Il martirio della principessa Mafalda di Savoia di Giuseppe Mayda

Il martirio della principessa Mafalda di Savoia Secondogenita di Vittorio Emanuele III, fu sospettata da Hitler di complotto anti-tedesco Il martirio della principessa Mafalda di Savoia Morì 50 anni fa a Buchenwald, senza poter rivedere i quattro figli v.:-:-:o:o:o:o:;-. . . : LA FIGLIA D'ITALIA Cinquantanni fa, il 29 agosto '44, moriva nel lager di Buchenwald Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III e moglie di Filippo di Assia. Dal 1951, la principessa è sepolta a Kronberg; alla cerimonia religiosa pubblica assisteranno anche i suoi quattro figli. RA il 29 agosto del '44. Nel campo di concentramento di Buchenwald, in Turingia, si spegneva in seguito alle ferite riportate in un bombardamento aereo una internata di 42 anni che nei registri del sinistro Lager nazista era indicata soltanto col nome fittizio di Frau von Weber. L'indomani le SS del campo seppellivano la salma nella fossa numero 262 del vicino cimitero di Weimar e sul tumulo apponevano una scritta di tre parole: «Eine unbekannte Frau», donna sconosciuta. In quella fossa, in realtà, giaceva il corpo E della principessa Mafalda di Savoia, nata a Roma il 19 settembre 1902 e secondogenita del re d'Italia Vittorio Emanuele III. Il martirio di Mafalda - andata sposa nel settembre del 1925 al principe tedesco Filippo d'Assia e madre di quattro figli era durato poco meno di un anno: a mezzogiorno del 22 settembre 1943 la principessa, attirata con un tranello a Villa Volkonsky, sede dell'ambasciata tedesca a Roma, era stata arrestata e nel giro di poche ore trasferita con un aereo speciale a Monaco di Baviera. Come racconta lo scrittore Renato Barneschi, Mafalda fece solo in tempo ad implorare uno dei presenti, il questore Nicola Marchitto, che era addetto alla sua persona: «Si salvi lei! Se le riuscirà di fuggire, pensi ai miei figli. Mi portano via subito!». Che cosa era accaduto? La paranoia spingeva il Fùhrer ad immaginare che Mafalda complottasse per conto del padre allo scopo di dare vita ad un'intesa politica anti-tedesca nell'Europa danubiana. Sul conto della principessa e sui suoi movimenti nelle settimane immediatamente precedenti l'armistizio italiano aveva indagato personalmente, su ordine di Himmler e di Kaltenbrunner, il capo della Gestapo di Roma, quel colonnello Kappler, che sarà poi autore della razzia degli ebrei del ghetto e della strage delle Ardeatine. L'armistizio dell'8 settembre colse Mafalda in Ungheria. Mentre tre dei suoi figli venivano ospitati in Vaticano, la principessa tentò invano di raggiungere i genitori e la corte che stavano fuggendo nel Sud Italia. Ma giunse in ritardo di poche ore; così il 21 settembre dopo aver abbracciato ancora una volta i figli in Vaticano senza immaginare che sarebbe stata anche l'ultima, rientrò nella sua residenza di Villa Polissena, in via San Filippo Martire, vicino a Villa Savoia, e li apprese come un campanello d'allarme la notizia che il marito Filippo era stato arrestato in Germania sotto un'accusa imprecisata: l'indomani fu invitata all'ambasciata tedesca e la stessa sera si trovava già rinchiusa nel campo di concentramento di Dachau da dove, tempo dopo, fu trasferita a quello di Buchenwald do¬ po essere stata a lungo interrogata dalla Gestapo a Berlino. Da quel giorno non le fu concesso di vedere nè il marito nè i figli. Il 24 agosto, durante un'incursione aerea alleata, tre bombe caddero su quel settore del campo di Buchenwald nel quale era rinchiusa Mafalda. La baracca in cui si trovava la principessa fu colpita; due internati morirono, lei fu ferita gravemente e il medico del Lager, un prigioniero cecoslovacco, dovette amputarle il braccio sinistro. L'operazione avvenne nel bordello del campo, il 26 agosto e riuscì, ma il cuore di Mafalda cedette e alle 5,30 del giorno 27 la principessa si spense. Una internata italiana di Buchenwald, Maria Rossi in Cavalletti, testimonierà di aver incontrato la principessa e che Mafalda le disse che «non sarebbe uscita viva da quel Lager perché i tedeschi avrebbero fatto scontare a lei ciò che suo padre, il re, aveva fatto ai tedeschi». Giuseppe Mayda Mafalda di Savoia