Le cicatrici di Giove
A UN MESE DAL BOMBARDAMENTO A UN MESE DAL BOMBARDAMENTO Le cicatrici di Giove Sconvolta l'atmosfera planetaria IL fuoco pirotecnico dei 23 frammenti della cometa Shoemaker-Levy entrati come siluri nell'atmosfera di Giove dal 17 al 23 luglio non ha esaurito i suoi effetti. Il pianeta ne reca ancora le tracce: enormi macchie oscure, visibili anche con telescopi da amatore, «stirate» dai venti che la rapida rotazione gioviana provoca a tutte le latitudini. Le dimensioni di queste macchie sono impressionanti, sicuramente superiori al diametro terrestre (che non raggiunge i 13 mila chilometri) e in qualche caso superano persino la celebre «Macchia Rossa», il vortice che dalla metà del Seicento è una delle caratteristiche più note di Giove. La Macchia Rossa, un'ellissi rosata o arancione, misura 40 mila chilometri lungo l'asse maggiore, ossia lungo i paralleli (attualmente è molto scolorita e poco visibile). Una delle macchie apparse dopo gli impatti ad alta latitudine Sud, fra i 43 e i 45 gradi, è stata stimata sui 50 mila chilometri, anche se doveva trattarsi di più macchie collegate assieme, a formare una sorta di collana. Occorre qui rilevare che in maggioranza gli astronomi erano convinti della scarsa osservabilità su Giove sia degli impatti in se stessi (avvenivano oltre il lembo dell'emisfero visibile dalla Terra) sia delle loro tracce. Donde la ricerca di sofi¬ sticati effetti «secondari», come lampi di luce riflessi dai satelliti Io ed Europa (effettivamente osservati, ad esempio a Serra la Nave - Etna sud - da Bianco e dal suo gruppo), alterazioni di righe da rilevare spettrograficamente, perturbazioni nelle emissioni radio dal grande pianeta. Viceversa, non solo sono stati osservati gli effetti di molti impatti vicino al lembo del pianeta, come «macchie calde» evidentissime nell'infrarosso (Calar Alto, Sutherland, ESO, telescopio «Hubble») ma si sono visti e si vedono molto chiaramente anche i vortici di materiali scuri creatisi nell'atmosfera di Giove, come macchie che presto la rotazione ha trascinato nell'emisfero visibile, circondate in qualche caso da ampi aloni. Una immagine molto dettagliata ripresa dallo Space Telescope è stata diffusa fin dal 18 luglio. Quello stesso lunedì sono cominciate le segnalazioni degli astrofili, perché le macchie erano di tale evidenza da. giungere a portata di telescopi amatoriali di 20 centimetri di obiettivo e anche meno, nel nostro Paese oggi diffusi a migliaia. Né poteva sussistere equivoco perché le macchie si situavano tutte in una ristretta fascia alle alte latitudini Sud di Giove, dove normalmente non sono osservabili particolari molto significativi: e questa fascia corrispondeva Il razzo italiano «Vega», in avanzata fase di realizzazione si compone di tre stadi e potrebbe avere un vasto mercato nel lancio di satelliti piccoli e medi Astronomi dell'Osservatorio australe europeo (Eso) al lavoro per analizzare le immagini di Giove dopo il bombardamento prodotto in luglio dai 23 frammenti della cometa Shoemaker-Levy alla zona degli impatti, tanto che alcune macchie hanno potuto essere associate al frammento «G» o ai due «Q», caduti in un breve intervallo di tempo. Alcune sono apparse recentemente in via di decolorazione, altre conservano il loro aspetto nerastro e sono state osservate da chi scrive ancora il 13 agosto. C'è e ci sarà molto da studiare e da apprendere sulla natura di queste formazioni, rilevate, oltre che per via fotografica come è stato fatto a livello profes¬ sionale a Merate dal gruppo Guaita-Crippa, anche puntandovi la fenditura degli spettrografi, ad esempio di Loiano, la sede appenninica dell'Osservatorio di Bologna. Ma è evidente che, nel distruggersi per attrito creando una vera «torcia» a temperature di 30 mila gradi nell'atmosfera di Giove, il materiale dei frammenti cometari (in qualche caso 3-4 chilometri di diametro) si è dissolto in una nuvola densa di polveri minutissime, mescolatesi ai gas d'idrogeno che avviluppano il pia¬
Persone citate: Bianco, Crippa, Hubble, Macchia Rossa, Serra, Shoemaker, Space, Sutherland, Vega
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