Dragster corse a stelle e strisce di Gianni Rogliatti

Pragsler, corse a sfelle e strisce Pragsler, corse a sfelle e strisce Roventi sfide di veicoli-mostro sul quarto di miglio Anche lo sport automobilistico presenta negli States aspetti unici. Dalla Formula Indy alle stock-cars, conta soprattutto quello che fa spettacolo e che richiama migliaia di spettatori in una sorta di grande, variopinta kermesse. In particolare, c'è un tipo di auto da corsa che è caratteristico degli Stati Uniti ma che risulta praticamente sconosciuto in Italia. Si tratta del dragster, in pratica una mostruosa vettura costruita al solo scopo di percorrere il più velocemente possibile, partendo da ferma, un quarto di miglio, pari a 402 metri. Le prove sono un semplice duello: due sono ogni volta i contendenti che si sfidano su un lungo rettifilo dove i primi 402 metri sono per accelerare e gli altri mille e più servono a frenare, anche con l'uso di paracadute. Il tutto dura una manciata di secondi, e si ripete ovviamente per decine di volte in una giornata di gare, che è ad eliminazione. Migliaia gli spettatori: sui gusti non si discute. Esistono moltissimi tipi di dragster, suddivisi in categorie secondo la cilindrata e la maggiore o minore elaborazione di motori e telai. Si parte da vetture quasi di serie e si arriva al «Top fuel» ossia a un veicolo costruito soltanto per quel preciso scopo. Ma com'è fatto un tipico Top fuel? Il passo è di 7 metri e la lunghezza totale di 9: le ruote anteriori sono piccolissime, perché durante la fase di accelerazione praticamente si staccano da terra, mentre quelle posteriori sono larghe e lisce, quelle che si chiamano «slick» e che sono state adottate anche in Formula 1 (se non piove). La parte più strabiliante è il motore: si tratta di un V8 di apparente derivazione dalla serie, in realtà costruito in modo del tutto speciale. Con una cilindrata di circa 8 litri e la sovralimentazione di 2,5 bar ottenuta mediante compressore volumetrico, si ricava una potenza di ben 5200 cavalli (sì, proprio cinquemiladuecento) a 7250 giri al minuto. Il segreto sta nel carburante usato, il nitrometano. Tale composto, praticamente un esplosivo liquido, è ben noto nel mondo delle corse tanto che per anni è stato permesso anche sulle auto di Indianapolis, sia pure miscelato al metanolo (che oggi si usa da solo). Anche in FI negli Anni 50 (allora il carburante era libero) qualcuno ha usato il nitrometano in piccole dosi. In queste condizioni i motori hanno vita breve, ma per fortuna anche le corse sono molto corte. Il record nel quarto di miglio è di 4,779 secondi. La media sulla distanza è superiore ai 300 km/h ma, dato che si parte da fermi, la velocità finale supera i 450 km/h. Non c'è il cambio, ma una particolare frizione che slitta un po' alla partenza. Poi, il pilota si affida alle gomme, che pattinando si surriscaldano ed aumentano a dismisura il «grip», ossia la presa sull'asfalto. Naturalmente manca anche il differenziale dato che si corre solo in rettilineo. La partenza viene data con un semaforo. I due concorrenti debbono fare attenzione a non anticipare il via e, poi, impegnarsi nel tenere in strada il veicolo. Superata la fotocellula del traguardo, bisogna azionare il paracadute e poi frenare col pedale. Gianni Rogliatti

Luoghi citati: Indianapolis, Italia, States, Stati Uniti