«Croati spartiamoci l'inutile Bosnia»

Un inviato americano incontra il generale Mladic, possibile successore del leader ribelle Un inviato americano incontra il generale Mladic, possibile successore del leader ribelle «Croati, spartiamoci l'inutile Bosnia» Sparata di Karadzic mentre i serbi votano sulla pace ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Serbi e croati si risiederanno tra poco al tavolo delle trattative per spartirsi la Bosnia e cancellare lo Stato musulmano». Poche ore prima dell'inizio del referendum sul piano di pace del «Gruppo di contatto» (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Germania), il leader dei serbi della Bosnia Radovan Karadzic è apparso in televisione per dare al suo popolo indicazioni sul voto. «I musulmani saranno ben felici di vivere in due Stati, uno serbo e uno croato, così come, secondo gli europei, i serbi sarebbero felici di vivere in quattro o cinque Stati diversi», ha detto, aggiungendo che la revoca dell'embargo sulle armi al governo di Sarajevo sarebbe «una vera tragedia per i musulmani», perché non hanno ufficiali capaci di gestire un arsenale moderno. Nei territori bosniaci occupati dalle milizie serbe, dunque, ieri mattina è iniziato il referendum sul piano di pace proposto dal gruppo di contatto. Le urne rimarranno aperte fino a stasera, ma è ormai dato per scontato che la risposta dei serbo-bosniaci sarà negativa; e lo stesso Karadzic, dopo aver votato, si è affrettato a far sapere di aver detto «no» alle proposte della comunità internazionale. Non solo, ma in un'intervista al settimanale tedesco «Der Spiegel» ha spiegato dettagliatamente quali saranno le reazioni dei serbi della Bosnia se verrà tolto l'embargo sulle armi ai musulmani: «Prenderemo in ostaggio i soldati delle forze di pace, abbatteremo gli aerei della Nato, arresteremo i cittadini stranieri. Niente ci potrà fermare dall'utilizzare ogni mezzo necessario per favorire gli interessi del nostro popolo», ha detto il leader serbo-bosniaco, sottolineando che il suo Stato non rispetterà più nessuna Risoluzione dell'Onu. In concomitanza con il referendum a Pale, a Sarajevo è giunto ieri il generale americano Wesley Clark, responsabile della pianificazione allo Stato Maggiore interarmi, che avrebbe il compito di definire con le autorità bosniache le condizioni dell'eventuale revoca dell'embargo sulle armi. Ma Clark si è poi recato a Banja Luka, roccaforte dei serbi della Bosnia, dove ha incontrato il comandante in capo delle truppe serbo-bosniache, il generale Mladic, che secondo voci sempre più insistenti potrebbe essere il successore di Karadzic, ormai scaricato dal governo di Belgrado. Dopo le dichiarazioni del¬ l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu per l'ex Jugoslavia, Akashi, sulla necessità del ritiro delle forze di pace dell'Onu dalla Bosnia prima della revoca dell'embargo sulle armi musulmane, ieri è stata la volta del ministro della Difesa francese Léotard. «La Francia ritirerà immediatamente i suoi Caschi blu dalla Bosnia se gli americani toglieranno l'embargo sulle armi al governo di Sarajevo. Lo stesso faranno Gran Bretagna e Spagna. Noi siamo contrari alla revoca dell'embargo. Se gli americani dovessero veramente prendere una simile decisione, potrebbe nascerne un contrasto serio tra gli Stati Uniti e gli alleati europei», ha detto Léotard. Intanto nei territori della Krajina croata occupata dalle forze serbe continua il dramma del profughi musulmani della Bosnia occidentale. Dopo aver sfondato i posti di controllo dell'Unprofor a Turanj, alla periferia di Karlovac, 50 km a Sud di Zagabria, 20 mila musulmani sono entrati di forza nella cosiddetta «zona blu», sulla linea di demarcazione tra i ribelli serbi e l'esercito regolare croato. Vogliono entrare a tutti i costi in Croazia, ma le autorità di Zagabria rifiutano di farli passare. «Questa gente deve accogliere l'invito delle autorità di Sarajevo a rientrare a Velika Kladusa, nella sacca di Bihac, dove l'esercito di Sarajevo ha sconfitto le truppe del leader secessionista Fikret Abdic». «I dirigenti bosniaci hanno garantito per tutti la massima sicurezza», ha ripetuto ieri un rappresentante dell'Unprofor. Ingrid Badurina

Persone citate: Fikret Abdic, Ingrid Badurina, Karadzic, Mladic, Radovan Karadzic, Turanj, Wesley Clark