Arte & musica A scuola di esposizioni nella città di Morzat di M. Vali.

Arte & musica Arte & musica A scuola di esposizioni nella città di Mozart BSALISBURGO EATI salisburghesi: la loro cittadina, già così ricca di musica, si permette alcune mostre che noi milanesi, per esem pio, che dovremmo vivere in una presunta Capitale d'Europa, nemmeno ci sogniamo. Intanto, al Rupertinum, che è una specie di Beaubourg in miniatura, è appena transitata, da Parigi, via Madrid, una bellissima retrospettiva del franco-romeno Brassai, celebre fotografo della notte bagnata d'omicidi, di Belles de nuits e momies da caffè: l'Oeil vivant, come lo chiamava il suo amico Henri Miller. Ma a lato dell'esposizione sull'Invenzione della Natura, ecco due corollari intelligenti: una piccola retrospettiva di Marino Marini ed un'altra dei preziosi taccuini di guerra di Henry Moore, su cui converrà ritornare. Alla Residenzgalerie, invece, un'interessante proposta di recupero del Barocco pittorico di quelle regioni: un contraltare, insomma, alla recente mostra napoletana sul Settecento mediterraneo, imprestato all'Impero Austriaco. Ancora una volta un nome italiano, quello, popolarissimo in Austria, degli Altomonte, una famiglia di artisti che decorarono moltissime chiese di Salisburgo: cone Johann Michael Rottmayer, che è il protagonista di un prezioso catalogo Groschner, versione anche italiana con tutti gli utili itinerari cittadini. Michael Willmann, infine, è un altro degli indiscussi protagonisti del barocco locale, sfatto e notturno, una specie di Bazzani alla corte degli Asburgo. Imponente rassegna, infine, sulla German Art, l'arte contemporanea tedesca, dal 1964 ad oggi: in ben tre sedi prestigiose (poi passerà a Parigi). La Salzburger Festspiele Schuttkasten, ad un passo dal Festival, in Piazza Karajan. Le sale algide della Max Gandolph Bibliothek ed infine la Galerie Thaddaus Ropae, che ha organizzato il tutto, con il decisivo contributo della Guggenheim di New York. Un vero, prezioso regesto dell'arte a noi cugina: con soltanto i Nuovi Ordinatori al posto della nostra transavanguardia. Si sta meglio? Mica tanto, a dire il vero. Non che le scelte non siano oculate o non sufficientemente prestigiose. E' il risultato complessivo che lascia perplessi. Si va dai disegnini troppo magnificati di Beuys (che tra l'altro rivelano le sue preoccupanti incertezze: esitando tra profili di guerrieri alla Taddeo Zuccheri e qualche tassellino monocromo alla Burri, tra molti stampini notarili alla Steinberg e «poveri» calcoletti matematici) ai suoi celebri feltri o a qualche macchina kounellisiana per il Terremoto. Poi ci sono i pupazzoni orgiastici di Penck, le montagne al normografo di Gerhard Richter, i faccioni enfianti ed infantili di Luepertz, i fiorelloni pop di Immendorff ed i soliti ritratti capovolti di Baselitz... e la povera signora piccola-borghese al concerto, continua a rigirarsi tra le mani l'inflazionato dépliant, convinta si tratti di un errore di stampa. Errori di civiltà? Certo, l'artista più singolare, Sigmar Polke - che lavora di tessuti imbottiti, di collages di stoffe, di materiali preesistenti e sovrapposti - sembra di averlo già visto mille volte, e viene subito alle labbra il nome del nostro Tacchi. No, non stanno molto meglio di noi. [m. vali.]

Luoghi citati: Austria, Europa, New York, Parigi, Salisburgo