«Spegnete la luce e ridateci le stelle»

Brescia, nascono parchi senza inquinamento luminoso per poter scrutare il cielo Brescia, nascono parchi senza inquinamento luminoso per poter scrutare il cielo LA notte diventerà un bene protetto. Contro l'inquinamento luminoso nasceranno cinque «parchi delle stelle»: saranno nella regione dell'Adamello, del monte Barro, dell'Argenterà, del Gigante e dell'Alto Brenta bresciano. Qui le amministrazioni locali si impegnano a limitare l'illuminazione pubblica, soprattutto a far sì che la luce non vada dispersa verso l'alto, cancellando la visione delle stelle. L'iniziativa è dell'Unione astrofili bresciani, che per il primo ottobre ha indetto la seconda Giornata nazionale contro l'inquinamento luminoso. Non posso non essere d'accordo. Questa iniziativa si concilia con la mia passione per l'astronomia. Una passione di vecchia da- ta. Poco prima dell'inizio della guerra mio padre mi aveva regalato un vecchio cannocchiale con un obiettivo di 40 millimetri con il quale riuscii ad osservare, aiutato da un vecchio libro del Flammarion, pianeti e nebulose. Lo strumento mi fu rubato alla fine della guerra ma mio padre lo sostituì prontamente con uno più grande che conservo ancora. All'epoca guardavo le stelle da un balcone di casa mia, a Torino, in Barriera di Milano. Le notti terse e lo splendido cielo di allora sono ormai ricordi del passato (oltre tutto c'era l'oscuramento provocato per i bombardamenti). In me come in tanti altri astronomi dilettanti rimane vivo l'interesse per il firmamento e le sue meraviglie. Sono ormai disponibili a prezzo accessibile telescopi mezzo secolo fa appena immaginabili ma in compenso è sparito il cielo stellato, l'unico strumento veramente insostituibile per chi si dedica all'astronomia. Le città sono ormai sotto una coltre di fumi e vapori che riflet¬ tono luci abbaglianti. Il famoso osservatorio di Monte Wilson è un pezzo da museo accecato dalle luci di Los Angeles che già minacciano il suo successore, quello di Monte Palomar, a oltre 200 chilometri di distanza. Ma anche l'Italia non ride: sono pochissime le zone in cui si può osservare un cielo ragionevolmente privo di luci parassite. Le «vaghe stelle dell'Orsa» care al Leopardi sono un cimelio letterario, una figura retorica. Chi vuole ammirare la Via Lattea nel suo vero splendore deve prendere l'aereo e andare nelle Canarie o in Namibia. Non possiamo ovviamente gettare le città nel buio più profondo per compiacere gli astrofili ma esistono ampie premesse per un compromesso ragionevole. Le lampade al sodio a bassa pressione consumano pochissimo e la loro luce è facilmente schermabile. I lampioni possono essere dotati di riflettori che ne aumentano il rendimento e impediscono che luci parassite escano verso l'alto. Si tratta di misure che, se prese «Spegnete la luce e ridateci le stelle» per tempo, non comportano spese addizionali ed anzi risparmiano elettricità. L'uso eccessivo ed aggressivo di luci nella pubblicità dovrebbe essere scoraggiato: più nessuno fa caso ormai alle immense, rutilanti e costose insegne al neon che sconciano i nostri centri storici. Di norma le discoteche cercano di farsi notare usando fasci di luce rotanti ad altissima intensità che riescono ad inquinare il cielo fino a decine di chilometri di distanza e che sono ormai perfettamente inutili: esistono infatti mezzi più efficienti per indurre i giovani a uccidersi il sabato sera. Il mio è un aperto invito a tutti gli amministratori pubblici affinché intervengano per tempo con una politica sensata e lungimirante di contenimento dell'inquinamento luminoso. Diciamo di no alle luci inutili, agli sprechi vanagloriosi, alla continua aggressione verso l'ambiente. Ridateci il cielo. Tullio Regge !

Persone citate: Flammarion, Monte Wilson, Tullio Regge

Luoghi citati: Alto, Brescia, Italia, Los Angeles, Milano, Torino