Un parassita al S. Gottardo

MEDICINA MEDICINA Un parassita al S. Gottardo La storia segreta del «sangue annacquato» na», attribuita all'intossicazione da contatto o inalazione di sostanze nocive sconosciute presenti nell'aria delle miniere. Risulta emblematico che il quesito posto al perito era: «Anemia del minatore oppure Ancylostoma?». La polemica tra assertori e negatori dell'origine parassitaria della malattia del Gottardo si fece sempre più aspra, anche in seno a riunioni di alto livello scientifico e politico. Il dottor Lombardi di Ginevra (sede dell'impresa del tunnel), convinto della generalità delle affezioni anemiche, scri¬ veva negli Archives des Sciences physiques et naturelles: «La presenza de\YAncylostoma come causa della malattia degli operai del traforo è una pura ipotesi. 1 fatti sono così chiari da poter sfatare quella che io chiamo "la leggenda dell'/lncylostoma"'». Un elemento importante per capire le ragioni della controversia è il fatto che pur conoscendo abbastanza bene il ciclo biologico, l'embriologia e lo sviluppo del verme, vi era incertezza su come le larve potessero penetrare nell'organismo umano. Si pensava alla conta¬ minazione per via orale. Questa lacuna venne sfruttata a fondo dagli avversari dell'eziologia parassitaria. Così, all'affermazione di Bozzolo e Pagliani che «è l'impurità dell'acqua che gli operai sono soliti bere in galleria che ha contribuito a diffondere ì'Ancylostoma», Lombardi poteva ribattere che «questi signori ignorano che... l'acqua potabile viene dalla Val Tremola, è trasportata da tubi metallici e arriva in fondo alla galleria senza aver alcuna comunicazione con essa. Gli operai si guardano bene dal dissetarsi con quella che scorre ai loro piedi, molto spesso mista a fango». Purtroppo era appunto attraverso la cute di piedi e mani immersi nell'acqua contaminata che gli operai si infettavano. Contemporaneamente alle ricerche cliniche, Perroncito si dedicò anche allo studio del ciclo biologico dell'Ancylostoma, riproducendo in laboratorio due stadi larvali ottenuti dalle uova provenienti dai minatori ammalati. Egli studiò l'effetto di trattamenti fisici e chimici più disparati su queste larve (derivati di mercurio e benzina) fino a ottenere i primi risultati terapeutici, usando estratti eterici di felce-maschio somministrati ad alte dosi. La scomparsa delle uova nelle feci dei pazienti corrispondeva al miglioramento netto e progressivo dello stato generale di salute, fino alla guarigione completa nello spazio di qualche mese. Risolto l'aspetto diagnostico e terapeutico, si doveva spiegare come una malattia tipica dei climi caldi potesse apparire in modo tanto clamoroso nel cuore della catena alpina. Già all'epoca il dottor Parona di Torino si era occupato del problema, riuscendo a fornire una spiega-

Persone citate: Lombardi, Pagliani, Perroncito

Luoghi citati: Bozzolo, Ginevra, Torino