La guerra è uno sporco affare; le pensioni una brutta storia

La guerra è uno sporco affare; le pensioni una brutta storia LETTERE AL GIORNALE La guerra è uno sporco affare; le pensioni una brutta storia Quegli inglesi morti ad Ala Mi riferisco a quanto si vuol fare per commemorare l'aereo Raf con otto militari a bordo caduto nel '44 a Mondronc d'Ala di Stura (Jm Stampa del 13 agosto). Sotto il profilo umano mi sento rattristato per la perdita della vita giovanile di quegli otto militari inglesi precipitati per avaria ai loro motori. Dissento, pur nella mia condizione di ex combattente e partigiano, dall'iniziativa di onorarli con cippo o altre iniziative certamente onerose nella giurisdizione della municipalità. La guerra e con essa la lotta partigiana in particolare portava con sé un bagaglio di nefandezze, d'orrori e viltà per cui un incidente aereo rientrava in quei rischi d'una normale trasferta e fu una normale trasferta sia per il numero di uomini (troppi) e di lanci d'armi e viveri non ritrovati dopo l'impatto. Era l'agosto, forse i primi di settembre, 1944, un caccia ricognitore Raf si presentò gagliardo d'evoluzioni nella bassa Val Susa sotto una mia postazione sicura su monte; l'osservavo ad occhio nudo ed anche con il binocolo, dopo studiati volteggi prese l'avvio in dirittura sulla provinciale con azione di mitragliamento a quota bassa. Mi chiedevo: a cosa tira quello? A quale obiettivo? No! La sua azione per determinazione del tutto personale s'impegnava contro un carro di patate e verdura a traino di un mulo con alla cavezza un anziano montanaro, uno di quelli abbigliati in velluto costolato estate ed inverno. Ragione ebbe subito sul mulo il nostro eroe mentre il poveretto preso da giustificato panico ricercava la salvezza nella corsa fra i campi. Le virate multiple lo raggiunsero spegnendo la sua vita in modo malvagio su quei prati e campi. Quell'uomo ormai anziano non era un militare, non un partigiano: fu sepolto come un civile ignoto deceduto di peritonite o cirrosi. Lui si meriterebbe una lapide: «Qui un vile aviatore inglese con un'azione di tiro al bersaglio per diletto troncò la vita di... ed annientò la sua unica risorsa di umile trasportatore». Ma questo non si può attuare, allora lasciamo quei caduti al superverde dei loro cimiteri britannici. Vittorio Data, Torino Anche Stalin era un dittatore Quest'anno ricorre il 55° anniversario del patto Hitler-Stalin che, firmato il 23 agosto 1939, permise a Hitler, una settimana dopo, di invadere la Polonia, scatenando la seconda guerra mondiale, e a Stalin di occupare una parte della Polonia e le tre Repubbliche baltiche: Estonia, Lituania e Lettonia. Alla fine di giugno del '41 la megalomania criminale di Hitler lo spinse a far guerra al suo alleato Stalin, costringendo quest'ultimo a battersi a fianco delle democrazie occidentali, che già da due anni erano in guerra contro i nazifascisti. Ricordando questo, non è storicamente e moralmente giusto rievocare la Liberazione mettendo sullo stesso piano, come si fa sempre e lo si è ripetuto quest'anno, i comunisti che si battevano per instaurare una dittatura sanguinosa e repressiva, come quella di Stalin (milioni di morti e di deportati nei lager sovietici), e gli altri partigiani, che si battevano per la libertà e la democrazia; anche se coraggio e sacrifici erano pari fra gli uni e gli altri eserciti. La storia si può dimenticare, o far dimenticare, ma non cancellare. Niccolò di Suni, Torino Chiederemo l'elemosina Su La Stampa del 17 agosto leggo la lettera del sig. Luigi Pesce, pensionato. Mi unisco alla sua protesta e con me altre pensionate anziane e vedove. Siamo stufe di sentir parlare in continuazione di tagli alle pensioni, e viviamo nel terrore che questa legge venga varata. Noi pensionati di reversibilità, j che già si vive male con la poca ! pensione, dobbiamo anche pagaì re le medicine per sopravvivere, cosa faremo se ci tagliano la già misera pensione? Dobbiamo aiutare gli extracomunitari senza casa e senza vitto e noi italiani chi ci aiuta? Non basta tagliare gli stipendi ai signori onorevoli come scrive il sig. Pesce. Perché non si fanno | restituire i soldi che hanno rubai to, e sono tanti, dai signori ono¬ revoli della Sanità? Perché chi lavora per la Rai e la Fininvest guadagna miliardi l'anno, tipo Bongiorno, Baudo, Mengacci, Castagna ecc.. Su La Stampa del 18, Funari ha dichiarato che ha un contratto di nove miliardi l'anno. Miliardi al calcio, alla Formula 1 che pretendono milioni al giorno per correre in pista. Per tutte queste persone i miliardi li trovano, per i pensionati i soldi non ci sono. Cosa faremo? Andremo ad abitare con i negri nelle cantine delle case diroccate e a chiedere l'elemosina o magari a vendere la droga per vivere? Mentre i signori miliardari se la godono nelle ville con 27 camere e 11 bagni sparse nelle regioni più belle. Grazie se pubblicate la presente; aiutate anche voi, noi poveri pensionati, anziani e malandati. Maria Fabris, Torino Fai più figli e paghi lo Stato Dopo la pubblicazione dei dati Istat sul calo della natività leggo le proposte del ministro della Famiglia per «dare impulso a far nascere più bambini» e nello stesso tempo ho davanti a me un modulo della direzione provinciale del Tesoro di Torino, che comunica a mia moglie, dipendente del ministero delle Finanze, l'accertamento di un debito verso lo Stato di lire 3.119.800 decurtazione stipendio nel periodo ottobre '83-giugno '84. Cosa ha combinato mia moglie per avere, dopo 10 anni, questa ennesima decurtazione? Ha una gi-ossa colpa, nel 1983 impunemente ha deciso di mettere al mondo il nostro primo figlio, una splendida bimba che oggi ha 10 anni. Dopo tre anni, scellerati noi, abbiamo deciso di ricadere nell'errore ed è arrivato un monello che oggi ha 7 anni; preciso che io, dipendente dello stesso ministero delle Finanze, ho un'altra colpa, la figlia maggiore, oggi anni 23, avuta dal precedente matrimonio fa parte di questo attuale mio nucleo familiare. Dicevo ennesima decurtazione, sì dal 1985 riceviamo periodicamente questi avvisi, e per avere mia moglie dedicato i sei mesi di assenza facoltativa nel primo anno di vita ai due bimbi, siamo stati incentivati dallo «Stato sociale», ad oggi, con decurtazioni dallo stipendio di lire 9.500.000. Da rilevare che essendo mia moglie inquadrata nel personale fuori ruolo, dal 1983 al 1985, per la prima maternità ha avuto una riduzione di 1/5 dello stipendio persino nei 5 mesi di assenza obbligatoria, art. 4 legge 19-4-82 n. 165 che discrimina nel trattamento economico in maternità il personale in ruolo da quello fuori ruolo. Assegni famigliari? neanche parlarne. L'unico interesse dello Stato nei nostri confronti è stato quello di maggiorarci ogni anno le tariffe per asili nido, scuola materna, ticket e questo stillicidio di decurtazioni, improvvise e con effetto immediato che ogni volta hanno provocato disagi alla mia famiglia. Bene hanno agito quelli che hanno rinunciato ad avere figli, se non altro possono andare a godersi le ferie in questo mese di agosto, io mia moglie e i miei bimbi, probabilmente, dovremo rinunciare ad un già pianificato soggiorno in Puglia rinviando il tutto al prossimo anno, salvo eventuali altre «Partecipazioni di debito verso lo Stato». Il ministro della Famiglia rifletta su queste realtà. Rocco De Marinis, Ciriè (To) La cultura cattolica Su La Stampa del 24 agosto leggo una intervista del professor Franco Cardini a Pino Corrias dove, fra l'altro, dichiara che lui, «intellettuale di destra» e «cattolico praticante», si è dovuto «accontentare delle porcheriole che pubblicavano le piccole case editrici filo-missine, nostalgiche, oppure la cattolicissima Sei». Onestamente debbo dirgli che non so a quali pubblicazioni della Società Editrice Internazionale intenda riferirsi. Se poi vuole aprire un dibattito serio sulla produzione della Sei, editrice fiera di essere «cattolicissima» e da un secolo sul mercato del libro e della cultura, non mi pare che le sue battute siano molto cortesi ed appropriate. don Giuseppe Costa, dir. editoriale e uff. stampa Sei