Carcere duro scontro nel governo di Francesco Grignetti

Dopo le polemiche di Fini e Bossi sul progetto Biondi, Berlusconi accetta l'idea di un vertice Dopo le polemiche di Fini e Bossi sul progetto Biondi, Berlusconi accetta l'idea di un vertice Carcere duro, scontro nei governo Ferrara zittisce il ministro Maroni ROMA. Il vertice di maggioranza sulla giustizia si farà presto. Tutti attorno a un tavolo, presidente del Consiglio, vicepresidente, ministri, capigruppo, e soprattutto i due mattatori che devono dire la parola finale: Bossi e Fini. Resta nel vago la data. Ma sono gli argomenti, soprattutto, che ancora non sono definiti. Il vertice, infatti, chiesto a gran voce dal ministro Biondi, doveva servire a comporre la questione delle carceri. Ma già si profila all'orizzonte un nuovo problema: il carcere duro per i mafiosi, in gergo «articolo 41 bis». Maroni, due giorni fa, ha annunciato la sua intenzione di chiedere il mantenimento del carcere duro ben oltre la scadenza prevista (giugno '95). E Alleanza nazionale, per bocca del sottosegretario Gasparri, già concorda. Ma il ministro Giuliano Ferrara prende tempo e lascia intravedere un ennesimo scontro all'interno del governo. «Le dichiarazioni del ministro Maroni - sostiene Ferrara - sulla necessità di rendere permanente il regolamento carcerario 41 bis e sull'istituzione dei tribunali distrettuali antimafia sono ov¬ viamente fatte a titolo personale. Sulla materia non esiste una posizione ufficiale del governo e la maggioranza è in attesa di una migliore definizione dei propri orientamenti sulla giustizia in occasione del vertice richiesto dal ministro Guardasigilli». Occhi puntati sul vertice, dunque. Sarà l'occasione perché le diverse anime della coalizione vengano fuori. E ce ne sono tante, apparentemente, di anime. C'è la presidente dell'Antimafia Tiziana Parenti che si preoccupa del numero strabocchevole di reati: «Finché noi non portiamo questa società a una fisiologia del reato, e non costantemente alla patologia dell'emergenza, il problema di svuotare le carceri non darà nessun effetto concreto. Non lo ha mai dato, né con le amnistie, né con i condoni». C'è Roberto Maroni che si spaventa per i problemi aggiuntivi che affronterebbero le forze di polizia: «Ho chiesto ai nuovi vertici della polizia di verificare, per vedere se le stesse perplessità che aveva Parisi sono condivise anche da loro». C'è il sottosegretario alla Giustizia Gianfranco Anedda (An) che la butta sul problema tecnico: «Il ministro vuole dare maggiori sconti di pena a chi mantiene la buona condotta, passando da novanta a centoventi giorni regalati ogni anno di carcere. Ci sembrano francamente troppi». Ma poi, al fondo, ci sono le perplessità dei big. Umberto Bossi, ancora in Sardegna, fa discorsi generali sulle paure di Berlusconi che «si preoccupa per niente quando pensa che la magistratura voglia prendere il posto dei politici». Bossi questa paura non l'ha proprio. E si schiera a fianco dei giudici contro il ministro Guardasigilli: «E' vero che ci sono problemi enormi, come quello delle carceri sovraffollate. Ma è strano che salti fuori l'urgenza di risolvere il problema proprio mentre la magistratura prende la strada giu¬ sta. La gente potrebbe credere che ci si preoccupi troppo di salvare chi vedeva e aveva taciuto. Gli imprenditori, i politici, il resto di quel sistema che è crollato. Tangentopoli è il segno del fallimento del Paese e forse è stato scoperto solo un responsabile su diecimila. Ma non è che partendo da una legge sulla carcerazione, che alla fine libererà quei quattro ancora in carcere con Tangentopoli, si risolvano tutti questi problemi». Lo stesso ragionamento, con un occhio all'opinione pubblica e l'altro alla politica, viene da Fini. «Biondi - dice - pone un problema reale. Le condizioni nelle carceri sono difficili. In certi casi, disumane. E' altrettanto vero, però, che il problema non si risolve facendo uscire un certo numero di detenuti. E' come quando uno ha la febbre e rompe il termometro per non doversela più misurare. I detenuti sono molti perché i reati sono molti. Il problema carcerario va affrontato nel suo complesso; la responsabilità degli eventuali detenuti che beneficeranno delle misure ricadrà sulle spalle del ministero dell'Interno». Francesco Grignetti Il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

Luoghi citati: Roma, Sardegna