Nessuno strombazza le targhe anonime da Volponi solo pochi eletti

«Anche New Sdentisi ospita fantasticherie contro la scienza e il razionalismo» AL GIORNALE Nessuno strombazza le targhe anonime; da Volponi solo pochi eletti Non tutti i viaggiatori amano il tricolore Il 20 agosto in un tg ho ascoltato l'intervista del ministro dei Trasporti Fiori sulla prossima sostituzione di tutte le targhe automobilistiche di tutte le Regioni. Sono d'accordo con la «targa personalizzata». In Belgio, dove ho vissuto nel 1969, quando ho acquistato una automobile nuova, la stessa Opel mi ha fabbricato, in mia presenza, la targa, chiedendomi: «Quante ne vuole?». Si usava infatti comprarne almeno due in caso di danneggiamento di quella applicata. Il numero di targa veniva chiesto all'Ispettorato della Motorizzazione belga. Lo Stato, perciò, si preoccupava di fornire soltanto il numero. Sono invece completamente in disaccordo con il ministro, quando dice che il «problema» verrà risolto con rapidità, che nelle nuove targhe ci sarà già stampato il tricolore e che «Sarà una cosa gradita, perché gli italiani amano il tricolore». Chi glielo ha detto? Quelli che «amano tanto il tricolore» sono padronissimi di applicarlo, sotto forma di adesivo, o di bandierina, nella loro auto! Perché imporlo a tutti? Perché, ha detto, «così all'Estero si vede subito che è un'auto italiana». E' così convinto che tutti gli automobilisti che si recano all'estero esultino nell'essere riconosciuti subito come italiani? Inoltre esistono tante bandiere con il tricolore bianco rosso e verde: Bulgaria, Messico, Persia, Ungheria. Lucio Lucioli, Senigallia «Additato ogni volta che esco di provincia» Ho letto l'articolo di Stefano Bartezzaghi sulle nuove targhe automobilistiche. Io mi auguro che restino in vigore, non solo per rispetto a una direttiva Cee. Sono stufo di essere citato o strombazzato ogni qual volta esco dalla mia provincia e credo che questo non accada soltanto a me. Quindi ben vengano le targhe anonime come provenienza. Se poi qualcuno vuole far sapere da dove arriva, si compri, a sue spese, un adesivo e lo applichi sull'auto. Domenico Calliera Frazione S. Damiano Carisio (Vercelli) La piccola patria saluta il suo scrittore Ha ben ragione Giorgio Calcagno a deprecare l'assenza di qualsiasi rappresentante del governo e delle Camere ai funerali di Paolo Volponi. Non che mancassero tra la folla colleghi deputati e senatori, ma erano vecchi amici o eletti della «piccola patria» montefeltresca (come il senatore a vita Carlo Bo, Cossutta, Londei, Ucchielli, Maria Lenti, chi scrive, ecc.). Un altro segno di questi tempi limacciosi e poco inclini alla cultura, specie se espressa da una voce scomoda, alta e forte, come quella di Paolo. Col quale tutti magari ci siamo scontrati e però quante volte incontrati, fra Urbino, Ivrea, Milano e Roma. Cordialmente Vittorio Emiliani, Roma Baby pensioni e regole da rispettare Sono sconvolta e costernata alle dichiarazioni dei ministri economici sulle baby pensioni. Sono una baby pensionata, ormai di una certa età e rischio di trovarmi senza pensione o con una pensione dimezzata che non mi permetta certo di vivere, e senza lavoro. Quando sono andata in pensione, ci sono andata in base a una legge dello Stato esistente da molto, forse 30-40 anni, che mi garantiva certe condizioni. Senza quella legge e quelle condizioni non sarei andata in pensione e ora avrei il mio posto di lavoro. Ho firmato un contratto con uno Stato di diritto, liberale, dove le regole vanno rispettate. Ora non mi si possono cambiare le carte in tavola e cambiare trattamento dopo 11 anni che sono in pensione. Non trovo che sia legale. Mi sembra un abuso di potere. E' come se mi licenziassero; altro che nuovi posti di lavoro!! Se cambiano le condizioni del contratto pensionistico, mi ridiano il mio posto di lavoro, altrimenti come vivo? Raccattando rifiuti nei cassonetti dell'immondizia? Siamo proprio noi il capro espiatorio che deve pagare per le incapacità, le fantozzate e il ladrocinio dei nostri governanti? E la grande evasione? Quella non si tocca! E' il solito buttar fumo negli occhi. Se vogliono cambiare le regole, le cambino con i nuovi pensionati, di modo che essi possano fare i propri calcoli e scegliere liberamente quello che gli conviene o meno. Rosa Bianchin, Vigonza (Pd) Spot del governo Adesso chi li paga? In televisione non si vedono più gli spot sull'attività di governo, anticipati dal presidente Berlusconi. Pur ritenendo questi spot oltre che di qualità scadente anche di dubbia legittimità, tuttavia non ho intenzione di imbarcarmi nell'ennesima analisi se sono o non sono conformi alle prescrizioni della legge Mammì: già tanto si è parlato di questo e chissà quanto ancora se ne parlerà. Mi preme invece sottolineare un aspetto diverso della vicenda, che è direttamente connesso con il fatto che, come dichiarato dal sottosegretario Letta, agli spot avrebbe lavorato Berlusconi in persona e che questi sarebbero stati approntati in tempi ridotti. Per certo sono a conoscenza che qualora amministratori locali, quali consiglieri, assessori e sindaci, si determinino a ricorrere a procedure che scavalcano i tempi ed i modi consueti dell'azione amministrativa come nel caso dell'assegnazione di appalti mediante trattativa privata con esecutività immediata - e se i competenti organi tutori dovessero in seguito riscontrare vizi che invalidano gli atti deliberativi, allora i suddetti amministratori sono personalmente obbligati a risarcire la pubblica amministrazione delle spese da essa affrontate in assenza di una preventiva regolare convalida degli atti. Penso che dal punto di vista amministrativo una simile procedura sia applicabile o debba poter essere applicabile anche in un caso come quello degli spot pubblicitari di Berlusconi. In altri termini se dovesse risultare che gli spot non sono conformi alla normativa vigente nel settore dell'informazione, le relative spese di allestimento dei filmati e della loro diffusione televisiva dovrebbero essere corrisposte a livello personale da quegli ammini¬ stratori - nazionali in questo caso - che sono responsabili di una irregolare interpretazione delle leggi. In considerazione delle note disponibilità finanziarie per Berlusconi e per i suoi più stretti collaboratori un simile atto non sarebbe un grande danno economico, ma per la nazione, attanagliata da una crisi socio-economica che mortifica i più deboli, sarebbe un importante segno di civiltà, che farebbe onore al presidente del Consiglio e darebbe un segnale di reale volontà di cambiamento. Andrea Volpe, Palermo L'ultimo giorno della principessa Ho apprezzato l'articolo di Giuseppe Mayda su Mafalda di Savoia. L'autore fissa nel giorno 29 agosto 1944 la data della morte della principessa; la famiglia Assia, invece, ha fatto incidere sulla pietra tombale a Kronsberg «28 agosto 1944». Nel libro di Barneschi Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald (ed. Rusconi) c'è la testimonianza del dott. Witezhav Horn, un internato che, nel lager, fungeva da capo chirurgo e che assistette all'amputazione del braccio della principessa; il medico parla di decesso che sarebbe avvenuto attorno alle ore 23,30 del 28 agosto. Il margine di tempo, mezzora, fra il 28 e il 29 agosto 1944, è troppo fragile per poter scommettere sull'ora del decesso indicata dal dott. Horn, né possiamo avere certezze maggiori sulla data del 29. Meglio, allora, credere alla data del 28 agosto, già fatta propria dai familiari di Mafalda di Savoia, Langravia d'Assia. Sergio Boschiero, Roma Segretario Nazionale Federazione Monarchica Italiana