Venezia: sulla Mostra infuria la polemica

Incontro con Pasquale Panella, il paroliere che da 5 anni ha soppiantato Mogol Ancora fiamme a pochi giorni dall'inizio Venezia: sulla Mostra infuria la polemica Raddoppia la Settimana della critica Contestate le nomine e anche Rondi ROMA. Acqua alta a Venezia per la Settimana della Critica. Quest'anno la rassegna organizzata dal sindacato dei critici cinematografici raddoppia: diciassette film contro i dieci o poco più delle passate stagioni, di cui nove opere prime o seconde in concorso e otto eventi speciali disseminati nella settimana, più un panorama di una decina di titoli presentati in passato offerti al pubblico vero di Venezia, grazie all'appoggio del Comune, nel cinema Accademia, dall' 1 al 3 settembre. Una settimanona della critica, dunque, in qualche modo in gara con il festival di Pontecorvo dal quale si tiene, anche quest'anno, prudentemente distante. La contestazione alla Biennale, cominciata l'anno scorso per il metodo con cui erano state effettuate le nomine, resta e si rinvigorisce. «Non si parla più di riforma e di uscita dal parastato», dice Franco La Polla che con Fabio Bo, Piera Detassis, Giuseppe Chigi, Emanuela Martini, ha curato l'attuale edizione, «Rondi che aveva giurato di dimettersi se la riforma non fosse passata, sta ancora là. Le attività permanenti previste come obbligatorie languono abbandonate. Tutto si concentra come al solito nei 10 giorni della Mostra. E allora perché le nostre posizioni dovrebbero cambiare?». Forti del consenso ottenuto l'anno scorso, i critici quindi vanno avanti in solitudine e sfidano la Mostra con scelte aristocratiche. La più vistosa è l'assenza nella selezione di qualsiasi film italiano. Una scelta non scelta, visto che «Anime fiammeggianti» di Davide Ferrario lo avrebbero voluto ma sfila invece nel Panorama italiano solo per scelta della casa produttrice e contro la volontà del suo autore. Un atto che finisce però per diventare segno di inconfutabile stile, dal momento che mai come quest'anno il cinema italiano è stato penalizzato dalla crisi, ha prodotto pochissimo e a costi stracciati, si è quasi annullato in attesa della nuova legge e di tempi migliori, e quindi, magari il Panorama, dentro la Mostra, poteva, per una volta, essere perfino cancellato. Invece, para¬ dosso tra i paradossi, non solo c'è ed è nutrito, ma la Mostra accoglie anche, non si sa quanto volentieri, una vetrinetta dei film scartati che però invece di essere aperta a tutti gli scarti, è frutto anche lei di una selezione, avendo lasciato fuori ulteriori «rifiuti», non è chiara se per decisione degli organizzatori o per imbarazzo dei prescelti. Così va Venezia. Dunque la rassegna. Brilla la stella di Jim Jarmusch, ospite a sorpresa della Settimana, un po' per divertimento personale un po' perché interprete insieme a Aki Kaurismàki di «Iron Horseman» di Gilles Charmant, storia Anni Sessanta di moto e di duri ambientata in una falsa California ricostruita in Finlandia, dove però a prevalere come spirito è più la Finlandia di oggi che la California di allora. Caratteristica comune di questi nove film in rassegna è infatti quella di essere fortemente nazionali, molto legati alle radici, profondamente segnati da una appartenenza etnica, ossessivamente tesi alla ricerca della propria cultura. Fenomeno non nuovo in questi anni e molto analizzato: più il mondo sembra restringersi ed omologarsi e più si sente il biso gno di definirsi individualmente stringendosi attorno al proprio campanile. E perciò «Akumula tor 1» pur parlando dei pericoli della tv è molto cecoslovacco, l'indiano «Illayum Mullum» è molto indiano, il tedesco «Fran kie, Johnny e gli altri» molto molto tedesco e via così. Sempre proseguendo nel ragionare intorno al «chi siamo» sono state organizzate anche le due micro rassegne di eventi speciali: la prima presenta una sorta di riflessione sul fascismo e i totalitarismi in genere in cui è stato inserito il recentissimo «Moving the mountain» di Michel Apted sulla rivolta giovanile cinese di piazza Tienanmen; la seconda un curioso viaggio intorno al fe nomeno dei Beatles negli Anni '60 tra cui l'altrettanto nuovissi mo «Backbeat» dell'inglese Ian Softley, destinato ad uscire anche da noi. Il grande film riproposto dopo il restauro è «Rancho Notorius» di Fritz Lang. [si. ro.] Un'immagine tratta dal film tedesco «Frankie, Johnny e gli altri» I critici hanno fatto scelte molto aristocratiche e sfidano la Mostra La più vistosa fra le sfide è l'assenza nella selezione di qualsiasi film italiano

Luoghi citati: California, Finlandia, Pontecorvo, Roma, Venezia