Pauling la forza della pace

Si batté perché fossero vietati esperimenti nucleari nell'atmosfera Si è spento a 93 anni lo studioso Usa due volte Nobel Pauling, la forza della pace Un chimico contro l'atomica li ILTO un metro e 80, abiti 1 larghi, pochi capelli can\\ didi, occhi azzurri, fisico asciutto, sorriso aperto, ±-Ml due premi Nobel, uno per la chimica ( 1954) e uno per la pace (1962). Era Linus Pauling, Grande Vecchio della scienza e di quella che Fernanda Pivano ha battezzato «l'altra America»: l'America radicale, che vota il partito democratico ma non lo trova abbastanza di sinistra, pur non avendo nulla, ma proprio nulla, da spartire con il comunismo. E' morto venerdì a 93 anni nel suo ranch di Big Sur, in California. Se conosciamo la struttura di molte proteine del nostro organismo e se dal 1963 non esplodono più bombe atomiche nell'atmosfera, lo dobbiamo a lui. Bizzarro, distratto, geniale. E irriducibile. 0 «testardo», come lo descriveva sua moglie Ava Helen Miller, che lo lasciò vedovo nel 1981, dopo un matrimonio durato 59 anni. Gli ultimi interventi di Linus Pauling sono stati contro i conflitti che dilaniano l'ex Jugoslavia e contro l'attacco Onu nel Golfo Persico. Era convinto che la pace non si può raggiungere passando per la guerra neppure quando la guerra appare giusta. Credeva in un solo tipo di forza: la forza di rinunciare unilateralmente alla forza. Quando nella primavera del 1963 venne invitato alla Casa Bianca insieme con gli altri Premi Nobel dell'anno, ne approfittò per guidare, la mattina, un corteo antinucleare intorno alla residenza presidenziale, brandendo un cartello contro la bomba atomica. «Professore, se non sbaglio lei conosce già il nostro quartiere», gli disse ricevendolo nel pomeriggio Kennedy, che lo aveva visto marciare dalla finestra del suo studio. E gli strinse la mano. Per fortuna erano ormai lontani i tempi del maccartismo, quando Pauling, dal '52 al '54, fu persino privato del passaporto. Lo avevano schedato come filosovietico. Che non lo era si vide bene quando lanciò una dura campagna d'opinione contro il Cremlino per la liberazione di Sacharov. Una decina di anni fa lo incon- trai alla Fondazione Nobeliana di Sanremo e gli domandai se condannasse anche il Progetto Manhattan, che portò alla prima bomba atomica. «Ne ho discusso a lungo con Einstein alcuni anni dopo - rispose -, e lui diceva che forse era stato un grande errore la lettera a Roosevelt in cui sollecitò il progetto. Ma c'era il rischio che la bomba la facesse Hitler, e questo giustificava la scelta. Io non ho partecipato. Oppenheimer me lo chiese. Dissi di no». Si parlò poi del programma «guerre stellari», che allora Reagan stava lanciando. «Le armi a fasci di particelle - mi disse - sono una stupidaggine, non possono funzionare. L'unica cosa che Reagan può ottenere è di dissanguare l'Urss trascinandola in un programma altrettanto costoso. Per noi si tratta di spendere per cinque anni il 7 per cento del prodotto nazionale. Per i sovietici sarebbe il 15 per cento: cioè la bancarotta. Ci sono già armi atomiche per distruggere diecimila volte il pianeta: l'unica via d'uscita è il disarmo unilaterale. Se noi incominciamo, Mosca dovrà seguirci». Ma che potere hanno gli scienziati nel sostenere queste idee? «Semplice, in democrazia i politici devono tener conto di ciò che pensa la gente che li vota, e la gente ha fiducia negli scienziati. Se noi scienziati convinciamo la gente, i politici dovranno adeguarsi». Era nato a Portland, nell'Oregon, figlio di un farmacista. Pochi mezzi. Gli studi superiori, che suo padre non avrebbe potuto pagargli, li fece grazie all'aiuto del preside dell'Università dell'Oregon. A 24 anni aveva già il dottorato di ricerca in chimica. Poi venne in Europa, alla scoperta della meccanica dei quanti: con Arnold Sommerfeld a Monaco, Erwin Schroedinger a Zurigo e Niels Bohr a Copenaghen. I tre più grandi di quel tempo. Fu così che sulla sua chimica si innestò la fisica nucleare. Incominciò a studiare le molecole organiche con i raggi X. Questa radiazione, che ha una lunghezza d'onda paragonabile alla distanza che separa gli atomi nelle molecole, gli permise di capire prima la struttura del benzene, poi degli amminoacidi e dei peptidi, e infine di alcune proteine (che sono costituite da una ventina di amminoacidi). Scoperse che spesso queste strutture hanno atomi disposti a doppia elica: succede nei capelli, nella lana, nei muscoli. Di lì verrà poi anche la scoperta della struttura del Dna da parte di Watson e Crick. Sono questi i lavori che gli valsero il Nobel per la chimica. Ma non meno importanti sono le ricerche che gli permisero di scoprire l'origine dell'anemia falciforme (un difetto nella molecola dell'emoglobina), di spiegare il meccanismo dell'anestesia totale, di mettere in evidenza il potere antiossidante della vitamina C. Il Nobel per la pace lo portò, infine, nel «Guinness dei primati». Pauling è l'unico uomo ad aver avuto due Nobel da solo: anche Maria Curie ne ebbe due, ma divise quello per la chimica con il marito e quello per la fisica con Becquerel. Piero Bianucci Scoprì la struttura di molte proteine del corpo umano Si batté perché fossero vietati esperimenti nucleari nell'atmosfera Nell'immagine grande qui accanto il chimico Linus Pauling nel '63 ottenne il Nobel per la pace Einstein discusse con Pauling sull'opportunità del progetto che portò alla prima atomica