Lady D: vìttima di congiure di Fabio Galvano

12 Londra, la principessa in un'intervista: «Mi sento distrutta. Lui è un amico che mi ha aiutato» Lady D: vìttima di congiure «Quelle telefonate non le ho fatte io» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lady D si ribella. «Non è assolutamente vero», dichiara in un'intervista al Daily Mail che è senza precedenti, perché rompe il suo silenzio ufficiale in tema di vicende private. Non è vero che sia stata lei a perseguitare con telefonate anonime Oliver Hoare. E' un amico, un amico di famiglia, altro che una sua segreta infatuazione. «Che cosa ho fatto per meritare tutto questo? Mi sento distrutta». Il tono, nell'intervista al giornalista Richard Kay, è quasi disperato. Ma nelle sue parole c'è anche irritazione, rabbia, la voglia di mandare tutti a quel paese. Le ultime vicende l'angosciano, accusa «forze sinistre» di voler danneggiare non solo lei, ma la monarchia stessa. E intanto l'Inghilterra, scossa dal nuovo sensazionale capitolo della saga reale, cerca invano una spiegazione. Sulla fuga di notizie - ufficialmente Scotland Yard è trincerata dietro un saldo «no comment» numerosi deputati chiedono un'inchiesta pubblica. Ma già il presidente della commissione che si occupa delle lamentele contro la stampa ha lasciato capire che non intende intervenire nella vicenda. «Mi sembra - ha detto Lord McGregor, dopo avere visto l'intervista al Daily Mail che la principessa non sia mal di- sposta nei confronti dei giornali e dei giornalisti. E' difficile concepire che ci possa essere un'intrusione nella sua privacy dal momento che la principessa ha dato un'ampia intervista». Le rivelazioni domenicali del News of the World erano state previste da Diana; e già sabato pomeriggio la principessa di Galles aveva combinato l'incontro con il giornalista del Daily Mail. Un incontro in un'elegante piazza nella zona di Bayswater, come fra due spie o due complici: lui con la sua Volvo anonima, lei con la sua sempre fiammante Audi cabrio. Prima lei sull'auto di lui, poi lui sull'auto di lei. Sono stati insieme per ore, ripetutamente fotografati da un giornale rivale (il Sun) che sottolinea la strana amicizia di Lady D con quel giornalista, che sta ora vivendo in Inghilterra 24 ore di celebrità. L'intervista è un appassionato atto di difesa. «Non sapeva a chi rivolgersi - ha scritto Kay - e per questo ha deciso di parlare di persona per bloccare il treno selvaggio delle voci e delle accuse». Ma sentiamola, la difesa in presa diretta di Diana. I rapporti con Hoare, che ha 48 anni, è sposato e - vecchio amico di Carlo ha funto da intermediario nei mesi caldi della rottura fra i Windsor. «Cercano di insinuare ha detto Lady D - che io avessi una relazione con quest'uomo, o nutrissi per lui un'attrazione fatale. E' semplicemente falso e ingiusto. So bene che tutti mi attribuiscono flirt e che costui starebbe benissimo nella parte, ma non è vero. Inoltre, se avessi un'ossessione, come quelle telefonate indicherebbero, perché cenerei con lui qualche settimana dopo?». Un'innocente uscita in un ristorante cinese, con altre due amiche, prima di farsi cogliere dal solito paparazzo mentro lo riaccompagnava a casa in auto. E' una congiura, insomma? «Qualcuno, da qualche parte, cerca di insinuare che sono matta, che in qualche modo sono colpevole, che un po' di fango mi resterà attaccato. Sono perplessa di fronte a questa costante attenzione, che costituisce un livello d'intrusione nella mia privacy che ragionevolmente ritenevo destinato a diminuire. I fotografi, invece, mi seguono di continuo. Si dice che il pubblico mi vorrebbe veder tornare sulla scena pubblica: ebbene, non è questo il modo di ottenerlo». Ma chi è Hoare per lei? «E' un amico che mi ha aiutato e a cui ho anche telefonato». Mai di notte però; mai avvolgendolo in lunghi anonimi silenzi. Ma non è vero che una volta Hoare ruppe quel silenzio pronunciando il suo nome, e lei rispose? «No, no, assolutamente no». Le telefonate da Kensington Palace, dal suo ap¬ parecchio cellulare, addirittura dalla casa della sorella, dalle cabine telefoniche di Kensington e Notting Hill? Le cabine? «Non può essere vero. Non so neppure usare un parchimetro, figurarsi una cabina telefonica». E avanti a snocciolare giorni, ore, minuti, agendina alla mano, per dimostrare che in numerose occasioni, nei giorni e nelle ore delle telefonate anonime, lei non era in casa, o era fuori in compagnia. Chi, allora, telefonava da casa sua? Diana non dice, o non sa. Il giallo, nonostante il suo controverso intervento, continua. Fabio Galvano La principessa Lady Diana e Oliver Hoare, vittima delle telefonate anonime

Persone citate: Diana, Hoare, Lord Mcgregor, Oliver Hoare, Richard Kay, Windsor

Luoghi citati: Galles, Inghilterra, Londra