FRACASTORO L'uomo che misurava le stelle di Piero Bianucci
FRACASTORO FRACASTORO I/uomo che misurava le stelle SCOMPARSO un mese fa all'età di ottant'anni, Mario Girolamo Fracastoro sopravvivrà a lungo nella sua eredità scientifica e per sempre almeno fin là dove questa parola ha senso in un mondo che è fatto di fragili uomini - nell'asteroide che porta il suo nome e che Walter Ferreri, scopritore di quel pianetino, volle dedicargli. Ma Fracastoro sopravvivrà anche nel ricordo di molti lettori di «Tuttoscienze» e nella stima di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Fiorentino, di spirito liberale e non conformista, si era laureato a 21 anni con il massimo dei voti a Firenze, alla scuola del grande Giorgio Abetti. Seguendo le tracce del maestro, all'Osservatorio di Arcetri aveva incominciato a occuparsi di fisica solare, compiendo studi originali sull'estensione della cromosfera. Margherita Hack lo ricorda quando, trentenne, nell'estate del '44, le assegnò la tesi di laurea sulle stelle variabili cefeidi, e le osservazioni si svolgevano sotto i lampi degli spari, con gli Alleati a Sud di Firenze e i tedeschi arroccati sulla collina di Fiesole. Nel 1954 divenne direttore dell'Osservatorio di Catania, che trovò in pessime condizioni. In pochi anni riuscì a rilanciarlo costruendo due nuove sedi, una sul Colle di Santa Sofia nella città universitaria e una a Serra La Nave, sui fianchi dell'Etna, con un telescopio di 90 centimetri. Ma ancora più importante fu la sua capacità di creare un gruppo di ricercatori brillanti, che tuttora tengono alta la bandiera di quell'Osservatorio. L'impegno organizzativo non gli impediva di avviare lo studio di una intrigante stella variabile irregolare, la RS nella costellazione dei Cani da caccia. Nel 1966 Fracastoro approda a Torino. Anche qui capitò in un Osservatorio poco attrezzato, con un pugno di ricercatori dediti esclusivamente all'astrometria, cioè alla misura il più possibile precisa delle posizioni delle stelle: un lavoro importante ma ormai un po' fuori moda. Quanto agli strumenti, il migliore era un rifrattore Merz da 30 centimetri di tecnologia ottocentesca. Con un gruzzolo di finanziamenti che Gino Cecchini, il direttore precedente, aveva accumulato, Fracastoro realizzò un telescopio riflettore da un metro di apertura progettato apposta per misure astrometriche e diede una montatura a un obiettivo da 42 centimetri offerto dall'Osservatorio di Merate, dotando così Pino Torinese del maggior rifrattore italiano. Inoltre fece sopraelevare tutte le cupole e avviò i sondaggi per fondare una succursale sotto cieli più favorevoli di quelli della collina, ormai inquinati dalle luci della città. Un centro informatico sostituì i vecchi calcolatori «a mano». Anche in questo caso però gli strumenti contano poco se non ci sono gli uomini. E Fracastoro seppe aumentare da cinque a una trentina i ricercatori dell'Osservatorio, mantenendo la tradizione astrometrica ma anche inaugurando ricerche di astrofisica e favorendo la nascita di un gruppo di specialisti nello studio degli asteroidi e delle comete, gruppo che oggi è all'avanguardia nel mondo. La sua ultima avventura scientifica fu legata al satellite «Ipparco», che il 15 agosto dell'anno scorso ha concluso il suo lavoro misurando la posizione di centomila stelle con una precisione da 10 a 100 volte migliore di quella ottenibile con estenuanti osservazioni fatte dal suolo. Perché, nonostante l'estrazione astrofisica, Fracastoro aveva finito con l'appassionarsi all'astrometria, divenendo anche, dal 1982 al 1985, presidente della Commissione per lo studio delle stelle doppie dell'Unione Astronomica Internazionale. Nel 1986 dava il suo nome al pianetino 3625, scoperto da Ferreri all'Osservatorio australe europeo. Membro dell'Accademia dei Lincei e presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, Fracastoro di accademico non ebbe mai nulla se non la profonda conoscenza della sua materia. Per il resto, fu uomo semplice, cordiale, e soprattutto dotato di straordinario umorismo: un po' come Montanelli, non rinunciò mai a una battuta, senza risparmiare neppure se stesso. Piero Bianucci
Luoghi citati: Catania, Fiesole, Firenze, Merate, Pino Torinese, Santa Sofia, Torino
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