Arriva la Pivetti nuovo amore di CI

II meeting di Rimini si chiude oggi con l'intervento della presidente della Camera: c'è grande attesa, un feeling sorprendente II meeting di Rimini si chiude oggi con l'intervento della presidente della Camera: c'è grande attesa, un feeling sorprendente Arriva la Pivetti, nuovo amore di CI «Ci piace perchè non ha paura di esprime la sua fede» RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO E' giunta, ha sorriso, e si è chiusa al Grand Hotel per scrivere il discorso di stamattina al Meeting. Un discorso cui tiene moltissimo. Il Meeting chiude oggi, ed è lei, Irene Pivetti, presidente della Camera, a sigillarlo politicamente. Il cardinale Martini l'ha aperto domenica con un invito al popolo di CI ad aprirsi, a confrontarsi. I ciellini hanno apprezzato Martini. Ma la Pivetti è capace di far risuonare corde profonde, di riaccendere slanci e voglia di radicamento nel rinnovato panorama politico della Seconda Repubblica. E' difatti tutta diversa l'attesa che il Meeting rivolge a Irene la Cattolica. Diversa da quella per i vari D'Onofrio e Mastella, per i ministri sfilati in questi giorni: l'interesse per ognuno di loro era pratico e diceva: «Tu sei lì, occupi un potere, vediamo quanto ci siamo utili a vicenda». E diversa, l'attesa per la Pivetti, da quella che si tributava ai fidanzati politici d'un tempo, Andreotti o Martelli che fossero: allora si diceva: «Tu ci difendi, tu ci fai contare». La Pivetti no: misteriosamente I POLITICI E LA FEDE OGNI anno, nel gran calore dell'estate, il Meeting di Rimini si presenta come una specie di Concordantia rerum discordantium; un arengo di politici e filosofi, di credenti e miscredenti, di poeti e suonatori, di intellettuali e magnati d'industria. I ciellini blandiscono cardinali e magari da un cardinale ricevono rimbrotti. In questa concordantia, quest'anno, in apertura, è apparso anche il cardinale Martini e, in chiusura, vi appare ora una sua diocesana, il presidente della Camera, Irene Pivetti, che, quando ancora non era autorità costituita, con il suo arcivescovo discordava. Tutti sanno che il presidente della Camera non esita ad esternare pubblicamente la propria fede cristiana, che ha affidato le sorti d'Italia alla protezione di Dio e ha fatto approntare a Montecitorio una cappella. Sono lontani i tempi in cui parlamentari liberali e un po' massoni, a ridosso del Concilio Vaticano I che aveva proclamato appare come guida, riferimento morale e politico in senso vasto. E' una cotta: CI ama Irene Pivetti. Lo spiega Robi Ronza, portavoce del Meeting, perché il popolo ciellino stravede per la trentunenne leader da Carate Brianza: «Tre convinzioni abbiamo in comune con lei: la fede non è una semplice morale, ma un orizzonte di vita; la fede non è un male oscuro, ma una forza da esprimere pubblicamente; il cristiano non si adatta alla modernità, ma vuole trasformarla». E' qui che lo scrittore cattolico Ultimi giorni per la kermesse di Comunione e Liberazione a Rimini, come sempre passerella di politici, intellettuali e artisti Vittorio Messori, di passaggio per presentare il suo libro Opus Dei (Mondadori), intercetta e provoca Ronza: «Però quando la Pivetti era soltanto leghista, la demonizzavate. Soltanto attorno a Bettino o a Giulio e Ciriaco si poteva esser cattolici». Ronza replica: «Non abbiamo mai demonizzato nessuno. Siamo un movimento ecclesiale: erano i vescovi a chiederci fedeltà alla de. Ora la de non c'è più e il ppi non ne ha avuto l'eredità dalla Cei». Messori: «Non sembrava vi costasse un gran sacrificio». Ronza: «Far quadrato attorno alla de ci costava invece parecchio». Messori: «Allora prendevate in giro i vostri militanti». Ronza chiude: «Non voglio fare un dibattito pubblico con te». Messori continua: «Nel trionfo della Pivetti vedo la caduta del dogmatismo abusivo, del dogma esteso indebitamente dalla fede e dalla morale alla politica. Il cristiano è sì una pecora, ma una pecora consapevole. Rifiuta il clericalismo di tipo islamico». Fa discutere, la Pivetti, ma non divide. Anzi. E oggi parlerà lei. Parlerà anche della Vandea, di quel popolo massacrato («E il popolo esiliato continuò il suo cammino» è il titolo del Meeting...), per aver voluto difendere la sua democrazia rurale, la sua autonomia contro la voracità dello Stato accentratore e livellatore, la sua fede contro i miti della Ragione. La Vandea va forte, al Meeting: c'è una mostra e il testo rivelatore di quel genocidio, scritto dal rivoluzionario Babeuf, è un best seller fra il pubblico. E la Vandea è stata appena visitata dal presidente della Camera, che ne porta persino la croce sul petto. Un grande amore, un simbolo, un possibile programma politico. [c. a.I Irene Pivetti, presidente della Camera, arriva al Meeting sto Re». Concetti pericolosi, secondo valutazioni laiche, capaci di evocare fondamentalismi religiosi, integralismi politici e commistioni tra Dio e Stato, sulla falsariga di quello che il re Sobieski scriveva al Papa, dopo la vittoria sui turchi: «Veni, vidi, Deus vicit». Non tenendo conto, però, che anche nei più grandi Stati democratici moderni, Dio viene scomodato per salvare la regina, come in Inghilterra, o perfino per proteggere il dollaro americano, sul quale è scritto: «In God we trust». Trasferendosi poi su un piano culturalmente un po' più alto, il presidente della Camera descrive anche le glorie di un cristianesimo generatore naturale di democrazia. Un cristianesimo apologetico, esaltatore di se stesso, che indebitamente, sempre secondo una valutazione laica, si approprierebbe di valori democratici. Eppure, non si dovrebbe dimenticare che su questo concetto di rapporto tra cristianesimo e democrazia, nono¬ stante i peccati della storia cristiana, hanno lavorato fortemente Maritain in Francia e Niehbur in America: una democrazia necessitata dal fatto di essere tutti figli uguali di Dio Padre, generata dalla consapevolezza della universale fratellanza in Cristo. Irene Pivetti si aggancia, in definitiva, a Maritain e a Niehbur. Sembra avanzare, dunque, pubblicamente, grazie ai due presidenti, un esemplare di cattolico di stampo antico, dimenticato o strapazzato dalla società secolarizzata, il quale ripropone, magari con candore devozionale, rigore di fede e di morale. Un cristiano severo, che trovandosi istituzionalmente dentro lo Stato, intende dare a Cesare quello che è di Cesare, ma senza regalargli nulla di quello che è di Dio, compresi anche alcuni Comandamenti: «Non uccidere!» (aborto), «Non rubare!» (Tangentopoli). Domenico Del Rio

Luoghi citati: America, Carate Brianza, Francia, Inghilterra, Italia, Rimini