Terrore nei campi profughi

Lapidata una donna sospetta spia. Avanza un nuovo flagello: la polmonite AFRICA CENTRALE Lapidata una donna sospetta spia. Avanza un nuovo flagello: la polmonite Terrore nei campi profughi Ruanda: spari e pietre contro i soccorritori RIGALI. Un milione di morti. La maggior parte cittadini di etnia tutsi. Una cifra raccapricciante, quella totalizzata dal Ruanda nei tre mesi di guerra civile, e resa nota ieri da fonti diplomatiche di Kigali. La maggioranza delle vittime è stata massacrata dai militari e miliziani dell'estrema destra hutu sconfitti dal Fronte patriottico ruandese. Nella dichiarazione rilasciata dal ministro della Giustizia del nuovo governo ruandese interetnico insediato a Kigali, AlphonseMarie Nkubito, si afferma che se anche il computo totale delle vittime non è stato ancora ultimato, i morti dal 6 aprile sarebbero oltre un milione. E 300 mila le persone che potrebbero essere accusate e portate in giudizio per crimini di guerra. Il Fronte patriottico ruandese, a maggioranza tutsi, secondo il documento fornito da Nkubito rappresentava prima della guerra il 20% della popolazione (di 8 milioni), mentre ora arriva a stento a un milione di anime. Soldati del Fronte hanno scoperto a Kagbayi, vicino a Gitarama (55 chilometri a Sud- Ovest di Kigali) una fossa comune nei pressi della chiesa del villaggio. La fossa era stata scavata vicino alla strada, poco lontano dall'entrata della chiesa nella quale migliaia di persone avevano cercato rifugio. Un'altra fossa era stata scoperta in precedenza, sempre vicino alla chiesa: vi erano stati gettati i corpi di duemila tutsi. Un nuovo killer ha intanto fatto la sua comparsa nei campi profughi di Goma, in Zaire, dove sono ancora raccolti 800 mila ruandesi. Mentre il colera è sotto controllo e la dissenteria continua a mietere vittime, adesso è l'ora della polmonite, il cui diffondersi è causato dalle piogge stagionali. «Circa trecento morti al giorno», dice il portavoce dell'alto commissariato per i rifugiati, Ray Wilkinson. Secondo i dati della stessa fonte, fino ad ora sono 46 mila i profughi morti in Zaire dalla metà di luglio e, nonostante le cattive condizioni di vita, sono pochi quelli che decidono di tornare in Ruanda. Si calcola che 140 mila siano rimpatriati, ma il numero medio dei rientri quotidiani è sceso dai cinquemila ai tremila attuali. Le violenze nei campi profughi sono all'ordine del giorno: la scorsa notte a Goma un gruppo di persone ha lanciato delle pietre contro l'abitazione di sei operatori umanitari dell'organizzazione Care, sparando anche un colpo di arma da fuoco. Sovente, poi, gli operatori devono mettersi in salvo dalla folla inferocita. Due giorni fa, miliziani hutu hanno assalito a colpi di ascia e di pietre una donna fino a farla morire. L'episodio, riferisce Wilkinson, è accaduto nel campo di Naginda: la donna era stata accusata di essere una spia tutsi, l'etnia di minoranza che è uscita vittoriosa dalla sanguinosa guerra civile in Ruanda. Altre due persone, accusate di essere spie tutsi, sono state picchiate, ma gli operatori dell'Acnur sono riusciti a salvarle. A Bukavu, la città dello Zaire a 100 chilometri a Sud di Goma dove sono raccolti altri 320.000 profughi hutu, gli operatori umanitari che stavano lavorando al sistema idrico dei campi sono stati costretti a fuggire dopo che si erano sparse voci su presunti avvelenamenti dell'acqua. La tensione sta comunque montando in tutti i campi profughi. L'Acnur, l'organizzazione che coordina l'attività dei circa 40 gruppi umanitari che operano nella zona, ha chiesto la protezione dei caschi blu dell'Onu, che però non sono autorizzati ad in- tervenire: occorrerebbe un pronunciamento in questo senso del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ma nessuna iniziativa è ancora stata presa a questo riguardo. La fragile pace che vige in Ruanda dopo l'insediamento del nuovo governo potrebbe essere gravemente minacciata se troveranno conferma le denunce che vengono sia da parte delle autorità di Kigali sia da fonti degli or¬ ganismi internazionali: i soldati dell'esercito sconfitto e i miliziani agli ordini dei «falchi» hutu si starebbero riorganizzando nei loro nascondigli del vicino Zaire per lanciare una nuova offensiva armata e tentare di riconquistare il potere. A Kigali, intanto, è arrivato un nuovo contingente di caschi blu dallo Zambia. Per raccogliere fondi a favore del Ruanda, si stanno attivando in Usa alcune star, cantanti, campioni dello sport ed un gruppo di agenzie pubblicitarie. L'iniziativa «Crisis Coalition» vede schierati gli attori Jodie Foster, Richard Gere e Nicolas Cage, i cantanti Richie Havens e Vanessa Williams, la «superstar» della Nba Hakeem Olajuwon. L'obiettivo è la produzione di alcuni spot pubblicitari per sollecitare le donazioni. [e. st.] In Usa spot per raccogliere fondi con Jodie Foster e Richard Gere A Bukavu orfani e civili ruandesi attendono di ricevere un po' di cibo dai caschi blu zairesi