E Battisti cantò Hegel

E Battisti cantò Hegel Incontro con Pasquale Panella, il paroliere che da 5 anni ha soppiantato Mogol E Battisti cantò Hegel L'album in uscita dopo il 15 SORRENTO. «Mogol?», Pasquale Panella trasecola all'inevitabile domanda che gli è posta, sghignazza: «Mogol è un grande paroliere e io non sono nessuno. Sono tutti bravi, tutti». Silenzio. Parla (e se la ride) Pasquale Panella, l'uomo che ha sostituito l'immortale Mogol nel cuore di Lucio Battisti, il Fantasma più amato d'Italia, l'uomo che per lui ha scritto i testi degli ultimi cinque album, a partire da «Don Giovanni» dell'86 fino ad «Hegel», il nuovo lavoro della coppia che uscirà dopo il 15 settembre. Definire «paroliere» Mogol è per quest'ultimo un insulto insopportabile, ma forse Panella non lo sa; di sicuro saprà però che, se Mogol non è più nel cuore di Battisti, resta saldamente in quello del pubblico: le canzoni della coppin. Battisti/Mogol sono quelle che si continuano a comprare, suonare e cantare con la chitarra sulla spiaggia, sono quelle di cui, dopo vent'anni, ancora escono ristampe e cover di successo e karaoke applauditissimi. Sono quelle che ha inciso anche Mina in un suo album. E il simpatico, imbarazzato sghignazzo di Panella è un modo per sottolineare che lui non ci sta né ai paragoni né alle interviste vere, nonché una maniera per ribadire la sua presa di distanza dalla poetica mogoliana. Agli ultraventennali versi «Tu chiamale, se vuoi, emozioni», a «Che sensazione di leggera follia/sta colorando l'anima mia» Panella ha contrapposto: «La metro dei riflessi / Gli sguardi verso il vetro / Gli appositi sostegni verti- cali / Le mani che fatali li discendono / E quelli orizzontali in alto /1 polsi gli orologi viaggiano da soli» («C.S.A.R.», 1992); oppure: «Alzo con le mie leve tutti i binari / E senza alcun disagio di viaggiare in discesa / Scivolano da te tutti i vagoni / Detto così è semplice, e infatti lo è. Detto così» («La sposa occidentale», 1990). «L'importante - spiega al telefono Panella, dalla casa della madre, a Sorrento - è fermarsi su un'assonanza. C'è la presunzione di credere che si ab- bia una tematica, invece l'importante è la poetica». Qualcuno dice che questa sua scrittura è una presa in giro di quella di Mogol. Ma lui, Panella, pensa di essere cantato? «Lo decida lei. Il cantante è uno del pubblico che passa dall'altra parte». E Battisti, come sta? Com'è, lavorare con l'Amato Fantasma? «Che c'entro io con lui? - finge di stupirsi - e poi, ogni giorno è su tutte le radio e lei lo chiama fantasma? Tolstoi è un fantasma, I Anna Karenina è un fantasma. La canzone è come una statistica, un'astrazione che va bene per tutti. Il pubblico è come una statistica. Bisogna scrivere per truffare la scrittura». Panella esce da un silenzio che somiglia a quello di Battisti. Si dice che il Fantasma lo avesse vincolato a tacere, pena l'interruzione della collaborazione. E' vero? «La voce popolare è la voce votante. La libertà di parola me la sono presa. Non ho mai parlato perché non voglio vendere nulla, e i recensori non recensiscono che il proprio mal di denti. Ma fate benissimo a bastonarmi, così non vendo. Il Festival di Sanremo, quella è la canzone: cos'è la canzone, se non piccoli arrivismi? Le canzoni più belle sono le più stupide: perché una canzone non deve presumere d'essere stupida? Io ho truffato, ho cercato d'insinuare il dubbio. Cosa vuol dire piacere: essere un lacchè efficiente? Amerei, piuttosto, che mi dicessero che sono rimbecillito». Perché il nuovo disco di Battisti s'intitola «Hegel»? «Perché l'estetica di Hegel ci serviva da fermo per la porta. E da quella porta non passa nessuno, perché l'estetica ferma. In realtà, il disco parla di un mio perduto amore: interpretare un amore proibito per i terzi è facile, capiscono tutto perché non ci sono dentro. Di qua c'è la canzone, di là la melma, e io scrivo direttamente per la fogna». Che si materializzi ai media questo Panella che mastica aforismi, con il suo sarcasmo un poco amaro e un poco stralunato, è davvero un piccolo evento: finora, la combriccola Battisti aveva sempre rispettato il silenzio più rigoroso. Che i due vogliano finalmente vendere un po' di dischi? Il Battisti dell'ultimo periodo non è mai andato sopra le trecentomila copie, zoccolo duro dei fedelissimi. Panella intanto esulta: «Il mio lavoro di ostetrica è finito, adesso salvate la madre, salvate il disco. Riconsegniamo le canzoni nelle mani dei ginecologi, il pubblico». Marinella Venegoni IERI IL MIO CANTO LIBERO In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu, e l'immensità si apre intomo a noi al di là del limite degli occhi tuoi. Nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto e si innalza altissimo e va. E vola sulle accuse della gente a tutti i suoi retaggi indifferente, sorretto da un anelito d'amore... di vero amore. In un mondo che, prigioniero è, respiriamo liberi io e te e la verità si offre nuda a noi e limpida è l'immagine ormai; Nuove sensazioni, giovani emozioni si esprimono purissime in noi. La veste dei fantasmi del passato, cadendo 1 lascia il quadro immacolato e s'alza un vento tiepido d'amore, vero amore... EMOZIONI Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare e sdraiarsi felice sopra l'erba ed ascoltare un sottile dispiacere E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire dove il sole va a dormire. Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore e guidare come un pazzo nella notte a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire. E stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me ma nella mente tua non c'è... Capire tu non puoi tu chiamale se vuoi emozioni tu chiamale se vuoi emozioni. MI RITORNI IN MENTE Mi ritomi in mente ella come sei, forse ancor di più. Mi ritomi in mente dolce come mai, come non sei tu. Un angelo caduto in volo questo tu ora sei in tutti i sogni miei come ti vorrei, come ti vorrei, ma c'è qualcosa che non scordo Q5t OGGI LA SPOSA OCCIDENTALE (1990) Non dobbiamo avere pazienza ma accampare pretese intomo a noi come un assedio ed essere aggrediti dalle voglie più voluminose. [...] Ti piacciono i dolci ed io sul tuo terrazzo impianto un'impastatrice industriale che mescola e sciorina la crema per le scale se tu ti vesti io sul tuo balcone faccio calare in forma di indumenti tutti i paracadute ed un tendone bianco da sceicco e la sua scimitarra per fermaglio ed è più facile a dirsi che a dimostrarlo falso e infatti te lo dico perché non basta il pensiero. Vuoi prendere un treno di notte pieno di paralumi e di damasco per dormire sennò a che serve un treno. Alzo con le mie leve tutti i binari e senza alcun disagio di viaggiare in discesa scivolano da te tutti i vagoni. Detto così è semplice e infatti lo è detto cosi... Lasciando immaginare la Sposa Occidentale. La sposa occidentale che sembra quasi ridere invece lei respira quasi piangere ma gira, dall'altra parte il viso ma ritoma portando sue notizie inaspettate. Amando tutto ciò che adora chiama con nomi fittizi le cose. Cose semmai le rose son spasimi per ora. LA METRO ECCETERA (1992) La metro dei riflessi gli sguardi verso il vetro gli appositi sostegni verticali le mani che fatali li discendono e quelli orizzontali in alto i polsi gli orologi viaggiano da soli. La metro i seduti di fronte sono semplicemente gli avanzati dal viaggio precedente che andava dove vanno tutti i presenti eccetera. In un soffio di porta fa l'ingresso la bella incatenata a testa alta, invece i viaggiatori sono entrati col capo chino e l'umiltà dei frati. Bella incatenata dai suoi stessi ormeggi la cinghia della borsa e stringhe mosce e fasce di camoscio e stratagemmi e morbidi tormenti di organzino. Si fa la trigonometria nei finestrini corrispondenti agli occhi alessandrini di lei che guarda fisso un suo sussulto fuso nel vetro che le ricorda tanto un suo sussulto. La metro piomba nella galleria come un eccetera eccetera dove continua tremante per andar di lettura da un attivo mittente tutta giù a fendente e più di tutti i gironale del giornale che ha successo una scritta in caso di necessità rompere il vetro i trasgressori saranno eccetera. La metro si avvicina alla stazione prossima e rallenta. I posti a sedere ad occhio e croce diciamo trentasei le scale sono mobili ma le pareti no. E fermi i corridoi la folla passa e sale. La metro accelera eccetera eccetera e puntini di sospensione... immagini prima del ritiro assoluto. Nella foto piccola, il Battisti di ieri Nella foto grande Giulio Rapetti, autore dei testi delle canzoni con lo pseudonimo di Mogol. Qui accanto, Mina, che ha scelto i vecchi brani per il suo album «Mazzini canta Battisti» Ma nella memoria restano i vecchi testi Spiega l'autore: «I brani più belli sono i più stupidi»

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