Sono in cento Troppo pochi

RINOCERONTI ADDIO RINOCERONTI ADDIO Sono in cento Troppo pochi RINOCERONTE addio. Non sono serviti a nulla gli sforzi e le leggi per salvare il pachiderma corazzato. E' crollata anche la sua ultima fortezza: lo Zimbabwe. Negli Anni Ottanta, sulla riva meridionale del fiume Zambesi vivevano ancora tremila esemplari di rinoceronte nero (Diceros bicornis). Oggi sono ridotti a meno di cento: prossimi all'estinzione. Ai tempi delle esplorazioni ottocentesche di Livingstone, vagavano nelle savane africane mezzo milione di rinoceronti. Nel 1960 erano ancora centomila. Dieci anni dopo, il loro numero era crollato a 20 mila. Nel 1990 erano ridotti a circa 2500 rinoceronti neri, presenti soprattutto in Zimbabwe ma anche in Namibia e Botswana; e a poche centinaia di rinoceronti bianchi (Diceros simus), limitati quasi esclusivamente al parco sudafricano di Rruger. I due animali in realtà sono del medesimo colore. La differenza sta nella bocca: arcuata per il «nero» e rettilinea per il «bianco». Si distinguono anche per la stazza: il «bianco» può raggiungere tre tonnellate, mentre il «nero» solo occasionalmente supera i 1500 chili. Per proteggerli, il governo dello Zimbabwe ha dato l'ordine ai ranger di aprire il fuoco sui bracconieri e ha introdotto la pena di morte per punire il bracconaggio. Non è servito a nulla. I cacciatori hanno continuato ad attraversare in canoa lo Zambesi (segna la frontiera fra lo Zimbabwe e lo Zambia) per abbattere l'animale, rimuovere i corni e ritornare in Zambia, dove le autorità non si sono mai preoccupate della loro attività. L'operazione, quasi sempre notturna, è facilitata dalla vulnerabilità del rinoceronte: lento e abitudinario, ripercorre le stesse piste e sosta vicino al fiume. Per individuarlo i bracconieri seguono le tracce dei suoi escrementi, che il pachiderma schiaccia con le zampe posteriori. Una volta localizzato e ucciso, l'animale viene privato dei corni: segati in dieci minuti. La principale causa del bracconaggio è la continua domanda di polvere di corno sui mercati di Taiwan, Macao e Hong Kong dove, nonostante la moratoria del Cites (Convention on International Trade in Endangered Species), che vietava in tutte le forme il commercio di prodotti derivati dal rinoceronte, il traffico non è mai cessato. La polvere di corno ha raggiunto quotazioni esorbitanti, ma è sempre richiestissima perché milioni di cinesi credono sia una sorta di panacea capace di guarire ogni male: dalla febbre all'influenza. L'ultimo tentativo di salvare la specie viene dalle game farms, fattorie per l'allevamento e la protezione delle specie minacciate d'estinzione, che si sono diffuse negli ultimi anni in Namibia, Botswana e Zimbabwe. Sono proprietà private recintate, di decine e spesso centinaia di chilometri quadrati, in cui i pochi esemplari rimasti vengono rinchiusi per essere difesi. Queste fattorie coniugano l'ecologia con le tradizionali attività agricole e di allevamento. E sfruttano il richiamo turistico del rinoceronte per trovare i fondi necessari alla sua salvaguardia. Alcune fattorie si occupano anche dell'allevamento e dell'inserimento in natura di piccoli di varie specie (leopardi, ghepardi, facoceri, iene e diversi tipi di gazzelle e di antilopi) che hanno perso la madre prima d'imparare a cacciare o a sopravvivere nella savana. Marco Moretti esercitato da spezie naturali come cipolla, aglio, chiodi di garofano, senape, cannella. Recente è la scoperta che'nei succhi di carota e di radicchio rosso esiste un'attività antimicrobica. Poiché le norme attualmente in vigore non permettono l'impiego di additivi antimicrobici, si ipotizza di realizzare la stabilizzazione microbica mediante spezie o ancora miscelando diverse specie vegetali. Un'altra tematica riguarda la possibilità di prestabilire in base alla popolazione batterica e alla carica batterica la serbevolezza commerciale, espressa in giorni. Allo stesso modo si cerca di conoscere la presenza di marcatori biochimici (ad esempio, livelli di glucosio, di saccarosio, di acido acetico, ecc.) formatisi in seguito all'attività metabolica dei microrganismi per correlarli al deterioramento microbico, e risalire al microrganismo presente durante la fase di conservazione, microrganismo diverso da vegetale a vegetale. Probabilmente acquistando un semplice sacchetto di carote è difficile ipotizzare quanto stia alle spalle e come la ricerca in questo campo sia in continua evoluzione. Elena Accati Università di Torino

Persone citate: Elena Accati, Livingstone, Marco Moretti

Luoghi citati: Botswana, Hong Kong, Macao, Taiwan, Torino, Zambia, Zimbabwe