Lino Banfi si fa frate sarà un buon Frappé

lino Banfi si fa frate, sarà un buon Frappé I progetti: esattore della mafia, poi un ruolo tragicomico, quindi nella parte d'un religioso lino Banfi si fa frate, sarà un buon Frappé «In seminario interpretavo Giuda traditore ma ridevano tutti» MILANO. La barba lunga «era da molto tempo che non me la facevo crescere, che impressione mi ha fatto vederla tutta bianca», dice Lino Banfi con un po' di malinconia, ma la voce si fa più squillante quando anticipa i prossimi impegni cinematografici e televisivi. «Lo so che ho sulla coscienza troppi filmetti, tutti girati di corsa. Spero di fare adesso meglio. Questa barba l'ho fatta crescere apposta per il film "Palermo Milano (solo andata)" regia di Claudio Fragasso dove faccio la parte di un contabile della mafia. Simona Izzo poi mi ha proposto un ruolo tragicomico ma per ora non posso anticipare molto. Forse però il progetto a cui tengo di più è quello di Frate Beppe, un frate buono detto Frappé. Dovrebbe essere il protagonista di una serie televisiva di cui farò un numero zero da proporre a Raiuno». L'ambiente religioso lei lo dovrebbe conoscere bene. «Infatti, io sono figlio di agricoltori molto poveri ed ero l'unico che voleva studiare. Quindi mi misero in un seminario. Fino ai 15 anni, poi prima della famosa "chierica" scappai. Tanto la chierica adesso ce l'ho ugualmente. Proprio in seminario cominciai a recitare ma, anche quando facevo Giuda, tutti ridevano; sicché a diciotto anni mi unii a una compagnia di varietà e salii al Nord». Come mai ha delle noie col suo spettacolo «Arcobaleno», un varietà che ha avuto successo ovunque? «Purtroppo è vero. Sono alle prese con le cambiali che odio e per imo spettacolo che ha incassato ovunque e che dovrei portare in tournée nelle città che non abbiamo ancora toccato: Genova, Bologna, Firenze, La Spezia e Ravenna. Ebbene, mi hanno dato 270 milioni di cambiali, ma i pagamenti non sono stati rispettati. Le cambiali sono scadute a giugno, poi a luglio, adesso sono previste in agosto. Insomma, di tutto il lavoro svolto ho visto ben poche lire». Come mai ha accettato questo genere di pagamento? «I produttori mi hanno fatto capire che era l'unico che potevano affrontare e io non mi sono preoccupato. Lo spettacolo faceva il pieno ovunque e io ero certo che gli im¬ pegni presi sarebbero stati rispettati. Quindi non capisco il modo di agire di Bruno Boschetti, rappresentante del Teatro dell'Arte. Forse hanno fatto il passo più lungo della gamba, la produzione di "Arcobaleno" era molto costosa, fra attori e tecnici eravamo una cinquantina. Io mi preoccupo perché lo spettacolo continua a essere nei cartelloni dei vari teatri come se nulla fosse accaduto e non trovo giusto annunciare quello di cui non siamo sicuri. I teatri devono sapere la verità, altrimenti se la prendono con me. Mi dispiace molto rinunciare alla ripresa di "Arcobaleno". E' una favola, la favola della mia vita, dove è mancata una sola grande occasione: lavorare con Fellini. Con quella sua vocina mi diceva spesso "Prima o poi lavorerai con me". Gli avevo mandato il mio libro e lui mi scrisse che lo aveva letto due volte. Confesso che lalettera l'ho incorniciata». Adele Gallotti Lino Banfi, prigioniero delle cambiali

Persone citate: Adele Gallotti, Bruno Boschetti, Claudio Fragasso, Fellini, Frate Beppe, Lino Banfi, Simona Izzo

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Genova, La Spezia, Milano, Palermo, Ravenna