Mario Carotenuto

Moriconi e lo scandalo Mario Carotenuto «I tre anni che passai rinchiuso al Regio Riformatorio di Cairo» Di Spotorno ricordo le mangiate di zuppa di pesce. Io sono un gaudente e perciò un glicemico: sono una Stantìa delle malattie. L'aspetto incredibile di quell'estate fu che non scopersi subito che Spotorno stava a 30-40 chilometri da Cairo Montenotte. Fui ospite del Regio Riformatorio Giulio Cesare Abba di Cairo dal 1930 al 1933, dai 15 ai 18 anni. Non ho mai rubato nulla: sul mio certificato penale c'è solo la mancata restituzione di un frac di scena preso a nolo. Io dovevo lavora'. Scappavo di casa perché non andavo d'accordo con la compagna di mio padre che aveva, tra l'altro, rovinato il salotto di nonna. Mio padre mi denunciò: fui arrestato a Roma al Morgana, poi Brancaccio. Fra due agenti, in terza classe, viaggiai tutta la notte. All'arrivo, mi presi un calcionc perché raccattavo una cicca e finii in cella di rigore che però era il posto più ambito perché Mario Carotenu o da lì si riusciva a spiare la figlia di Rocca, l'ortolano del carcere, gran bellona, mentre zappettava. Per eccitarsi ci si doveva arrangiare, non c'era la tv. Tentai varie volte la fuga, alla fine presi la terza avviamento professionale. Il mio personaggio del film, il commendator Albertocchi, somigliava all'industriale dei frigoriferi Ignis, il comm. Borghi di Varese. Sono sta- to nominato Commendatore per costituzione fisica. Quando ero al Piccolo, mi accadeva di essere salutato «Buongiorno commendatur». Ho campato parecchio coi personaggi tipicamente milanesi. I milanesi ci sanno fare. Almeno prima, ora non lo so più. Sul set fui disciplinato. Con Lattuada, come con Flajano, Ungaretti, Strehler, mi intrufolavo, ascoltavo. Volevo sape', sono un artigiano autodidatta. Mario Carotenuto Mario Carotenuto

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