Castellari la verità in un bossolo

Dall'autopsia sul corpo riesumato dopo 18 mesi una certezza: l'altezza è quella del manager pubblico Dall'autopsia sul corpo riesumato dopo 18 mesi una certezza: l'altezza è quella del manager pubblico Castellari, la verità in un bossolo // computer svelerà se l'ha ucciso la sua pistola ROMA. La parola ai medici legali, che non conoscono la pietà e sanno studiare un corpo come fosse un oggetto. Il caso Castellari è a una svolta: ieri mattina il cadavere del defunto «grand commis» dello Stato, trovato morto a Sacrofano diciotto mesi fa, è stato riesumato e trasportato all'Istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli. Lì i periti Claudio Torre e Roberto Testi hanno iniziato i loro esami. Ma il corpo è stato addirittura smembrato: il cranio è stato portato a Torino, dove i due medici continueranno gli accertamenti nei prossimi mesi. Alla fine della giornata si può dire che un risultato è stato raggiunto: proprio dove li cercavano, e cioè nel cranio, sono stati trovati diversi frammenti metallici della pallottola che uccise Sergio Castellari. Si tratta di sei frammenti che erano stati segnalati già nella prima autopsia, ma non prelevati. Adesso verranno confrontati con i bossoli che erano contenuti nel revolver Smith & Wesson trovato alla cintola del morto. Si potrà sapere con certezza se il colpo mortale sia partito effettivamente da quella pistola o addirittura da un'altra arma. Sulla misura del bossolo che ha ucciso il manager, c'è un giallo: risulterebbe di 13 millimetri invece dei 9 che avrebbe prodotto la pistola di Castellari. L'esame di medicina legale contestato dalla famiglia - non è l'unico che i giudici Davide lori e Michele Torri hanno chiesto ai periti. Di fondamentale importanza, infatti, sarà anche la riproduzione computerizzata del cranio: da lì, dal computer, e dal confronto con le ossa riesumate ieri, si cercherà di decifrare l'esatta traiettoria del colpo mortale. Sulla base del foro d'uscita, gli esperti stabiliranno a che distanza e con quale inclinazione il proiettile mortale è penetrato nella testa di Castellari. E anche se si tratta di un discorso crudo, anche questo è un tassello importante per stabilire se si trattò di suicidio o di omicidio, come sembra credere la procura. Un'altra cosa, hanno definitivamente risolto i periti: la questione dell'altezza. C'era stata polemica su questo punto. Secondo un esposto presentato in procura, il corpo scoperto a Sacrofano poteva non essere quello di Castellari. Si era pensato a una fuga in Sud America. E invece ieri i medici hanno misurato il corpo ancora una volta. Risulta alto 181 centimetri. E si tratta di un'altezza compatibile con quella conosciuta. Ma intanto le indagini procedono anche su altre piste, non solo quella medico-legale. Il mistero Castellari, infatti, è indissolubilmente legato alla questione degli affari che l'ex direttore generale del ministero delle Partecipazioni statali aveva seguito. S'è detto dell'Enimont, che ha visto in Castellari un protagonista per la parte pubblica. Oppure la compravendita di armi, soprattutto elicotteri Agusta. O forniture di petrolio. O materiale nucleare. Fin qui, i documenti che si conoscono. E già basterebbero. Ma adesso, all'orizzonte, si profila un mistero nel mistero. Castellari aveva una borsa che non s'è trovata. Ne ha parlato a «Epoca» un suo collaboratore, Mario Selis: «Il dottore aveva sempre con sé una borsa e non la lasciava mai. Era nera, in pelle, sempre piena, con tanti scomparti. In quella borsa, Castellari teneva le carte più importanti, quelle che voleva sempre con sé e da cui non si separava mai. Chissà dove è finita... Io lo sapevo che dentro c'erano dei documenti preziosi. L'avevo capito. Quali non saprei. Non mi sarei permesso di chiederglielo. E per quello che ne so, quei documenti, nessuno li ha mai trovati». Ci mancava pure la borsa smarrita, insomma, che è un classico di ogni vicenda misteriosa. Un enigma che in genere è destinato a restare tale. Si pensi solo alle borse di Aldo Moro. O a quella di Roberto Calvi. Da oggi si parlerà della borsa di Castellari, che secondo «Epoca» non è stata mai trovata. Una borsa simile, infatti, fu trovata nell'auto. Ma dentro non c'erano altro che il telefonino, un'agenda e uno spray nasale. Selis però aggiunge: «So di una cosa, ma non lo posso dire. E' coperta dal segreto istruttorio. E' importante. Per me, è la chiave del mistero». [fra. gri] OMICIDIO Il cane della pistola è stato trovato rialzato, un'operazione che non può aver fatto Castellari La nuova perizia balistica dell'ing. Averna: l'arma che ha sparato sarebbe stata un'altra Tutte le impronte sono state cancellate Qualcuno ha rinfilato la Smith & Wesson nella cintola dei pantaloni E' stata trovata una sigaretta con resti di saliva femminile SUICIDIO Le cinque lettere d'addio che ha lasciato sono state giudicate autentiche dai familiari, in particolare il figlio ha insistito su questo punto Si sarebbe ucciso perché indagato nel caso Enimont I risultati dei primi esami necroscopici I risultati delle prime perizie balistiche: la pistola era la sua I FUGA Agenti del Sisde lo hanno cercato in Argentina Il volto è irriconoscibile E' stato impossibile rilevare le impronte digitali Alcune misurazioni hanno dato un'altezza differente tra quella di Castellari e quella del cadavere Nelle lettere non compaiono mai le parole «morte» e «suicidio», potrebbero essere state scritte per depistare le indagini L'operazione di riesumazione della salma di Castellari

Luoghi citati: Argentina, Roma, Sacrofano, Sud America, Torino