Occhetto sparilo sotto la Quercia

Domani comincia il festival dell'Unità e del fondatore del pds neanche l'ombra Domani comincia il festival dell'Unità e del fondatore del pds neanche l'ombra Occhetto sparilo sotto la Quercia «L'abbiamo invitato ma non vuole venire» UN SIMBOLO «RIMOSSO» SROMA ANYA Tropical e ritorno di Ingrao; fuochi d'artificio e piccola e media impresa; Napolitano e musica peruviana; Nilde Jotti e danza afrocubana... Occhettiani doc in abbondanza (Petruccioli, Mussi, Fassino, quest'ultimo previsto in ben cinque dibattiti, record presenzialista del meeting), ma di Occhetto nessuna traccia. Non un pensiero, non un sospiro, nulla che richiami la «svolta» o lasci pensare a un possibile recupero del dirigente che bene o male è il fondatore del partito. Almeno a scorrere il programma del festival nazionale dell'Unità, che inizia domani a Modena, il pds sembra aver cancellato del tutto il suo primo ex segretario, che nell'esilio di Montiano sta ultimando l'atteso libro-intervista che dovrebbe sanzionare il rientro nella politica attiva. Ma intanto, se si osservano con cura gli appuntamenti in cartellone, si ha la più netta impressione che nel prolungato (22 giorni) supermarket pidiessino i libri e le nostalgie culturali di Veltroni (dibattito, ad esempio, sui tessuti, i sapori e i vestiti che non si trovano più) vanno d'amore e d'accordo con le presenze dei più forti esponenti della maggioranza dalemiana (dalle vecchie glorie Reichlin e Tortorella, previsto in tre dibattiti, ai più giovani Folena, Soriero, Minopoli e Livia Turco). Quel che manca - a meno di considerare l'intervento a Modena di Aureliana Alberici, moglie dell'ex segretario, ma dirigente ben prima del matrimonio - quel che vistosamente è sparito, cancellato, è Occhetto (e l'occhetti- smo come spensierata categoria politica e massmediologica). Pura e fulminea rimozione, si direbbe a prima vista, di una figura ormai perdente e ingombrante, una stella spenta e per la verità anche un po' bruciacchiata. In realtà, se il pds pare aver dimenticato con una certa prontezza e altrettanta serenità il suo ex segretario, è anche vero che Occhetto ha fatto lo stesso con il partito. Il responsabile Francesco Riccio, alla sua settima festa, racconta infatti di averlo invitato, «com'è ovvio», con una lettera personale e molto affettuosa, anche a nome dei compagni di Modena: «Gli ho dato, ovviamente, la più ampia disponibilità a intervenire in qualsiasi forma volesse e in qualsiasi momento. Anche ora, se vuol venire all'improvviso, la festa lo accoglierebbe a braccia aperte». Un altro invito, a voce, gli è stato quindi rivolto dallo stesso Massimo D'Alema. Ma la risposta di Occhetto, almeno per ora, è stata tutt'altro che incoraggiante rispetto a quel genere di allettamenti. «Ci devo pensare, devo decidere», ha fatto sapere a Riccio tramite la sua segretaria Stefania Fredda. Nel frattempo, i giorni passavano e di fronte a quelle esitazioni, meglio di fronte a quel rinvio per interposta persona che faceva tanto pensare a un no sostanziale, il programma del festival è stato stampato. «A questo punto - spiega Riccio - tocca a lui. Di forza non lo possiamo certo portare». E così, a meno di un colpo politico-pubblicitario in extremis (tipo presentazione del libro di memorie e vendette a Modena, magari in un momento cruciale della festa, con relativo disturbo del tran tran dei dirigenti), di reciproca rimozione comunque si tratta. E mentre, ennesimo strappo con la tradizione comunista italiana, si consolida ormai la figura dell'ex segretario, «l'uomo della svolta» sembra raggiungere provvisoriamente Alessandro Natta nel limbo - se non altro - dei «dimenticabili». Destino laicamente innovativo, dunque, ma dal punto di vista personale piuttosto malinconico, anzi dolente. Ancora di più per i modi in cui quel destino s'è finora esplicitato. Battuto nel disegno estremo di guidare la propria successione, «addolorato e raggelato» dall'accoglienza tributatagli dal Consiglio nazionale, ma non ancora disilluso sul suo potere di attrazione nel pds, a metà luglio Occhetto ha concesso all'Unità una lunga, puntigliosa, sincera e patetica intervista che alla fine lasciava intravedere la possibilità di abbandonare non solo il partito, ma la politica attiva. «Dipenderà anche dalle reazioni che susciterà questo mio intervento - spiegava . Se stimolerà una riflessione nel pds... 0 se sarà percepito come un nuovo strappo da parte di quel rompicoglioni che già ci ha fatto tanto soffrire». Jella delle jelle, l'intervista usciva proprio il giorno delle dimissioni di Di Pietro, quando c'era altro a cui pensare. Solo D'Alema pronunciava parole calde e insieme di circostanza. Tutto il pds, partito giovane però di memoria corta e mutevolissimi entusiasmi, si preparava a dimenticare Occhetto. Filippo Ceccarelli Scrive in Maremma il suo libro «Ci devo pensare» Non è più tempo di Feste dell'Unità per l'ex segretario Achille Occhetto (a destra)

Luoghi citati: Modena, Montiano