«Confischiamo i motoscafi agli assassini del mare»

Majorca all'attacco: scambiano il mare per un'autostrada «Confischiamo i motoscafi agli assassini del mare» LO SFOGO DEL DEI FONDALI IN quel modo orribile ho perduto un amico, proprio in Sardegna. Sono passati tanti anni, era il 1967. Ma non posso dimenticare. Fu travolto e sbudellato da un'elica di motoscafo». Usa termini forti e toni accesi, Enzo Majorca, 63 anni, il sub famoso per i suoi record di immersione in apnea negli anni Sessanta e Settanta, quando parla delle morti in mare di subacquei travolti da diportisti incoscienti. «Quello della Costa Smeralda non è un caso isolato - precisa - purtroppo capita sovente, a prescindere dal fatto che in mare ci sia il palloncino e che sia un luogo riservato ai sub. A volte succede che questi spericolati prendano deliberatamente di mira il palloncino; lo puntano come se fosse un obiettivo da centrare». Dalla sua casa di Ortigia, l'isolotto di palazzi barocchi, cuore della vecchia Siracusa, l'ex campione e primatista d'apnea parla senza reticenze e senza freni. Ha tanta rabbia in corpo a sentire dell'ennesimo episodio. E non la nasconde minimamente. Come possono accadere fatti del genere? «A noi che andiamo per mare capita sempre. Il fatto è che a determinata gente, abituata a correre sulle autostrade a trecento all'ora, stare in mare fa lo stesso effetto. Ma il mare non è un'autostrada. Mi ren- do conto di dover dire una cosa impopolare, ma secondo me il mare dev'essere un concetto elitario, una dimensione per pochi. Dovrebbe esserci una grande selezione. E invece, basta avere sotto il sedere un motore da trecento cavalli e ci si sente nel diritto di fare qualsiasi cosa. Questo è il risultato». Già, il mare come una specie di giungla. Non si può fare proprio niente? «Come no? Ci sono leggi ben precise. Un motoscafo non può stare a meno di trecento metri dalla battigia e a non meno di cinquanta metri dal pallone del subacqueo. Mi chiedo però che cosa ci stanno a fare le autorità. Si devono impegnare. Mi rendo conto dell'esiguità dei mezzi; ma se è stata istituita la Guardia costiera, facciamola funzionare. Si potrebbero, ad esempio, mettere dei posti di avvistamento in spiaggia, con i binocoli». In questo modo sarebbe possibile rilevare le infrazioni, fare multe, ritirare qualche patente nautica. Sarebbe già un buon inizio, ma bastereb- be? «Per me ci vuole la confisca del mezzo. Se uno è pericoloso per sé, ma soprattutto per gli altri, è bene che in mare torni soltanto per prendere il sole e fare il bagno». Questo per quanto riguarda la repressione. E per l'educazione? «No, non è proprio il caso di parlare di educazione, se pri¬ ma non c'è la repressione. Anche se dovrebbero camminare di pari passo». Perché avviene tutto questo? «Il problema è che per molti è arrivato un benessere improvviso, talvolta direi non sudato. Questo è il risultato: il mare utilizzato come una pista, in spregio a qualsiasi norma». Alle ultime elezioni, lei è stato eletto senatore nel collegio di Siracusa, quasi a furor di popolo. Prevede di impegnarsi politicamente in una battaglia del genere? «Quello dell'educazione al mare è un dovere che riguarda tutti. Certo, io ho il dovere più di altri di fare qualcosa. Ho già quasi pronta un'interpellanza. Ma qui ci vuole altro». Per esempio? «Purtroppo, in Italia sarebbero necessari un vigile urbano, un carabiniere, un poliziotto e un addetto della capitaneria di porto per ogni cittadino, perché ognuno faccia il proprio dovere». Ricorda un episodio che l'ha personalmente coinvolta? «Uno? Cento potrei raccontarne. A Siracusa, per esempio: mi trovavo al largo di Capo Murro di Porco con mia figlia e mio genero per allenamenti. Un tizio con un motoscafo cominciò una pericolosa gimcana attorno al nostro palloncino. E quando abbiamo fatto le nostre rimostranze, quello non ha esitato a minacciarci. Ma è inutile. Sa che cosa dice un vecchio detto napoletano? E' inutile dare la carta da musica in mano a un cocchiere. E per mare oggi vanno troppi cocchieri». Fabio Albanese Majorca all'attacco: scambiano il mare per un'autostrada NAUTICA 1 ) IE BARCHE A MOTORE DEVONO NAVIGARE A NON MENO DI 300 METRI DALIA RIVA E "USCIRE" A REMI SE VI SONO BAGNANTI. IN PRESENZA DI CORRIDOI DI LANCIO DEVONO OBBLIGATORIAMENTE USCIRE NEI LIMITI DELIE BOE. 2) LE BARCHE A VELA NON SONO TENUTE A STARE LONTANE 300 METRI DA RIVA MA DEVONO ATTENERSI ALLE REGOLE GENERALI DEL CODICE DELLA NAVIGAZIONE SULLA SICUREZZA. 3) LE BARCHE TUTTE DEVONO NAVIGARE AD ALMENO 50 METRI DALLA BOA DI SEGNALAZIONE DEI SUB O DALLE BARCHE-APPOGGIO. 4) LE BARCHE A MOTORE O A VELA DEVONO ATTENERSI SCRUPOLOSAMENTE AL SOLAS (SAFETY OF LIFE AT SEA, IL REGOLAMENTO INTERNAZIONALE PER LA SALVAGUARDIA DELLA VITA UMANA IN MARE). 5) IN VISTA DI UN OSTACOLO LA BARCA DEVE MODERARE LA VELOCITA' E TRANSITARE A DISTANZA DI SICUREZZA SUB 1 ) LA PESCA SUBACQUEA SI PUÒ' ESEROTARE A NON MENO DI 500 METRI DALLE SPIAGGE FREQUENTATE DAI BAGNANTI 2)11 SUB DEVE ESSERE SEGNALATO DA UN PALLONE SU CUI SIA MONTATA UNA BANDIERINA QUADRATA ROSSA CON STRISCIA DIAGONALE BIANCA. 3) SE IL SUB E' ACCOMPAGNATO DALIA BARCA APPOGGIO Il PALLONCINO DEVE ESSERE ISSATO A BORDO. NORMA PRUDENZIALE MA NON OBBLIGATORIA, E' LA CASSETTINA DEL PRONTO SOCCORSO E UNA BOMBOLA DI OSSIGENO. 41 IL SUB PUÒ' ESERCITARE IA PESCA SUB A UNA DISTANZA NON SUPERIORE A 50 METRI DALLA VERTICALE DEL PALLONE DI SEGNALAZIONE. 5J IL SUB DEVE PESCARE A NON MENO DI 200 METRI DALLE NAVI ALLA FONDA, DAGLI IMPIANTI FISSI DA PESCA ; (TREMAGLI, PER ESEMPIO), E 150 METRI DALL'IMBOCCATURA DEI PORTI E DALLE ZONE DI TRANSITO DELIE NAVI (AVAMPORTO). IL DECALOGO PER SUB E SCAFI

Persone citate: Enzo Majorca, Fabio Albanese, Majorca, Murro, Porco, Vela, Vita Umana

Luoghi citati: Italia, Sardegna, Siracusa