Su Castro rivoluzione alla Casa Bianca

Politici e giornali chiedono di abbandonare la linea dura, Christopher contro il Presidente Politici e giornali chiedono di abbandonare la linea dura, Christopher contro il Presidente Su Castro rivoluzione alla Casa Bianca La colomba Clinton vuole il dialogo santire le sanzioni contro il regime cubano (il blocco delle rimesse degli emigrati, la cessazione dei collegamenti con Cuba) sono state fortemente annacquate dalla Casa Bianca quando si è trattato di mettere nero su bianco. E, se il governo americano ha ufficialmente respinto la richiesta cubana di incontri ad alto livello per negoziare nuovi rapporti, Clinton stesso ha autorizzato contatti riservati con L'Avana per tentare di definire un approccio comune all'«emergenza immigrazione». Da due punti di vista opposti, uno progressista e l'altro conservatore, sia il «New York Times» sia il «Wall Street Journal» hanno ieri invocato un'inversione di strategia con due autorevoli editoriali. «Cu¬ WASHINGTON. La tempesta che imperversa sugli Stretti della Florida - venti a 25 nodi, pioggia e onde alte tre metri ha rallentato l'esodo dei profughi cubani, decimandoli. Sono stati 2 mila gli esuli raccolti l'altro ieri dalla Guardia Costiera americana, mentre sono sempre più numerosi gli avvistamenti di zattere vuote o con a bordo cadaveri di profughi morti disidratati. Si stima che solo la metà dei «balseros» riesca a sopravvivere alla traversata. Pubblichiamo in esclusiva un reportage sui profughi della giornalista del «Guardian» Maggie O' Kane, che ieri è stata espulsa dall'Avana. [e. st.] AL'AVANA LBERTICO Martin Martinez è stato portato a braccia dal padre fino sulla zattera. Mentre l'imbarcazione si perde nella notte, una piccola folla applaude. Albertico ha 30 anni, è paralizzato da quando ne aveva 19 e la Revolución ha fatto molto per lui. Il governo ha sborsato centinaia di migliaia di dollari per farlo operare cinque volte in quelle che erano la Jugoslavia e la Ddr. Ora il denaro dello Stato è finito e il padre ha deciso di caricarlo su una piccola zattera in modo che, anche lui, abbia una possibilità, come gli altri 30 mila profughi che hanno già tentato di attraversare gli stretti della Florida. O meglio, gli Stretti della Morte. I piloti cubani che sorvolano la zona raccontano di centinaia di piccole imbarcazioni intrappolate nelle correnti del Golfo. Sono cariche di persone che stanno un po' alla volta scivolando verso la morte. Molte affondano e i transfughi nuotano finché, esausti, scompaiono nelle profondità dei Caraibi. Una zattera è stata ricacciata indietro dai flutti, approdando l'altro ieri a Cqjimar Beach: a bordo c'era il cadavere di un uomo morto di stenti. Un altro respirava appena. Un gruppetto di cubani l'ha soccorso e poi è tornato subito a rinforzare le funi di un paio di zattere per poter partire di lì a poco. Una donna se ne sta immobile sulla spiaggia e aspetta notizie del figlio. E' fuggito per Miami quattro giorni prima. «Ha detto che avrebbe telefonato quando fosse arrivato. Ma non ho ancora saputo nulla, forse adesso sta tornando indietro». In migliaia di case la gente attende come lei, attende una chiamata da un figlio o da un parente. La gente sa bene che a centinaia, a migliaia, i profughi stanno morendo. La Guardia costiera americana ha già intercettato 9 mila profughi, relegandoli nella base Usa di Guantanamo oppure nei campi di Miami e Key West. Secondo alcuni dai ti, altri 9 mila esuli sono già ba: è tempo di parlare», sosteneva il quotidiano di New York. «Togliere l'embargo», suggeriva con decisione il giornale di Wall Street. L'idea di fondo è la stessa: Castro non costituisce più una minaccia per gli Stati Uniti dopo la fine della Guerra Fredda, e il miglior modo per spingere Cuba verso la democrazia è abituarla a assaporarne i frutti, cioè l'abbondanza al posto della miseria. La cancellazione dell'embargo dovrebbe essere negoziata in cambio di aperture democratiche da parte del regime cubano. Questa corrente di pensiero non si esprime soltanto sui giornali. Il senatore democratico Christopher Dodd sta conducendo una vera e propria campagna per dimostrare l'as¬ surdità di una politica che prevede rapporti con la Cina, la Corea del Nord, il Vietnam e la Siria, ma mantiene l'ostracismo verso l'inoffensiva Cuba. Il senatore Dodd è tutt'altro che solo. L'altro ieri due importanti esponenti dell'Amministrazione sono stati mandati davanti alla Commissione Esteri del Senato per spiegare la strategia del presidente verso Cuba e sono stati fatti a pezzi. Secondo i senatori i pur esperti Alex Watson e Morton Halperin non sono stati minimamente in grado di individuare uno sbocco possibile alla crisi. Come ha sintetizzato ieri il New York Times, «solo due fatti potrebbero fermare l'onda di rifugiati: una decisione spontanea dei medesimi o un'im¬ provvisa marcia indietro di Castro. Entrambe le prospettive appaiono improbabili e, comunque, su nessuna delle due gli Stati Uniti sembrano a questo punto in grado di influire». Il ripensamento della Casa Bianca parte da questa stessa considerazione. A parte il fatto che i lavori per allestire Guantanamo come campo profughi adeguato costano 100 milioni di dollari e il mantenimento, in teoria a vita, di 50 mila persone (ma potrebbero facilmente crescere) costa 20 milioni di dollari al mese, la linea dura sembra semplicemente condurre all'impotenza. Clinton ha respinto l'offerta cubana di un'apertura di negoziati «a tutto campo» perché questo potrebbe apparire un riconoscimento di Castro. Ma poi il Presidente ha aggiunto: «Abbiamo però offerto la ripresa di colloqui sull'intera questione dell'immigrazione». Poiché entrambe le parti sostengono che l'emergenza esuli ha una radice più profonda (per Cuba l'embargo americano, per gli Stati Uniti gli errori del regime cubano), sembra difficile che si possa parlare di immigrazione senza parlare d'altro. Clinton si rende conto che ha indossato la maschera del duro, ma adesso non ha l'iniziativa. Date le sue caratteristiche, una nuova svolta appare più che possibile. Il presidente Bill Clinton è favorevole a un dialogo con Castro per bloccare l'esodo dei cubani. Christopher è contrario Paolo Passarmi