva vibrato La sonata a Kreutzer, con cui lo scrittore metteva in piazza la propria acrimonia verso mogbe e figli: «Ha distrutto le ultime vestigia d'a¬ more fra noi», lamentò lei. Da allora le scenate di Sonja e le rabbiose invettive di Lev si fecero sempre più frequenti e insopportabili. Marito e mogbe facevano l'amore di notte e si sbranavano di giorno. Qualunque inezia, dalla presenza di una guardia privata in giardino alle brevi vacanze a Mosca, era buona per urlarsi improperi. Certkov provvide ad accelerare il lungo scivolone della coppia verso la catastrofe. Rientrato nel 1908 dal suo decennale esibo in Inghilterra, avvelenò gb ultimi due anni della vita del Maestro. Tanto per cominciare ficcò in testa allo scrittore che non era mica obbbgatorio vivere con una tale Santippe e lo incitò a fuggire di casa. Quindi premette con tutte le sue forze per fargb stilare quel famoso testamento che gb avrebbe dato il posto nel mondo a cui ambiva. Sonja, fumante, fece di tutto per fermarlo. Bruciò le sue fotografie e fece benedire, con acqua santa e incenso, le stanze dove «quel diavolo» conversava con suo marito. «Pagherò qualcuno per avvelenarlo!», era sobta strillare. Andò persino a trovare la sua aristocratica madre nella speranza di persuaderla a tenerlo lontano dal Maestro. La sua disperazione rasentava la patologia: durante ogni btigata, ormai, brandiva una fiala di oppio sotto il naso di Tolstoj e minacciava di berla. L'ultima goccia furono i diari degli ultimi dieci anni, ovvero gb annali di quel disastro coniugale, che lo scrittore aveva scervellata- mente affidato al discepolo. Sonja dovette ridursi sub'orlo dell'internamento in manicomio per convincere suo marito a ridargbeb. Sospettava, a ragione, che Certkov volesse usare quella bomba per distruggere proprio lei. E infatti, «quel mostro», ricevuto l'ordine di restituirti, ricopiò in fretta e furia i passi più feroci, che compromettevano Sonja agli occhi del mondo. Ci teneva, la signora, aba sua immagine presso contemporanei e posterità. Ma tutto sommato, per lei e per tutti, sarebbe stato meglio tener fede a quel biglietto con cui, nel lugbo di quel fatale 1910, spiegava a Lev le ragioni della sua fuga (i figb la intercettarono alla stazione e la ricondussero a casa): «Mia figba Sasha mi sputa addosso, mio marito mi respinge: abbandono casa mia finché questa sarà occupata da Certkov, e non ritornerò finché lui non se ne andrà. Stammi bene e su febee nel tuo amore cristiano per Certkov e tutta l'umanità, con la sola eccezione della tua infebee mogbe». Casa Tolstoj, casa di matti: lo scrittore ne fuggì nel novembre di queU'anno, e morì per restarne lontano. Quattro anni dopo, Sonja vinse la battagba legale con Certkov. Gliene restarono altri cinque per lamentare la perdita deUa battagba: la perdita del suo amore, quell'amore che, le rimproverava Lev, aveva chiesto con tanta violenza «da farlo rassomigbare ab'odio». Maria Chiara Bonazzi Liti, minacce, fughe, suicidi annunciati E fra di loro un subdolo allievo attizzava ilfuoco Nell'immagine grande, Lev Tolstoj è la moglie Sonja negli anni della vecchiaia, Qui accanto, la moglie in una immagine giovanile

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Mosca, Russia