Ecatombe in Ruanda, i cani e i gatti sono innocenti di Oreste Del Buono

Ecatombe in Ruanda, i cani e i gatti sono innocenti LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Ecatombe in Ruanda, i cani e i gatti sono innocenti Due cose da suggerire All'attenzione di Oreste del Buono. Quale attenta lettrice di molti quotidiani (e libri) ho rilevato un malessere generale comune a tutti gli strati sociali e così ho deciso di chiudermi in casa per il mese di agosto e dall'alto di Palazzo Altieri (era la casa di mia suocera Anna Magnani) medito su cosa fare per uscire da questo periodo storico nefasto, e non è facile risolvere il problema considerando che: non posso credere nella politica perché disastrata, non posso viaggiare perché l'Africa sta morendo. Cuba e in pericolo, l'America violenta, la Costa Amalfitana, la Liguria ecc. sudice. Non ho più un fratello perché ini ha tradita, si è montato la testa come spesso fa chi ha successo! Non lo sa gestire. Se esco di casa, tra zingari, mendicanti, drogati, non mi bastano 100.000 lire al giorno. Le mie amiche, anche se laureate, sono tutte fasciste, la televisione mi ribrezza, il cinema italiano è provinciale, noioso. I miei figli non hanno mai tempo, sono frenetici. Mio padre è morto (e lo amavo tanto;. Da mio marito ho divorziato, era maniaco del- l'ordine, e amavo tanto anche lui. Se lavoro, mi «fregano» (scusi il termine) e allora? Dimentico, dimentico al suono di Schoenberg, Brahms, Chopin. Due cose da suggerire ai suoi lettori: ascoltare musica e dimenticare. Gigliola Faenza Magnani, Roma Gentile signora Faenza, la desolazione della sua lotterà mi lascia senza parole. Mi commuove che, nonostante tutto, lei abbia la forza e la dolcezza di suggerire qualcosa ai lettori che sentissero come lei il disagio dei nostri tempi. [o.d.b.) La priorità umana Egregio signor Del Buono, ho letto con molto interesse, condividendolo in pieno, il bell'articolo del prof Luciano Fadiga dell'Università di Parma sulla spes ii .ìentazione scientifica sugli animali,1 j famigerata vivisezione, pubblicato sul supplemento Tuttoscienze di mercoledì 3 agosto. Non vorrei trovarmi però nei panni dell'autore all'atto di rintuzzare le inevitabili aggressioni che certamente gli perver¬ ranno da parte di un gran numero di animalisti. Che cosa dice, in fondo, questo medico che non conosco, ma con il quale mi complimento per il coraggio con cui ha dimostrato le sue convinzioni di scienziato in un tempo di insopportabile retorica animalista? Una cosa semplicissima: che nella vita esistono delle priorità morali. Se il sacrificio di un animale, senza infliggergli inutili sofferenze, è necessario per il conseguimento di un risultato medico-scientifico, quel sacrificio va fatto, ovviamente senza alcun compiacimento perche sempre di una vita si tratta. Tempo fa in una lettera mi permisi di scrivere che per me nella vita esisteva una scala di valori nella quale l'uomo sta più in alto del cane. Apriti cielo! Mi risposero in due-tre additandomi al pubblico disprezzo come se avessi sostenuto che era lecito violentare le bambine. Gli animalisti sono una fauna veramente strana dei nostri giorni che s'inalbera se vede spruzzare l'insetticida sulle mosche, ma lo stesso giorno pranza lautamente con un bel fritto misto di pesce. Se potessi parlare ai patiti degli animali direi loro di lasciare liberi tutti i cani e gatti che detengono spesso in appartamenti di nemmeno 100 metri nei quali gli amici dell'uomo, come si dice, crescono spesso aggressivi, isterici e infelici. Questo non è amore, ma egoismo. Gli animali hanno diritto solo a non essere maltrattati senza motivo. Sono nati liberi e liberi devono vivere. Chissà se gli animalisti hanno mai visto scorrere sul piccolo schermo le allucinanti immagini della guerra in Ruanda e nella ex Jugoslavia con quei bambini ischeletriti dall'inedia e dalla disperazione. Riuscirebbero, se le guardassero, a comprare ancora la scatoletta per il cane? Giuseppe Sortino, Ragusa Gentile signor Sortino, ho dovuto tagliuzzare qua e là la sua lunghissima lettera, ma spero di averne conservato i punti salienti. Certo, non so quali animalisti conosca (o s'immagini) lei. E mi pare piuttosto crudele che lei predichi in nome della libertà l'abbandono allo sbaraglio di tutti gli animali domestici. A ogni modo posso assicurar¬ le che di quei patimenti e di quelle sevizie, di quell'ecatombe di bambini che ci somministra ogni giorno la televisione, i cani come i gatti sono assolutamente innocenti. Priorità umana, [o.d.b.] Una tendenza civile Egr. signor Del Buono, nella valutazione statistica del calo demografico in Italia, ci si limita, come è ormai consuetudine, a considerare i freddi numeri e a servirsene per fare inquietanti proiezioni future. Ma, mentre è un fatto indiscutibile la tendenza «attuale» alla crescita zero (o sotto zero) è quanto meno opinabile l'affermazione che tra 150-200 anni la popolazione italiana possa essere «cancellata». Questo avverrebbe solo se l'attuale tendenza riconoscesse come causa unica e insanabile l'incapacità genetica degli italiani a procreare! Pare, invece, che la causa sia nella «scelta» degli individui, scelta che è legata ai fattori socioeconomici e culturali dei tempi che viviamo. Trovo, quindi, più realistico anche se meno «giornalistico» cercare di fare previsioni ragionevoli indagando a fondo su questi fattori condizionanti invece di invocare ipso facto, come unico rimedio, un aumento massiccio dell'immigrazione. La cosa che stupisce è che nessuno di questi «dooms writers», scrittori di future sciagure, sembra aver la capacità di guardarsi intorno. O forse sono tutti abitatori di ameni chalet di montagna, circondati da verdi pascoli e ombrosi boschi dove gli unici «rumori» udibili sono il sommesso mormorio del torrente e il muggito degli armenti. Noi che viviamo, invece, consapevolmente e pienamente la nevro¬ si cittadina con il suo corteo di clacson, motorini scoppiettanti, urla di tifosi scalmanati e l'estate dobbiamo dormire con i tappi nelle orecchie per poter lasciare socchiuse le finestre, ecco, se ci guardiamo intorno, non siamo certamente presi da assalti di ottimismo. Il mio debole parere è che il fenomeno del calo demografico vada letto come tendenza «culturale» dell'uomo «civilizzato» alla autolimitazione dell'istinto procreativo là dove non sussistano condizioni ottimali per la vita... Roberto Massa, Venaria Gentile signor Massa, forse, ha ragione lei. Ma è sicuro che altri popoli non si comporteranno come il nostro e, del resto, dal Vaticano all'Islam, non c'è il conforto della fede. Le grandi religioni non contemplano che i popoli scelgano di controllare i propri destini. La conferenza del Cairo dirà se la tendenza in questione potrà essere ancora chiamata civile o sarà bollata dall'accusa di egoismo. [o.d.b.]