Il sogno americano finisce a Guantanamo

LAvana: uno schiaffo che inasprirà i rapporti. E Castro liberalizza le leggi sull'espatrio LAvana: uno schiaffo che inasprirà i rapporti. E Castro liberalizza le leggi sull'espatrio Il sogno americano finisce a Guantanamo Arrivati iprimi 3 mila cubani respinti dagli Usa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una squadra di Marines è stata spedita in Florida per garantire la sicurezza sulle imbarcazioni della Guardia costiera e della Marina che pattugliano lo stretto alla ricerca di esuli cubani su zattere. I 280 uomini saranno suddivisi sulle circa 25 imbarcazioni operative nell'area. E' un altro segno della preoccupazione con cui il governo americano sta seguendo l'evolversi di questa seconda crisi caraibica dopo quella di Haiti. Washington ha sollecitato quanti volessero lasciare Cuba a chiedere regolare visto di immigrazione visto che vi è ancora una quota disponibile sul limite di accoglienza fissato dalle autorità americane per i profughi cubani. Il governo cubano da parte sua ha ammorbidito ieri le leggi sull'emigrazione, istituendo tra l'altro un «permesso di residenza all'estero» con il quale i cubani che vivono all'estero potranno tornare in patria per un certo periodo senza bisogno di visti particolari. Inoltre i cubani emigrati legalmente potranno tornare a vivere a Cuba, se in possesso di mezzi di sussistenza. Le nuove disposizioni prevedono anche altre facilitazioni. Tra l'altro, viene abbassata da 20 a 18 anni l'età minima richiesta per fare un viaggio all'estero; e il periodo «legale» di soggiorno autorizzato all'estero passa dagli attuali sei a undici mesi. A Guantanamo è intanto arrivato il primo blocco di rifugiati rispediti indietro dagli Stati Uniti, circa 3 mila persone. Ma l'eso¬ do, contrariamente alle speranze di Bill Clinton, continua a intensificarsi. Anche ieri, come ormai accade quotidianamente, il record del giorno precedente è stato polverizzato: 2465 esuli cubani sono stati pescati in mare. E William Perry, segretario per la Difesa, ha cercato ancora una volta, a nome dell'amministrazione, di scoraggiare gli esuli dall'intraprendere il viaggio: «Prima di tutto andare con zattere di fortuna in un mare aperto infestato di squali è di per sé molto pericoloso. Ma poi, per loro, la prospettiva è quella di tornare a Cuba, non di arrivare negli Stati Uniti». Perry ha fatto ricorso anche ad altri deterrenti. Ha innanzitutto avvertito che i rifugiati pescati in mare o sulla costa della Florida saranno mandati a Guantanamo «per un tempo indefinito». Poi ha anticipato che, quando Guantanamo sarà piena, «rifugi sicuri» saranno messi a punto in altri punti dei Caraibi, come le isole Turks e Caicos, il Suriname, oppure Panama. Questo sicuramente non piace ai cubani che vogliono fuggire. Possono accettare Guantanamo, perché, anche se su Cuba, è una base americana. L'esilio nei Caraibi non è per loro una prospettiva attraente, ma è comunque da vedere se il deterrente funzionerà. Lo si vedrà presto, perché con questo ritmo su Guantanamo apparirà presto il cartello «tutto esaurito». Ci sono già 15 mila haitiani piuttosto turbolenti. Proprio con gli haitiani rischia di esplodere una guerra tra poveri. I profughi haitiani che già si trovano nel campo temono che l'arrivo dei cubani possa peggiorare la loro situazione. Ci sarebbero già state proteste. Per i cubani è stato allestito Camp Bulkeley, che può ospitare 10 mila persone e ha ricevuto le prime 3 mila nella sola giornata di lunedì. Soltanto nel mese di agosto gli esuli pescati dalla Guardia costiera sono stati circa 13 mila. Gli Stati Uniti possono reggere questa situazione per «un tempo illimitato»? C'è un altro rischio: che i cubani, invece di mettersi per mare, cerchino di raggiungere direttamente Guantanamo attraverso l'isola. «Questo sarebbe anche più rischioso che mettersi per mare», ha ammonito Perry, av¬ vertendo che l'area attorno alla base è stata «minata dai cubani». Il ministro degli Esteri cubano, Robaina, ha ripetuto ieri che la decisione americana non fa altro che «peggiorare i rapporti già estremamente tesi tra Cuba e Usa». Ma Castro, mentre lancia minacce fuori Cuba, è soprattutto preoccupato di mantenere il controllo all'interno. Gli esuli sono una valvola di sfogo, ma non sufficiente a raddrizzare una situazione grave. Robaina, nel tentativo di smussare le contraddizioni, ha ammesso «la possibilità che dall'86 il governo cubano abbia sbagliato nel sottovalutare la crisi dei regimi socialisti europei». Paolo Passarmi Nel 1903 Ted Roosevelt ne fece una base Fu il perno del blocco navale di Kennedy Ora è uno zombie politico-militare

Persone citate: Bill Clinton, Castro, Kennedy, Robaina, Roosevelt, William Perry