Letteratura blindata: la Lubjanka racconta di Sergio Trombetta
Letteratura blindata: la Lubjanka racconta Il Kgb conservava tutti i materiali sequestrati agli scrittori, ora un libro apre quegli archivi Letteratura blindata: la Lubjanka racconta Quei diari di Michail Bulgakov, bruciati e poi risorti DMOSCA OVE dobbiamo farla sedere?». «Sentirmi fare questa domanda mentre cammi Jnavo per i corridoi della Lubjanka e provare un brivido lungo la schiena fu tutt'uno». Perché in russo sedere e far sedere è sinonimo di stare e sbattere in galera. E' chiaro allora quanto suonasse sinistra una domanda del genere fatta da un ufficiale del Kgb a Vitali)' Shentalinskij. «In quel giorno di fine 1989 entrai in un piccolo ufficio al secondo piano della fortezza dei servizi segreti, tende bianche impedivano la vista dalla strade, sul tavolo un dossier giallastro. Sorridendo l'ufficiale si sentì in dovere di aggiungere: "Credo che lei sia il primo scrittore che è entrato qui dentro di sua spontanea volontà". Perché è proprio attraverso il portone della Lubjanka che negli anni del terrore staliniano sono passati centinaia di scrittori russi per incamminarsi lungo la via senza ritorno dei campi di concentramento o della fucilazione immediata. Sono 1500 gli scrittori uccisi sotto Stalin». In quel giorno dell'89, mentre si accingeva a aprire il dossier giallastro contenente materiale su Isaak Babel, Shentalinskij incominciava un lungo lavoro: ristabilire la verità sugli scrittori e gli intellettuali perseguitati e uccisi dal regime. «Un compito al quale mi aveva designato la Commissione per la Ricerca Letteraria degli Scrittori Perseguitati. Ottenere il permesso di entrare a rovistare negli archivi del Kgb non era stato facile anche in quegli anni di perestrojka, ma la nostra cocciutaggine sarebbe stata premiata». Il diario di Michail Bulgakov e una sua lettera a Stalin in cui chiedeva di poter espatriare o di lavorare; un romanzo inedito di Andrej Platonov; le false confessioni estorte sotto tortura a Boris Pilnjak; i tentativi di Babel per salvarsi la vita con false accuse subito ritrattate; la verità sugli ultimi an¬ ni di vita del teologo e filosofo Pavel Florenskij; l'istruttoria di Mandelshtam e la famosa poesia contro Stalin; un poema inedito di Nikolaj Kljuev; particolari sconosciuti sulla vita di Gorkij; lettere di Belyj e addirittura una lettera di Tolstoj. Una messe inattesa di documenti emergeva dagli archivi della polizia segreta: tutti i grandi erano stati perseguitati o spiati dal Kgb. E su ogni dossier il doppio e contraddittorio timbro «Altamente segreto» e «Conservare per sempre». «Conservare per sempre» si intitolava la rubrica che Shentalinskij teneva negli anni della perestrojka sul settimanale Ogoniok, in cui rendeva conto man mano di quanto trovava fra le scaffalature segrete e polverose del Kgb e di cui La Stampa ha parlato diffusamente su Tuttolibri del 16 maggio 1992. Tutto quel prezioso materiale esce ora in un volume pubblicato da Garzanti, I manoscritti non bruciano. Gli archivi letterari del Kgb. «Fra le cose più importanti - ri¬ corda Shentalinskij -, il diario degli Anni 20 di Bulgakov. Gli fu sequestrato dalla polizia segreta, che glielo rese soltanto anni dopo: quando lo riebbe lo fece a pezzi e lo bruciò nella stufa». Ma ecco che dagli scaffali della Lubjanka riemerge una copia dattiloscritta del diario che alla fine degli Anni 80 suscitò molto scalpore e fu pubblicato in Russia e in Occidente. Un altro caso ò quello di Andrej Platonov: «Stavo lavorando alla Lubjanka - ricorda ancora Shentalinskij - e all'improvviso un ufficiale mi chiese: Platonov le interessa? Mi sorpresi. Non poteva esserci nulla al Kgb di Platonov perché non era mai stato arrestato. Il figlio era stato internato, però. Mi mostrarono una pratica su cui era scritto: "Lavori inediti di Andrej Platonov, sequestrati durante la perquisizione nell'anno 1933". Apro la pratica e prima trovo manoscritti di cose pubblicate. E poi all'improvviso vedo: Romanzo Tecnico. Non lo avevo mai sentito. Ho fatto delle fotocopie e ho cercato di vederci meglio. Ho chiesto a tutti quelli che conoscevano Platonov. Ma nessuno ne sapeva nulla. E' risultato essere una parte molto ampia di un romanzo incompleto e mai pubblicato, dalla prosa forte, bella. Parla del nostro tempo e si chiude con la domanda: "Dov'è la nostra libertà? Lontano lontano, al di là di nuove montagne di morti"». Ma dagli archivi emerge anche materiale riguardante personaggi morti prima della Rivoluzione, per esempio una lettera di Tolstoj. «E' lettera datata Jasnaja Poljana, 14 dicembre 1909, e indirizzata a Nikolaj Alexandrovic Pociuev, un semplice maestro che gli aveva scritto e poi era finito in un gulag staliniano e si era visto sequestrare tutte le carte, compresa la lettera di Tolstoj. E' molto attuale: dice che non si deve tradire prima di tutto se stessi e se si comincia a tradire se stessi poi si tradiranno gli altri. Aggiunge che non è il cammino della rivoluzione che porta al successo, ma il cammino del perfezionamento interiore, la liberazione interiore». Un messaggio di pace e fratellanza conservato grazie alle regole rigidissime di uno strumento di morte e guerra come il Kgb. Sergio Trombetta Le rivelazioni di una ricerca partita nel 1989 Lev Tolstoj: anche una sua lettera era conservata alla Lubjanka
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