Voli di golpe di Guido Tiberga

Voli di golpe Voli di golpe Una storia infinita ROMA. Al principio erano il generale De Lorenzo e il principe Valerio Borghese, poi vennero le accuse ad Edgardo Sogno, infine Michele Sindona, la P2 di Gelli e il giallo di Gladio. Golpe tentati, pensati o mai esistiti, che comunque sollevavano scenari inquietanti. Negli ultimi tempi, poi, c'è stata un'escalation al contrario: la telenovela rosa di Donatella Di Rosa e dei «suoi» ufficiali Monticone e Michittu, le voci su un progettato assalto a Saxa Rubra nel novembre scorso, con quattro giovanotti finiti in galera prima ancora di uscire dall'ombra. E adesso questi trecentomila bergamaschi bloccati dal «niet» di Bossi. Se la qualità delle voci sui colpi di Stato fosse quotata in Borsa, saremmo in caduta verticale. Il primo a finire sotto accusa fu il generale De Lorenzo, comandante dei Carabinieri ed ex capo del Sifar, il servizio segreto dei militari. Nell'estate del 1964 aveva eieborato un piano per «salvare l'Italia» dagli «inevitabili sbandamenti a sinistra» successivi all'entrata del psi nel governo. Era il cosiddetto «piano Solo»: 20 mila carabinieri dovevano occupare prefetture, giornali, partiti e studi della Rai. De Lorenzo, in seguito, divenne capo di Stato maggiore dell'Esercito, e rimase in carica fino al 15 aprile 1967, quando fu esonerato in seguito alle rivelazioni dell'espresso sul suo progetto. Nel 1970 si cominciò a parlare del «Fronte nazionale» di Junio Valerio Borghese. Nel dicembre di quell'anno, secondo le prime accuse, Borghese avrebbe cospirato «per provocare il rovesciamento delle istituzioni democratiche, favorendo in tal modo la dittatura di destra». In tribunale finirono, tra gli altri, Stefano Delle Chiaie, Sandro Saccucci e Amos Spiazzi, ex ufficiale dei servizi segreti. Il processo si svolse nel 1984, a 14 anni dai fatti: in primo grado 46 persone furono assolte dall'accusa di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, ma condannate per cospirazione politica. In appello vennero tutti assolti. Il 5 maggio '76 Luciano Violante fa arrestare a Torino Edgardo Sogno e Luigi Cavallo. Le accuse: volevano limitare l'azione del Presidente, costringerlo a sciogliere il Parlamento e formare un governo militare. Anche in questo caso l'ipotesi si rivelò inconsistente. Di golpe si tornò a parlare «seriamente» nel 1979, quando Michele Sindona avrebbe cercato appoggi in Sicilia presso il clan Spatola-Inzerillo-Gambinc. Il golpe sarebbe stato ideato da ambienti della massoneria internazionale con intenti di tipo separatista. Infine Gladio, la rete clandestina pronta a scendere in campo in caso di una svolta comunista nel Paese. Un migliaio di uomini con depositi d'armi e campi d'addestramento in Sardegna, impegnati - pare - in una sola azione: la partecipazione come comparse in un filinone degli Anni Cinquanta. In cambio, raccontò un testimone, furono tagliate alcune scene sulla disfatta di Caporetto. L'esercito, si disse, non può fare brutta figura. Nemmeno al cinema. Guido Tiberga

Luoghi citati: Caporetto, Italia, Roma, Sardegna, Sicilia, Torino