DEMOCRAZIA OPINIONI E VERITÀ di Irene Pivetti
Il leader di An: semplicistico «vuotare» le celle. Berlusconi convoca un vertice DEMOCRAZIA OPINIONI E VERITÀ LE enunciazioni teorico-politiche di Irene Pivetti non sono una novità nel mondo cattolico. Sono la riproposizione di una concezione tradizionale che ha alimentato a lungo fondamentali riserve nei confronti della democrazia. Sia detto con serenità e col solo intento di vederci chiaro: ci sentiamo in diritto di chiedere spiegazioni, non solo per l'importanza intrinseca della questione ma anche perché si tratta di convinzioni di una delle massime autorità dello Stato che deve fedeltà alla Costituzione democratica. Ridotta all'essenziale, la questione sta nel rapporto tra democrazia e verità. Chi, come la signora Pivetti, applica alla politica la categoria della verità, può accettare la democrazia? Il terreno della democrazia è quello delle res dubiae, cioè delle questioni che possono essere legittimamente decise in un modo o in un altro. Solo questa possibilità giustifica il confronto delle idee, la competizione politica, la difesa delle minoranze e le libere elezioni: in breve, tutte le istituzioni democratiche. Dove invece non vi siano res dubiae ma res certae, non si può decidere che in un unico modo e solo chi aderisce alla verità ha diritto di cittadinanza. L'errore è infatti un male da estirpare, correggere o, almeno, mettere in condizione di non nuocere. Lo spirito di tolleranza, confronto e comprensione è l'essenza della democrazia. Ma chi si erge a depositario della verità (Irene Pivetti: «La Chiesa, con la carità, regala al mondo la verità e la giustizia divina»; Rocco Buttiglione: la vita politica non è lotta tra destra e sinistra... ma tra verità e errore) si sente investito di una missione che esige lo spirito opposto. La democrazia, non basando- Gustavo Zagrebelsky CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: Gustavo Zagrebelsky, Irene Pivetti, Pivetti, Rocco Buttiglione
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