l'Onu: troppi rischi per il Papa a Sarajevo

Uccisi 16 mila bambini Il portavoce Risley: situazione ingovernabile. «Summit» a Zagabria con il nunzio apostolico l'Orni: troppi rischi per il Papa a Sarajevo «Ma non possiamo fermarlo» ZAGABRIA. Le Nazioni Unite sono preoccupate per il viaggio del Papa a Sarajevo. L'ha dichiarato ieri a Zagabria il portavoce delle forze di pace dell'Orni Paul Risley. «Siamo allarmati per quanto riguarda la sicurezza del Santo Padre perché i serbi hanno apertamente espresso la loro opposizione alla visita del Papa alla capitale bosniaca» ha detto Risley, riferendosi alle minacce che il leader serbo bosniaco Karadzic ha fatto a Giovanni Paolo II. Karadzic ha infatti annunciato un possibile attentato contro il Pontefice, accusando i musulmani di preparare un presunto attacco contro l'aereo del Papa allo scopo di buttare la colpa sui suoi uomini. «Sarebbe una catastrofe per la Chiesa cattolica, per questo è meglio che il Papa non venga a Sarajevo» ha affermato Karadzic pochi giorni fa. Subito dopo ò stato il metropolita della Chiesa ortodossa serba a confermare che i serbi non vedono di buon occhio la visita del capo della Chiesa cattolica alla capitale bosniaca. Ed è proprio di fronte a questi possibili pericoli per il Pontefice che le forze di pace dell'Onu hanno espresso la loro preoccupazione. Alla domanda se le Nazioni Unite sconsiglieranno al Papa di recarsi a Sarajevo il portavoce dell'Unprofor si è limitato a rispondere che «la decisione spetta soltanto al Vaticano». Con l'avvicinarsi dell'8 settembre, data prevista per la visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo, dalla capitale bosniaca continuano a giungere notizie sempre più allarmanti. Nell'intento di informare i rappresentanti della Chiesa della situazione in Bosnia l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu per l'ex Jugoslavia Yasushi Akashi ha convocato ieri a Zagabria il nunzio apostolico monsignor Giulio Einaudi. Dopo Sarajevo il Papa si recherà anche a Zagabria, ma mentre per la capitale croata non ci sono problemi, la visita alla capitale bosniaca rischia di essere pericolosa per la sicurezza del Pontefice. A Sarajevo hanno ripreso a sparare i cecchini. Nelle ultime 24 ore sono state gravemente ferite tre persone. Una donna è stata colpita nei pressi della sede dei caschi blu francesi, mentre altri due civili sono stati feriti nelle vie del centro. Continuano inoltre gli scontri tra le milizie serbe che assediano la città e i soldati dell'esercito bosniaco. I combattimenti sono particolarmente violenti nel sobborgo di Ilijas. Nelle ultime settimane si sono ripetute le violazioni dell'ultimatum della Nato dello scorso febbraio. Nella fascia di 20 chilometri della zona di esclusione della capitale bosniaca è " nuovo attiva l'artiglieria p i.unte dei serbi che quasi quotidian-mente bombardano le \one periferiche della città. Di ritorno da Belgrado, dove l'altro ieri ha incontrato il presidente serbo Milosevic, lo stesso Akashi ha dovuto ammettere che la situazione in Bosnia rischia nuovamente di esplodere. «Il presidente Milosevic ha nuovamente rifiutato la presenza degli osservatori internazionali sulla frontiera tra la federazione serbo-montenegrina e la Bosnia» ha dichiarato deluso l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu. I serbi di Belgrado non vogliono infatti che venga controllata la frontiera perché nessuno possa sapere quanto siano effettive le presunte sanzioni che Milosevic ha introdotto contro i serbi della Bosnia quando questi hanno rifiutato il piano di pace del gruppo di contatto. Mentre le condizioni in Bosnia diventano sempre più critiche si avvicina la data della visita del Santo Padre a Sarajevo. Ingrid Badurina Il Papa in Valle d'Aosta. Sopra, il vicario episcopale di Sarajevo