Una zecca di dollari falsi l'altra Bomba di Kim

Una zecca di dollari falsi, l'altra Bomba di Kim Allarme da banche e 007 occidentali: Pyongyang li userà come arma nel braccio di ferro nucleare Una zecca di dollari falsi, l'altra Bomba di Kim La Corea del Nord sta per invadere il mondo di biglietti da 100 COME SABOTARE IL NEMICO CAPITALISTA I N God We Trust», è in Dio che crediamo, si legge sulla verde carta dei dollari. Ma c'è in giro per il mondo una quantità crescente di biglietti da cento che potrebbero recare, più legittimamente, un peana in coreano al «Grande Leader» Kim Jong II. In un impianto segreto, più segreto di quelli dove Pyongyang si fabbrica le bombe atomiche (che si sa benissimo dove sono, mentre il sito della zecca clandestina è un mistero), il regime di Kim sta stampando a ritmo forsennato tonnellate di banconote con la faccia di Benjamin Franklin. Alcune già circolano. Sono perfette, praticamente indistinguibili da quelle vere. Oltre alle migliori macchine per la carta e l'inchiostro, i nordcorcuni si sono procurati le più sofisticate apparecchiature per scoprire i falsi, e i nuovi centoni «Made in Korea» sono concepiti per passarne indenni il vaglio. Per smascherare l'imbroglio bi¬ sogna praticamente dissezionare il biglietto e sottoporlo ad analisi chimica. L'allarme è stato diffuso dalla Banca nazionale austriaca, che ha scoperto essere Vienna la principale piazza di smercio. Ma il pericolo d'invasione grava su tutta l'economia mondiale: sembra che Pyongyang non voglia usare la sua nuova zecca solo come fonte di introiti supplementari, ma anche come strumento di ricatto contro gli Stati Uniti, impegnati con la Nord Corea nel braccio di ferro nucleare: i dollari falsi come arma per sabotare l'economia del nemico mondo capitalista. Secondo la ricostruzione del quotidiano viennese «Kurier», che si rifa a fonti bancarie e dei servizi segreti austriaci, la storia cominciò una decina di anni fa quando alcuni emissari di Kim II Sung, padre dell'attuale Kim, si procurarono presso ima ditta austriaca delle stampanti ad alta tecnologia; a margine, viene anche rilevato che i nordcoreani non saldarono il conto. Nell'ottobre 1990 entra in scena un inviato di Pyongyang di nome Ho Yong Ho, giunto a Vienna ufficialmente per seguire dei corsi di economia. Secondo gli 007 austriaci questo Ho era un parente di Kim II Sung in missione speciale. Nel 1992 il signor Ho avrebbe acquistato presso la ditta Gieseke & Devrient di Monaco di Baviera un'apparecchiatura, conosciuta come Iss-300/Pn, capace di controllare nei minimi dettagli i biglietti di banca di ben 15 valute. Questa macchina ha stabilito lo standard di qualità delle nuove «patacche» coreane. I dollari falsi sono immessi sui mercati a partire da Vienna e da Macao. Pyongyang controlla infatti nelle rispetive piazze due banche (quella austriaca si chiama Gold Star Bank) che si prestano allo scopo. Quante banconote fasulle da cento dollari confezionate in Nord Corea siano in circolazione la Banca nazionale austriaca non lo sa o non lo dice. Ma secondo gli esperti della Banca e dei servizi segreti l'afflusso di dollari falsi potrebbe raggiungere l'apice nei prossimi due anni, perché nel 1996 gli Usa introdurranno banconote a prova di contraffazione. Ma si diffondono voci che fanno pensare che il regime di Kim potrebbe non arrivare al '96. Da Bonn il ministero degli Esteri fa sapere che qualche giorno fa nel giardino dell'ambasciata tedesca a Pyongyang sono stati gettati volantini che chiedevano la destituzione del Grande Leader: un'azione che nel granitico totalitarismo nordcoreano è possibile solo con la complicità dei servizi di sicurezza. Gli osservatori di cose coreane sottolineano che dalla morte del padre, l'8 luglio, Kim Jong II non ha ancora formalmente assunto la carica di Presidente né quella di segretario del pc. I russi, che sanno quel che dicono avendo intrattenuto per decenni relazioni privilegiate con Pyongyang, riferiscono di lotte in corso all'interno del regime: secondo il viceministro degli Esteri Evgeni Bazhakov, in Nord Corea ci sono elementi riformisti che vorrebbero estromettere Kim in quanto troppo conservatore, mentre sul fronte opposto i militari non lo amano perché lo riterrebbero troppo debole. Il 20 luglio, ultima sua apparizione in pubblico (in occasione dei funerali del padre), Kim Jong II sembrava in pessime condizioni di salute. Non si vive di sole bombe atomiche. Ci vogliono anche i dollari, sembra ammettere l'anticapitalista Corea del Nord. Può darsi che a scadenza di qualche mese i falsi centoni coreani, opportunamente riciclati, serviranno semplicemente a pagare l'esilio dorato di un ex Grande Leader. Luigi Grassia Sono perfetti Impossibile riconoscerli coi mezzi ordinari Il «Grande Leader» Kim Jong II

Persone citate: Benjamin Franklin, Evgeni Bazhakov, Kim Ii Sung, Kim Jong Ii, Luigi Grassia, Yong

Luoghi citati: Bonn, Corea Del Nord, Macao, Monaco Di Baviera, Stati Uniti, Usa, Vienna