Mondiali, podio sfiorato
Mondiali, podio sfiorato Mondiali, podio sfiorato Pianegonda è quarto, Chiappa quinta CAPO D'ORLANDO. Si sperava in un'altra medaglia d'oro, non è arrivato neppure un bronzo: sul circuito mondiale di Capo d'Orlando lo ha sfiorato Pianegonda, quarto allo sprint fra i dilettanti; c'è andata vicina anche Imelda Chiappa, quinta nella gara femminile. Abbiamo seminato tanto e raccolto poco, anche per colpa della sfortuna. Peccato. Non è stato sufficiente ai sei dilettanti italiani dominare per vincere. La maglia iridata è andata a fasciare il busto del danese Pedersen, che si è imposto allo sprint sullo slovacco Dvorscik e sul francese Mengin, che hanno preceduto Pianegonda e l'altro francese Medan. Questi cin¬ que erano i superstiti di una fuga animata da 13 corridori, tra cui l'altro azzurro Mazzoleni, e iniziata a metà corsa. Mazzoleni non ha potuto seguire Pianegonda nell'allungo decisivo perché frenato dalla rottura di alcuni raggi alla ruota posteriore e si è classificato al nono posto con un ritardo di 25". Bellini è giunto 12° a 52", ma ha avuto modo di dimostrarsi il migliore del campo con un gagliardo allungo prodotto nell'estremo finale. E' stato un patto di lealtà a impedire a Bellini di sfruttare appieno la sua potenzialità atletica. Il patto vincolava tutti gli azzurri alla protezione di qualunque di loro si fosse trovato a pedalare davanti, con chances di successo. La fuga era bene assortita: 13 corridori in testa in rappresentanza di 11 nazioni, con Pianegonda e Mazzoleni. Bellini ha chiamato a raccolta Borghi, Casagrande e Pistore e con loro s'è messo a far da guardiano perché nessun altro evadesse dal gruppo. Avrebbero potuto risucchiarlo in prima linea soltanto i tedeschi, ma Ullrich e compagni si sono liquefatti dal caldo di Sicilia. E Bellini ha potuto muoversi soltanto quando non avrebbe più nuociuto a Pianegonda e Mazzoleni. Una ragazza, anch'essa come Pedersen venuta dal Nord, la norvegese Valvik, ha vinto la ga- ra femminile, nella quale l'azzurra Chiappa è finita quinta dopo una lunga fuga. La Valvik si è imposta in volata sulla belga Maegerman, sulla statunitense Golay e sul resto del gruppo, nel quale mancavano però le francesi Odin e Marsal e la nostra Michela Fanini, eliminate da una caduta patita a soli due chilkometri dal traguardo, quando l'azzurra, di sicuro la più veloce dell'intera compagnia, stava già pregustando la gioia d'una più che probabile vittoria. Imelda Chiappa, la prima delle italiane, era rimasta a lungo in fuga con l'elvetiva Zberg (sorella del professionista), con una russa e con le francesi Odin Marsal e Longo. L'azzurra ha anticipato troppo lo sprint e se n'è rammaricata pensando al dispiacere procurato al figlioletto Maurizio. «Ha soltanto 25 mesi - ha detto -, ma è intelligentissimo e perciò già mi aspetto i suoi rimproveri. Però ho paura degli sprint affollati, non riesco a cUstricarmici: è per questo che son partita lunga». La Fanini, la nostra freccia, ha considerato con filosofia l'occasione perduta. A consolarla è stata la visione del suo casco, frantumatosi in più parti. «Nell'osservarlo mi sono resa conto che avrei potuto morire, e allora il dispiacere si è attenuato, anche se, con la forma che mi ritrovo, ero sicura di vincere al centouno per cento. Eppoi ho solo vent'anni, un Mondiale faccio sempre in tempo a vincerlo». La Valvik ha dedicato la vittoria alla figlia Susanne, di 5 anni, e al marito Svein Valrik, atleta anche lui: ai recenti Europei di Helsinki aveva raggiunto la finale nel lancio del disco. Angelo Paoli
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