Occhetto dice «no» alla Festa di Massimo Gramellini

■^^Ìì^KKKÈ L'ex segretario rifiuta via fax l'invito di D'Alema: «Improduttiva una mia visita organizzata troppo in fretta» L'ex segretario rifiuta via fax l'invito di D'Alema: «Improduttiva una mia visita organizzata troppo in fretta» Occhetto dice «no» dia Festa «Dovete rispettare i miei ritmi psicologici» ■^^Ìì^KKKÈ LA KERMESSE DELLA QUERCIA MODENA DAL NOSTRO INVIATO Senza Occhetto. Il pensionato baby del pds ha ufficialmente stracciato l'invito alla festa nazionale dell'Unità, cominciata venerdì sera in uno spiazzo polveroso con vista sulla tangenziale di Modena. Il rifiuto di Occhetto arriva via fax dall'autoesilio di Maremma: trenta righe scritte a mano, con firma svolazzante in calce e una motivazione già destinata ad entrare nel mito: «Chiedo che si rispettino i miei ritmi psicologici». D'Alema allarga le braccia, fingendo un sottile dispiacere, ma il popolo rosso la prende male: «Che fai, Achille, le bizze?», è il commento più tenero raccolto all'ombra degli stand. Nella breve ma già accorata storia del suo epistolario col partito, Occhetto non scriveva più lettere dal 30 giugno, in piena guerra di successione. I due mesi di vacanze non sembrano aver cambiato il suo umore, sempre bruttino, e il primo ad ammetterlo è lui: «La decisione di dimettermi è stata una scelta dolorosa che ancora vivo come tale». Ferito ma combattivo, un vero rambo coi baffi. Traducendo dalle prudenze del sinistrese, il messaggio forte della lettera non è tanto il rifiuto, tutto sommato prevedibile, di benedire la Festa di D'Alema, ma una richiesta ben più impegnativa: il riconoscimento di un ruolo di guida politica e ideo¬ logica anche nel futuro. La paura del cinquantasettenne Occhetto, quasi un'ossessione, è che il pds lo abbia già consegnato alla Storia, magari per relegarlo nel freezer delle «personalità istituzionali»: una Nilde Jotti del Duemila scongelarle in caso di incarichi innocui o presidenze di parata. Occhetto invece resta ag¬ grappato, il tempo dirà se disperatamente o meno, alle mutevoli vicende dell'attualità: «Vi chiedo di rispettare i miei ritmi psicologici. Di darmi il tempo per riorganizzare il mio impegno politico». Nella lettera ricorda ai «compagni» che se ha passato l'estate a lavorare ad un libro sulla «svolta» non l'ha fatto per raccontare, ma per tornare a contare. Di nuovo. Perché il suo sarà un libro senza velleità storiografiche, ma rivolto ad «individuare le radici del nostro futuro». Ed eccola, la frase-chiave, abbastanza ambigua per suonare rassicurante o minacciosa alle orecchie delle varie anime del partito: «Dalle risposte che avrò a questo mio sforzo di chiarificazione dipende molto della mia stessa prospettiva politica». E cioè: nel mio libro indicherò una strada: se il pds non vorrà seguirla, io non accetterò mai di fare il «grande vecchio» della Quercia, un monumento senza poteri, buono soltanto per benedire feste e congressi. Tanto per far capire che fa sul serio, Occhetto comincia col non venire a benedire questa, di festa: la «prima» dalemiana. Ai «compagni modenesi» scrive: «Mi sembra difficile ed improduttivo organizzare in modo affrettato una mia presenza». Teme che Modena possa tramutarsi nel suo ingresso ufficiale, fra applausi e lacrimucce, dentro il mausoleo del partito. E allora meglio restare nell'esilio marem¬ mano di Montiano, da cui in mattinata aveva anticipato per telefono ai giornalisti le sue mosse: «Ho appena scritto una lettera agli organizzatori della Festa per dire che non vado». Nella stanza dei fax, a incassare il rifiuto occhettiano c'era un solo dirigente nazionale, il responsabile della Festa dell'Unità, Francesco Riccio. Gli altri sono ancora in vacanza come D'Alema, a cui Riccio ha letto per telefono il «no» del predecessore. Reazione del segretario? «Ha detto solo due parole: "Va bene". Nulla di più, il cellulare era mezzo scarico». Riccio ha parlato anche a nome suo: «Rispettiamo fino in fondo la volontà di Occhetto. Siamo sempre qui, ancora fiduciosi, nel caso cambiasse idea». Il popolo della Festa è meno diplomatico, anche perché, a differenza dei dalemiani, vuole ancora bene ad Occhetto per davvero. L'aggettivo più ricorrente sull'Achille in esilio è «egocentrico»: in un partito di destra sarebbe un complimento. Massimo Gramellini A sinistra, l'ex leader del pds Achille Occhetto Sopra: il segretario Massimo D'Alema

Luoghi citati: Modena, Montiano