Parsifal nella terra desolata

Società' e Cultura In italiano dopo 70 anni lo storico saggio di Jessie Weston che ispirò il poema di t. s. Eliot Parsifal nella terra desolata Un segreto politico nel «Santo Graal» vane, w t|N cava! lierc I ancora I I rozzo, -%LÌ ma giofor+e, bello, idealista, entra per effetto di un prodìgio in un meraviglioso caste^. assiste a una scena per lui enigmatica: un grande piatto, o r^ouella, o forse calice, viene portato in una sorta di processione fra cavalieri e damigelle, mentre un donna bellissima alza una lancia di ferro la cui punta è bagnata di sangue. I suoi primi maestri lo hanno educato a parlar poco, per cui non pone la domanda che ci si aspetta da lui. La conseguenza è terribile: il ricco «Re pescatore» che governa il castello e le terre circostanti non viene risanato dalla sua malattia; e il suo Paese resta afflitto da povertà e carestia, resta una «terra desolata». E' questo il nucleo fondamentale delle leggende del Graal, uno dei grandi temi della cultura occidentale, fiorita improvvisa (almeno, per quel che ne sappiamo noi: potrebbe esserci una precedente tradizione orale, ora perduta) intorno al dodicesimo secolo, caduta nel silenzio duecento anni dopo e rinata con Wagner fino ai nostri giorni, senza pause. Il nome del cavaliere è celebre: Peredur, Perceval, Perleslaus, Parsival. L'ultimo in ordine di tempo è stato Indiana Jones, quando è apparso nel luogo mitico "per eccellenza della nostra cultura: il cinema. Altri probabilmente ne verranno. La leggenda del Graal, che nella versione più cristianizzata è il calice che conserva il sangue di Cristo e può non solo risanare ma soprattutto dare un'ultima risposta alle ansie e ai dubbi dell'umanità, continua ad affascinare, ad acquistare nuovi significati, a mutare di simbolo e persino di segno ideologico. E proprio di questi mesi è una riproposta che può sembrare curiosa, se non vagamente capziosa: la Sellerio ha pubblicato in italiano l'Indagine sul Santo Graal di Jessie Weston, comparso nel 1920 (il titolo originale è From ritual to romance) e diventato un grande classico del Novecento (spesso più citato che letto) perché ispirò direttamente uno dei monumenti poetici del secolo: La terra desolata di T. S. Eliot. Lo stesso Eliot confermò immediatamente il suo debito: «Sono così profondamente indebitato con questo libro della Weston, che esso spiegherebbe le difficoltà del poema molto meglio di quanto possano fare le mie note», scrisse nella postfazione al suo capolavoro. Il legame fra la terra desolata e il sovrano malato, il senso di decadenza e lo sguardo impietoso che Eliot lancia sulle rovine del secolo sono diventate una delle grandi costellazioni simboliche del nostro tempo. La modernità come rovina, come terra senz'acqua spirituale, assenza di finalità, di destino. Ma il libro della Weston va oltre: allieva di James Frazer, uno dei fondatori dell'antropologia moderna, la studiosa ritrovava il tema del re ferito nelle tradizioni mitologiche e popolari del mondo antico, da Babilonia all'India, concludendo che l'insieme delle leggende del Graal è fondato sul ricordo di un antico rituale, un rito della vegetazione che celebra la morte e la resurrezione del dio in connessione con il ciclo naturale dei raccolti. Gli «antenati» sono il babilonese Tammuz o il greco Adone, la scena della coppa e della spada probabilmente è ciò che qualche britannico vide nei primi secoli durante un culto misterico importato da legionari romani: perché è della Britannia pre-anglosassone e pre-normanna che la storia è stata trasferita al nostro mondo. Senza volerlo, la Weston creò un nuovo mito, che ha agito potentemente nel secolo: quello della terra desolata che attende di poter rinascere. E armò nuovi cavalieri per la grande «ricerca». Il libro in sé è forse invecchiato: gli studiosi non hanno più ripreso da allora il tema del rituale agricolo-cosmico, ma approfondito il legame tra la tradizione celtica della leggenda (e cioè le saghe irlandesi e gallesi) e quella francese che inizia con Chrétien de Troyes per poi diffondersi in tutta Europa, giungendo alla conclusione che si tratta di una saga cer- tamente pagana e cristianizzata in seguito, quando passò dalla tradizione orale dei bardi a quella scritta degli intellettuali e dei chierici. Il primo cavaliere che si avventura nel castello del Graal, sia esso quello raccontato nel francese del Perceval di Chrétien o nel gallese dell'anonimo autore del Peredur (e poi nell'antico tedesco del Parsival di Von Eschenbach), entrò nel meraviglioso di un'avventura iniziata da secoli, nel banchetto inesauribile di una corte mitologica. E molti sviluppi nacquero anche da errori di traduzione: uno degli esempi più tipici avanzato dai filologi è il termine gallese per indicare il corno dell'abbondanza, che venne mal interpretato dai francesi e trasformato nel corpo di Cristo, quindi nell'ostia consacrata. Il libro della Weston fu uno dei primi tentativi di interpretare in modo coerente il complesso delle leggende, di dare un senso complessivo a questa misteriosa ricerca, al «segreto» che essa nasconde. L'impatto sulla cultura inglese fu enorme. Ma all'Indagine sul Santo Graal è accaduto anche di avere un'influenza indiretta in Italia, sotto diverso segno politicoideologico. In pieno fascismo, venne letto e usato da Julius Evola per il suo II mistero del Graal, scritto nel '37 e ora ripubblicato dalle edizioni Mediterranee con un'ampia nota di Franco Cardini. Con tutt'altre preoccupazioni, non certo filologiche ma «speculative»; per Evola intorno al Graal si addensa una tradizione iniziatica, una «aristocrazia» spirituale che tramanda il tema della restaurazione regale. Il Graal rappresenta allora il mistero della sovranità, tramandato dai Templari alle sette rosacrociane. E' curioso notare come indirettamente gli studi più recenti di carattere filologico diano in minima parte ragione a Evola: una studiosa gallese come Glenys Goetink (nel Peredur, A Study ofWelsh Tradition in the Grail Legends) riconosce nel viaggio del cavaliere verso il castello incantato proprio la ricerca di un'investitura, l'autorità regale che gli viene conferita dalla donna con la lancia. Quella di Evola è un'interpretazione che viene «da destra». L'analisi della Weston ha avuto un successo più generale, e certamente non respinto «da sinistra», anzi ancora molto vivo: il 3 settembre un guru dell'avanguardia come Robert Wilson porta a Gibellina il suo spettacolo sulla «terra desolata» di Eliot. Ora i due Graal tornano entrambi in scena, quasi per un misterioso appuntamento, come se qualcosa nell'aria, nel clima culturale, li avesse evocati: il tema della terra desolata o quello della legittimazione del potere? Mario Baudino Da Babilonia alle terre celtiche, le origini di un mito E intanto da destra si ripropone la lettura iniziatica di Julius Evola: solo coincidenza? A sinistra, Julius Evola e Wagner. Sopra, T. S. Eliot. Al centro, una miniatura medievale Anche Indiana Jones, nell'ultimo film, era coinvolto nella leggenda del Santo Graal

Luoghi citati: Babilonia, Europa, Gibellina, India, Italia