EROI LUNATICI E RIBELLI di Lorenzo Mondo

LA «NUOVA» POLITICA EROI LUNATICI E RIBELLI ventasse laboratorio e modello per le strutture di un Paese moderno. A garantire il risultato servivano anche, alla retroguardia, i condizionamenti antropologici e le nevrosi dell'operaio-contadino Albino Saluggia. Con lui, Volponi foggiava il prototipo dei suoi eroi lunatici e riottosi, dei folli capaci più di ogni altro - con il loro occhio prensile, ipertrofico - di svelare le magagne della società: facendosi portatori di una protesta che era anche ancestrale, biologica, continuamente avvitata sul male di vivere. Al termine della sua parabola di scrittore, «Le mosche del capitale» ripropone, negli stessi luoghi del Nord, la realtà industriale, che diventa però il bersaglio della sua passione delusa e del suo sarcasmo. In mezzo stanno «La macchina mondiale-, «Corporale», «Sipario ducale», insieme al «Pianeta irritabile», il «Lanciatore di giavellotto», «La strada per Roma». L'inseguimento anarchico dell'utopia, la frustrazione autodistruttiva per la rivoluzione fallita, il terrore e perfino la disperata speranza di un risolutivo, azzerante cataclisma atomico, la ricerca vana e vaneggiarne di una Italia che non c'è. Nessuno come lui ha saputo affrontare creativamente, da sinistra, i temi e i nodi centrali di decenni della nostra vita associata, di un Paese fatto di occasioni mancate, che ha soffocato le spinte e i valori delle culturelocali senza compensarle con una civile progettazione. Vedeva dinanzi a sé uno Stato inconsistente «che ha l'immagine gelatinosa dello schermo televisivo», eppure capace di «spogliare il cittadino di molte virtù e di molto reddito che produce». Agguerrito e sapiente sperimentatore di linguaggi e strutture narrative, sapeva alternare, nelle sue pagine, l'estrema corporeità e visceralità con la più cristallina purezza. Quando parlava di Urbino, la sua città, e delle campagne del Montefeltro, ricreava d'incanto le condizioni di una tagliente, limpida e scontrosa poesia. Urbino gli serviva a medicare le ferite, ma senza farsi illusioni, davanti a una natura che si rivelava sempre più tenera e indifesa, ai palazzi e alle mura che conservavano i segni di una aristocratica utopia, il sogno perduto di una città perfetta. Con Volponi si è spenta una grande voce - appassionata ed «eccessiva» - della nostra letteratura. Ci mancherà, così presto, l'attesa di un altro titolo che ripetesse per scaramanzia l'eco dei suoi romanzi più intensi: memoriale, mondiale, corporale, ducale, capitale, ale, ale, ale... Lorenzo Mondo

Persone citate: Volponi

Luoghi citati: Italia, Roma, Saluggia, Urbino