Per la liberazione dai nazisti due giorni di follia di Enrico Benedetto

Spesi sei miliardi: marcia trionfale sulle orme di Ledere, ballo in piazza, corteo sugli Champs-Elysées Spesi sei miliardi: marcia trionfale sulle orme di Ledere, ballo in piazza, corteo sugli Champs-Elysées Parigi brucia di gioia, 50 anni dopo Per la liberazione dai nazisti due giorni di follia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Parigi brucia?» domandò il Fùhrer ai suoi generali, in quella tragica fine agosto '44.0 almeno così vuole tradizione, complice l'omonimo film. La risposta che nessuno osò dargli era «no»: anziché martirizzarla come Varsavia, la Wehrmacht optò per la resa. Tuttavia stasera - mezzo secolo dopo - Parigi brucerà davvero. Fuochi artificiali, beninteso, ma ben 10 mila chili. E proprio sulla Senna, i cui ponti, nelle intenzioni hitleriane, dovevano saltare per interrompere la rapidissima offensiva angloamericana. La fantasmagoria prevede li accenda una squadra di sci nautico. Solcheranno il fiume come autentici liberatori per illuminare a giorno la Ville Lumière. Che il 25 agosto 1944 ritrovava le luci sottrattele da oscuramento e coprifuoco per quattro, lunghi anni. In Normandia, il 6 giugno, la Francia festeggiò l'altrui sbarco. Ma nessun Clinton e alcuna regina Elisabetta accompagneranno oggi e domani Mitterrand, Balladur e il sindaco Chirac nelle molteplici cerimonie previste. Per i francesi, Parigi libera rimane «cosa nostra», un'epopea insurrezionale - il 19 i primi sollevamenti - che «cacciò l'invasore» riscattando in modo esemplare (ma forse un poco frettoloso) pagine oscure e collaborazionismi vari. Dunque, che la Festa sia. E lo sarà. Undicimila uomini - Police, Gendarmerie, pompieri - veglieranno sulla kermesse popolare, un 14 Luglio bis quantomeno nelle speranze degli organizzatori. Costo globale, sei miliardi. Nuove placche commemorative, musei alla resistenza, mostre per meglio conoscere i «Sette giorni che cambiarono la Francia». Ma i «clou» saranno due. Anzitutto, la «marcia trionfale», con 1300 comparse e veicoli autentici (tra cui la famosa «Traction Avant» Citroen che si arruolò nella Resistenza con nonchalance dopo un lungo servizio per la Gestapo). Ricalcando l'itinerario dalla banlieue Sud al boulevard StMichel che percorse la II Division Blindée gollista (la comandava il leggendario general Ledere, alias Philippe Marie de Hautecloque), porteranno nel Quartiere Latino gioia e nostalgie. Nuovo spettacolo sul piazzale che fronteggia il municipio. Qui si celebra l'insurrezione, la guerriglia anti-germanica, gli eroismi collettivi e individuali costati in una sola settimana 1500 vittime (quelle tedesche furono quasi il doppio, a riprova di come Parigi fosse ormai trappola mortale per i pochi e depressi Occupanti: circostanza su cui varrebbe la pena riflettere tra un souvenir glorioso e l'altro). Ritrasmissione video su maxi-schermo a Place de la Concorde. Dove orchestrine jazz Anni 30 e il più fresco be-bop spanderanno dai camion lo swing su cui la capitale francese danzava frenetica quarantanni orsono. Ai parigini si chiede di ballare in piazza - la medesima su cui ghigliottinarono Luigi XVI - per tre, quattro ore. Domani, poi, li attende l'apoteosi. Il 26 Charles de Gaulle solcava aprendo un immenso, festoso corteo, gli Champs-Elysées. Lo definirà, nelle memorie, «l'unico evento che valesse davvero la pena vivere». Otto¬ mila giovani l'imiteranno, con abile regia, un tripudio di bandiere tricolori e gli inevitabili «effetti speciali». Non poteva mancare, infine, la Messa Grande pro-liberazione a Notre Dame. La stessa cattedrale che aveva ospitato nel giugno '40 una funzione propiziatoria per sconfiggere la Germania alla quale parteciparono - pura disperazione - ministri massoni, atei e agnostici della laicissima III Repubblica. Inutile cercare nel protocollo una qualsivoglia testimonianza o commemorazione germanica. Esclusi su ukase anglo-americano dal grande happening sulle coste normanne, i tedeschi perdono anche la rivincita. «Dove potremmo mai metterli, nei bunker?» si mormora avesse scherzato Francois Mitterrand. E oggi più che a mani levate e sguardo perso nel nulla, come immaginarseli? Von Choltitz perse la battaglia, nonché un prezioso baule di averi personali (se ne lagnò per lettera non Ledere). L'uomo cui Hitler aveva affidato le sue ultime fortune oltralpe si arrese alla Gare Montparnasse lasciando che firmasse la capitolazione nelle mani di Rol-Tanguy, semplice colonnel¬ lo e capo «guerrigliero» dell'armée clandestina francese. Non fece neppure minare (altra diceria dura a morire) il Pont Alexandre e gli altri passaggi sulla Senna. Temeva la Storia lo ricordasse come l'Attila di Parigi. In una guerra che sapeva già persa. E per quell'Hitler apparsogli «folle» nel loro ultimo colloquio. Così il III Reich smobilitò in sordina dalla metropoli che il Cancelliere voleva trasformare in bordello e città-spettacolo per le sue truppe riversando a Berlino il ruolo di «nuova Parigi». Ernst Junger fece fagotto come gli altri ufficiali, nelle Kommandantur le segretarie versarono smalto da unghie sulle macchine per scrivere (un vero sabo- taggio femminile), chiuse la «Pariser Zeitung», scomparvero i cartelli «Frankfurt 646 km». Eppure ai nazisti di terra francese una minima riconoscenza o comprensione la si poteva accordare. Il 20 luglio appoggiarono in larga misura il conte Stauffenberg e i congiurati. Von Stùlpnagel, che comandava la piazza «Gross Paris», mise in cella il generale SS Oberg e i suoi fedeli. Ed era sua intenzione liberare i prigionieri politici. Ma il putsch fallì. Ancora un mese e fu l'«addio alle armi». Il corrisp5ndente di guerra Hemingway lo celebrò da par suo «liberando» mitra in pugno il bar Ritz. Con sbronza finale. Enrico Benedetto Una squadra di sci nautico solcherà la Senna accendendo fuochi artificiali (dieci tonnellate) Tre immagini della liberazione di Parigi Cittadini su un camion tedesco catturato, Hemingway giornalista di guerra e de -Gaulle iilll