Pere mele uva alto il rischio di pesticidi

PRO&CONTRO PRO&CONTRO Pere mele uva alto il rischio di pesticidi SU La Stampa del 7 agosto campeggiava il titolo «Polemica sulla frutta inquinata. Il ministro: si fa del terrorismo», che ci riporta indietro di molti anni, quando i ministri dell'Agricoltura della prima repubblica ci additavano come terroristi quando si rendevano pubblici misfatti come l'uso illegale del Temik sul pomodoro o l'inquinamento da atrazina nei pozzi e nelle falde dell'Italia centro-settentrionale. Spiace dover constatare che anche Adriana Poh Bortone, neoministro dell'Agricoltura, non si discosta da quel copione. E' nostra intenzione riportare, invece, il dibattito su un binario costruttivo e scientifico che tenga conto degli aspetti produttivi ma anche sanitari e ambientali. Le nostre elaborazioni si basano sulle rilevazioni che 76 Pmp (Presidi multizonali di prevenzione) hanno effettuato a termini di legge nel 1993, seguendo le disposizioni e le metodologie standardizzate per tutta l'Unione europea. Siamo anche qui all'inizio, in quanto i controlli sono soddisfacenti per l'Italia centro-settentrionale, mentre da Roma in giù sono praticamente inesistenti. La media nazionale di residui di pesticidi, sugli ottomila campioni di ortofrutta esaminati, è del 40 per cento e il 4,4 per cento risulta irregolare. Guidano la classifica le pere (71 per cento di residui), le fragole (66%), le mele (61%), l'uva (60%). Le irregolarità più alte, invece, si riscontrano nell'insalata (11%) e nelle fragole (10%). Particolare allarmante è la presenza di più pesticidi nello stesso campione (l'attuale normativa non prevede limiti alla somma di più residui), che nel caso delle mele e delle pere si attesta intorno al 50 per cento dei campioni esaminati. E' da sottolineare che nel caso dei fungicidi, i pesticidi più ricorrenti sono proprio quelli che l'Epa statunitense classifica come sospetti o possibili cancerogeni. Le città più a rischio sono quelle dove le Usi sono più efficaci: così in testa alla classifica degli ortofrutticoli contaminati abbiamo Trento (79%), Modena (75%), Trieste (68%), Rimini e Udine (58%). Tuttavia va segnalato che la provenienza più a rischio è quella dell'Italia del Sud (Campania, Sicilia e Puglia), dalla Spagna e dal Terzo Mondo. Questa è la realtà di ciò che mangiamo ogni giorno. I dati in possesso della Poli Bortone, invece, sono quelli dell'osservatorio del suo ministero che riguardano un campione di aziende che per l'80 per cento praticano una razionalizzazione della chimica, attraverso la difesa guidata e integrata, che per ora interessano solo 150 mila ettari di terreno, su un totale nazionale di milioni di ettari. Il problema è quello di rimuovere le cause e impostare una corretta politica agroambientale, come già è stato tracciato nel Piano Decennale dell'Ambiente. Sono a disposizione per i prossimi quattro anni, in base a due regolamenti europei, circa tremila miliardi per un'agricoltura ecocompatibile. Inoltre svariate migliaia di miliardi dei fondi europei si possono impiegare seguendo tali linee. Infine l'attuazione della direttiva 91/414 impone all'Italia compiti gravosi nel settore dei pesticidi e Legambiente chiede da anni l'istituzione di un'Agenzia che faccia piazza pulita del centinaio di pesticidi, possibili e sospetti cancerogeni, ammessi nella nostra dieta alimentare. Certo l'armonizzazione comunitaria non porta sempre novità positive, com'è il caso dell'ordinanza del ministero della Sanità del 12 luglio scorso, che ha innalzato i limiti di tre pesticidi a rischio. Nel caso del luppolo, impiegato nella preparazione della birra, i limiti dei ditiocarbammati sono stati elevati di 125 volte! L'obiettivo per rilanciare la nostra agricoltura è la qualità: importanti imprese nel campo dell'alimentazione per l'infanzia, grosse catene di produzione e di distribuzione e i Comuni nelle refezioni scolastiche impongono elevati standard di qualità attraverso la minimizzazione dei livelli dei residui, il bando di quelli sospetti cancerogeni e l'introduzione di cibi biologici. Diamoci allora l'obiettivo realistico di dimezzare i consumi dell'agrichimica da qui al Duemila, come già accade in Olanda e Danimarca; di far decollare l'agricoltura biologica a partire dal sistema delle aree protette; e di istituire l'Agenzia sui pesticidi per dare certezze ai produttori e ai consumatori. Cesare Donnhauser Segreteria nazionale Legambiente

Persone citate: Adriana Poh Bortone, Cesare Donnhauser, Poli Bortone