«Sarajevo bomba sull'Europa»

Giovanni Paolo II ha concluso le vacanze in Valle d'Aosta: il mio viaggio si avvicina, ho molta fiducia Giovanni Paolo II ha concluso le vacanze in Valle d'Aosta: il mio viaggio si avvicina, ho molta fiducia «Sarajevo, bomba sull'Europa» Il Papa: quella guerra può travolgerci INTROP DAL NOSTRO INVIATO Santità, durante le sue vacanze ha avuto modo di soffermarsi sui dolori, sulle angosce che affliggono l'umanità, sulla pace mondiale minacciata in quel crocevia di sangue il cui tragico simbolo sta a Sarajevo? Il Papa attende un attimo prima di rispondere, quasi a voler soppesare bene le parole mentre la mano accarezza di sfuggita il bastone da passeggio. «Preoccupazione senza dubbio, ma d'altra parte c'è la fiducia. Ed io sono fiducioso, sono anzi molto fiducioso». Dunque il viaggio nella capitale bosniaca dell'8 settembre resta in piedi nonostante la cacofonia di voci discordi che continuano a giungere dall'ex Jugoslavia e Karol Wojtyla ne affronta il rischio a testa alta, pienamente consapevole sul significato ecumenico della missione di pace che il capo spirituale dei cattolici ha programmato nel cuore dei Balcani. L'intervista con Karol Wojtyla restituisce ai giornalisti un uomo visibilmente ritemprato dagli 11 giorni trascorsi in Val d'Aosta. Il volto leggermente abbronzato, che archivia l'immagine del vegliardo in talare bianco acciaccato dai malesseri, dal passo strascicante ed incerto. Ripropone un Papa persino disposto a scherzare sulla propria salute quando spiega durante la sosta a Saint - Pierre, alla presenza del cardinale Anastasio Ballestrero, l'ex arcivescovo di Torino: «E' vero, fatico ancora a camminare, ci vorrebbe un ospizio pure per me, però so che bisogna sempre guardare alla meta, come nella vita spirituale». Il Papa insomma rinfrancato, pronto ad accettare con un sorriso divertito il complimento di un gitante in mountain bike, Pierluigi Stella di Moncalieri, incrociato a sorpresa su un alpeggio. «Santità, lei è un ottimo alpinista...». Ed anche il luogo dove si svolge il nostro colloquio gli offre la scusa per alcune battute emblematiche. Saluta i 32 anziani ospiti della nuova casa di riposo del Comume montano di Introd chiamandoli «miei colleghi della gloriosa classe 1920» e racconta una piccola graziosa bugia ai bambinetti del coro che lo ascoltano rapiti: «Sapete perché il Papa porta il bastone? Perché è un vescovo». Santità, ha paura della guerra che si combatte a Sarajevo? «La guerra rappresenta sempre una sofferenza per coloro che la fanno e per quanti sono costretti a subirla e qui si deve ripensare alla storia dell'Europa». Allora cosa ci può insegnare il passato? «Molto, perché l'elemento balcanico è significativo per l'intero Vecchio Continente. Pensate a Sarajevo 1914 (l'anno dell'uccisione dell'arciduca Ferdinando d'Austria) e di nuovo a Sarajevo 1994. Cosa dice questo per l'Europa? E' una cosa sulla quale essa deve riflettere perché in questo punto dell'Europa si ripete il pericolo della guerra». Come dobbiamo comportarci affinché ciò non avvenga? «Bisogna adoperarsi per superare il pericolo in quei luoghi che investe tutta l'Europa». E questo cosa ispira al suo animo? Ancora una pausa, un sospiro prima di affidarsi ai taccuini: «Eh, a me dice soprattutto che attraverso le debolezze umane, attraverso i peccati umani, le deficienze e gli errori della storia c'è sempre la Provvidenza a guidarci». La Thema grigia lo porta via per l'ultima passeggiata, per l'ultimo saluto «a queste splendide montagne terrene che rappresentano l'ascensione della vita verso il Signore». Nel tardo pomeriggio il breve volo in elicottero fino a Caselle e poi l'aereo con destinazione Castel Gandolfo per chiudere la parentesi estiva di Giovanni Paolo II. Di gite da villeggiante avezzo alle ascensioni ne ha consumate in verità pochine, il più delle volte su percorsi brevi, di scarsa difficoltà, ma nel contempo ha macinato un'impressionante mole di lavoro nella quiete dello chalet di Les Combes. Piero de Garza rolli A sinistra un'immagine di Giovanni Paolo Il durante la visita all'ospizio, a destra il pontefice allunga la mano dal finestrino ad un bambino

Persone citate: Anastasio Ballestrero, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Karol Wojtyla, Pierluigi Stella