Lady D «molestie» via cavo di Fabio Galvano

Per un anno avrebbe tempestato di telefonate anonime un amico Per un anno avrebbe tempestato di telefonate anonime un amico lady P, «molestie» via cavo Scotland Yard scopre un nuovo scandalo LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La principessa Diana è al centro di un clamoroso giallo su cui Scotland Yard rifiuta per ora qualsiasi commento: sua sarebbe stata una lunga serie di telefonate anonime a Oliver Hoare, un amico di famiglia che era stato in primissimo piano - nella veste di intermediario - al momento della separazione dal principe Carlo. La persecuzione è cominciata nel settembre 1992, tre mesi prima che la crisi familiare diventasse di pubblico dominio, ed è durata più di un anno: fino a venti telefonate la settimana, in un'occasione addirittura tre nello spazio di nove minuti. Nessuna minaccia, nessuna oscenità: quando Hoare rispondeva c'erano soltanto lunghi silenzi. Alla fine Hoare si è rivolto alla polizia: mercante d'arte, specializzato in opere islamiche, temeva di essere preso di mira da un gruppo fondamentalista. Invece no: le indagini hanno rivelato che le telefonate venivano dalla linea privata di Diana a Kensington Palace, dal suo telefonino cellulare e dal telefono della sorella, Lady Sarah McCorquodale. Quando è stato informato, Hoare ha ovviamente lasciato cadere la denuncia. Ma un giornale domenicale inglese, il News of the World, ha scoperto la vicenda. L'Inghilterra non parla d'altro. Ieri Scotland Yard si è trincerata dietro lo scudo tutto britannico del «no comment». «Non siamo disposti a discuterne», ha detto un portavoce. Ma ormai il danno era fatto. Gli interrogativi suscitati dalla strana vicenda aprono un nuovo inquietante capitolo nella tormentata esistenza di Lady D. Se le telefonate non volevano avere un carattere minatorio - e non potevano, visto che Hoare era amico di famiglia c che ancora di recente è stato fotografato in auto con la principessa - esse potrebbero rivelare un inconfessabile interesse. Il desiderio, forse, di sentire la voce di Oliver Hoare: soltanto fra le righe la stampa inglese suggerisce l'indicibile ipotesi di un'infatuazione. Per un anno Hoare, la cui suocera è la baronessa Louise de Waldner, amica intima della regina madre, ha subito le telefonate anonime. Poi si è rivolto alla polizia. Quando lo ha fatto il suo telefono, nella lussuosa casa di Chelsea dove abita con la moglie Diane le due figlie, è stato dotato di un meccanismo elettronico da azionare ad ogni chiamata sospetta. L'apparato è entrato in funzione nel gennaio scorso, e subito si sono avuti straordinari risultati: le telefonate provenivano da Kensington Palace, talune dalla linea di Lady D, altre dal telefono che era stato del principe Carlo. Informato dalla polizia, Hoare s'incaricò di occuparsene personalmente. Diana, «estremamente preoc- cupata» dal coinvolgimento della polizia, si scusò. Non sarebbe più accaduto: «Sorry, very sorry, non so che cosa mi abbia preso», avrebbe confessato. Pochi giorni dopo, tuttavia, ecco altre telefonate: questa volta da una serie di cabine nella zona di Kensington e Notting Hill, attorno al palazzo; poi dal cellulare, infine da casa della sorella. La polizia decide che la situazione «non è più sotto controllo»: dopo consultazioni con Robert Marsh, comandante della polizia reale, viene coinvolto un sottosegretario agli Interni, che a sua volta ne discute a Palazzo. Il cerchio si chiu- de, le telefonate finiscono. «L'alternativa era una denuncia», conferma una fonte di polizia al News ofthe World. Il giornale rivela che, poche ore prima della pubblicazione, e poco dopo una conversazione telefonica dei suoi giornalisti con Oliver Hoare, un'emissaria di Diana è intervenuta offrendo un'altra spiegazione: le telefonate erano state fatte dal personale della principessa, ridotta in lacrime da Hoare. «Da tempo egli è uno degli amici più stretti del principe Carlo, e si è autonominato mediatore nell'intento di riportare insieme i Galles. La principessa non ne voleva sapere; ma lui ha insistito e talora l'ha ridotta in lacrime. La principessa ha un personale molto fedele anche se talora incauto. Forse qualcuno ha ritenuto di poter fare qualcosa per lei». Fabio Galvano La principessa Diana. Sotto, la psicologa Maria Rita Parsi

Luoghi citati: Galles, Inghilterra, Londra