E colpiremo i servi

E colpiremo i servi L'ULTIMO TENTATIVO E colpiremo i servi IH OLTO stimato e caro Vladimir Lvovic! Mancano ormai meno di cinque settimane alla Conferenza di Genova. Dalla stampa si può dedurre che Lenin non vi parteciperà. Se sarà davvero così è difficile concludere. Alla mia proposta lei non ha risposto. Io non ho perduto tempo. Al momento attuale il nostro gruppo conta quattro persone. Io, una signora autorevole, un autista e un interprete d'italiano. Gli uomini sono tutti ufficiali dell'esercito. Non c'è problema per i passaporti. Esiste il collegamento con Roma (...). Abbiamo di fronte a noi un problema che abbiamo difficoltà a risolvere da soli: se Lenin non viene, vale la pena di sollevare la polvere per una canaglia relativamente di secondo piano come Krasin, Litvinov, Joffe ecc? E non sarà politicamente dannoso, uccidendoli, regalare a questi miserabili l'aureola di martiri, facendo scatenare la repressione in Russia e - non è escluso - la caccia agli emigranti russi all'estero? Seconda questione: a Montecarlo si esibirà Shaliapin (famoso cantante d'opera dell'epoca, ndr). Ci è venuta questa idea: non ci conviene colpire separatamente questo servo? In primo luogo per punirlo e per intimidire gli altri, in secondo luogo per sollevare clamore e perché il processo si trasformi in un momento politico in cui ripetere davanti al mondo ciò che esso comincia a dimenticare. (...) Tutto ciò si può fare senza spese e con azione individuale. Abbiamo sufficiente determinazione ed energia, ci mancano solo i denari. Procurarsi il denaro sarebbe possibile: ogni emigrante darebbe fino all'ultimo centesimo per il terrore, ma la raccolta di denaro è faccenda pericolosa (...). Lo stesso fatto della corrispondenza con lei costituisce un giocare con il fuoco e questa mia lettera sarà l'ultima. Se lei non reagirà in alcun modo noi riterremo che lei rifiuta la direzione ideale di questo progetto e agiremo autonomamente. Ma la cosa più verosimile è che non ne verrà fuori nulla. Le chiedo scusa per averla disturbata con questa faccenda. Può darsi che lei si consideri soltanto un giornalista, mentre noi vediamo in lei un ispiratore della lotta contro i bolscevichi. «Poeta si può non essere, ma essere cittadino è un dovere». Io ho speso non poche energie per convincere e ispirare un gruppo fidato e nessuno di noi intende ritirare la proposta che facemmo (...). Se vi sono altri, capaci di agire meglio di noi, siamo pronti a cedere il passo. Con la più profonda stima, Il suo Vladimir Bek (Berezov) Nizza, 3 febbraio 1922

Persone citate: Joffe, Lenin, Vladimir Bek, Vladimir Lvovic

Luoghi citati: Genova, Montecarlo, Nizza, Roma, Russia