La guerra fredda senza missili

La guerra fredda senza missili La guerra fredda senza missili Washington contro le centrali-mostro di Russia GLI STOCK NUCLEARI SEGRETI MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Quanto arrosto c'è dietro il fumo dello scandalo del plutonio di contrabbando trovato a Monaco dai doganieri tedeschi su un aereo della Lufthansa proveniente da Mosca? Forse la chiave per entrare nel forno di cottura la si trova nel viaggio che Boris Eltsin fece in quel di Krasnojarsk (Siberia) nel luglio scorso. Era atteso con impazienza, non solo dai tecnici della città ex segreta di Krasnojarsk-26. Probabilmente tutti gli occhi dello spionaggio straniero, in primo luogo americano, erano puntati su di lui. Eltsin disse poche cose: a) il plutonio per uso militare non ci serve; b) la fabbrica chimico-mineraria TS-2 (che rigenera combustibile nucleare) deve trasformarsi in una centrale atomica termica; c) l'ultimo dei tre reattori, ancora in funzione, dovrà essere spento entro il 2000. Ma bisogna stare in Bussia per capire «cosa non può anche chi tutto può». E la questione del plutonio russo è rimasta apertissima, trascinandosi dietro un'infinità di altri problemi di cui nessuno, finora, ha una soluzione. La Guerra fredda è finita, ma le sue conseguenze restano intatte e dureranno. Forse non per tutti i 24 mila anni che rappresentano il periodo di semi-decadimento dell'isotopo principale che costituisce il nocciolo della bomba atomica, il plutonio 239. Ma certo per decenni. Il nodo è qui. L'America e la Bussia quella guerra l'hanno combattuta sul serio. E ora le loro strategie divergono, su questo punto, sostanzialmente. Dalle cataste degli ormai inutili missili strategici verranno fuori almeno 50 tonnellate di plutonio per parte. Plutonio «militare», con proporzioni elevatissime dell'isotopo «esplosivo», il 239 (90-95%). Liberarsene? E come liberarsene? Usarlo? E come usarlo? Washington - che quella guerra l'ha vinta - sceglie ora di liberarsene. In due modi: rendendo inutilizzabile il plutonio militare estratto dalle testate nucleari, per esempio «vetrificandolo» assieme a residui nucleari altamente radioattivi e seppellendolo in luoghi sicuri. Oppure bruciandolo nei reattori «civili» e, di nuovo, rendendo inawicinabili a chiunque gli scarti dopo averli mescolati con altri residuati radioattivi. Per quanto concerne il combustibile nucleare, gli Usa preferiscono l'uranio al plutonio: perché più economico e meno dannoso per l'ambiente. Meglio disfarsene, ora che non è più necessario per la guerra. Ma per fare questa operazione occorre essere almeno in due. E in Bussia ci sono forze potenti che la pensano all'opposto. Forse perché capiscono che la Bussia ha perduto, ma non sono convinti che tutto è stato perduto. Forse perché ritengono che - come dice Viktor Mikhailov, ministro per l'Energia Atomica - «il XXI secolo apparterrà al nucleare». Fatto sta che la Bussia vuole usare quelle 50 tonnellate di plutonio militare e, con fabbriche come quella visitata da Eltsin a Krasnoiarsk-26, produrne dell'altro. Secondo un meccanismo infernale di reattori-rigeneratori che creano più plutonio del carburante nucleare che impiegano. I russi stanno studiando proprio questa soluzione, in particolare ma non soltanto - nel centro di ricerche di Obninsk. Il risultato finale sarebbero altre decine, cen¬ tinaia di tonnellate di plutonio che apparirebbero sul nostro pianeta. Poiché di questo si tratta: di produrre e moltiplicare una sostanza che praticamente non esiste in natura e che, una volta creata, è estremamente difficile maneggiare e praticamente impossibile neutralizzare. Per giunta il plutonio così prodotto, pur essendo meno concentrato di quello «militare», è tuttavia anch'esso utilizzabile per costruire congegni esplosivi. Le conseguenze sono evidenti: chi avesse a disposizione tanto plutonio potrebbe rapidamente ricostruire un possente arsenale nucleare. Senza contare, infine, che lo stato deplorevole in cui si trova la Bussia oggi, costituisce un pericolo reale su diversi fronti. Come garantire che tante tonnellate di plutonio rimangano sotto custodia efficace? Come garantirsi tutti contro disastri ecologici di portata cataclismica? L'incuria, la sete di denaro a tutti i costi, la disperazione, calcoli politici di vario genere possono giocare ruoli imprevedibili. E non è tanto, o soltanto, il rischio che qualche Paese terzo si procuri la quantità necessaria di plutonio-239 (meno di una decina di chili) per produrre una bomba atomica. L'elevata tossicità chimica e radioattiva ne fanno un'arma temibilissima anche così com'è. Un buco nelle maglie delle reti di sicurezza può trasformare una quantità relativamente esigua di plutonio-239 in un'arma di ricatto, terroristica, di prima grandezza. E la Russia di oggi è un colabrodo. La partita che si sta giocando da qualche mese alla frontiera tedesca è dunque tutta da seguire. Forse ha ragione l'accademico dell'Istituto Kurciatov di Mosca, Nikolai Ponomariov-Stepnov, quando rileva la «stranezza» del fatto che «quasi tutti i casi di presunto contrabbando di materiali nucleari si sono verificati proprio in Germania». Forse è vero che i 350 grammi di ossidi di plutonio e di uranio confiscati a Monaco (il Mox) possono essere stati prodotti tanto in Francia, quanto in Germania o in Belgio. Ed è certamente vero che il Mox non può servire a fabbricare nessuna bomba atomica. Ma qual è la situazione nell'Istituto dei reattori atomici di Dimitrovgrad? E nel complesso Kyshtym di Celiabinsk-65? E nel centro nucleare di Seversk, noto col nome in codice di Tomsk-7? E nell'Istituto dei materiali inorganici Bochvar di Mosca? Negare il pericolo di fughe sarebbe segno di grave irresponsabilità. Certo appare evidente che qualcuno può avere interesse a sollevare clamore, anche artificialmente, per insinuare l'idea che questo immenso problema la Bussia non può risolverlo da sola. Che c'è bisogno, subito, urgentemente, di un «protettorato internazionale» per «aiutarla» a non fare guai per se stessa e per il resto del mondo. Oppure - ma sarebbe la stessa cosa - per mettere sotto tutela un concorrente sul mercato. E' difficile, oggi, dire se i contrabbandieri nucleari di Monaco siano un bluff, una «provocazione», o qualcosa di più serio. Tanto più difficile è scoprire chi ha escogitato ima tale manovra. L'unica cosa certa e che l'America non può permettere alla Russia di affacciarsi sulla soglia del XXI secolo con questo bagaglio. Giuliette Chiesa Mosca decisa a non «buttare» le 50 tonnellate di plutonio delle testate da smantellare Un laboratorio atomico russo Un missile nucleare russo e a fianco Boris Eltsin

Persone citate: Boris Eltsin, Eltsin, Nikolai Ponomariov-stepnov, Viktor Mikhailov