Clinton stringe il cappio intorno a Cuba di Paolo Passarini

Il Presidente rafforza l'embargo ma la grande fuga dall'isola non sembra rallentare Il Presidente rafforza l'embargo ma la grande fuga dall'isola non sembra rallentare Clinton stringe il cappio intorno a Cuba Bloccate le rimesse degli emigrati, tagliati i charter WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton aveva già escluso nei giorni scorsi l'ipotesi di alleggerire l'embargo economico contro Cuba, ma ieri, con una dichiarazione scritta, ha ordinato di rafforzarlo. Saranno in grande misura bloccate le rimesse degli emigrati, saranno diminuiti i «charter» di collegamento con Cuba, saranno potenziate le trasmissioni di propaganda anticastrista via radio da Miami. Inoltre l'amministrazione americana continuerà a premere sulle Nazioni Unite perché condannino Cuba per ripetute violazioni dei diritti umani. «Vogliamo alzare la pressione su Cuba», hanno spiegato alla Casa Bianca. Queste misure seguono di un giorno l'annuncio dato da Clinton venerdì di sospendere la trentennale politica americana di offrire automaticamente asilo politico agli esuli cubani. «Ho ordinato che tutti gli esuli pescati in mare siano internati nella base di Guantanamo», aveva detto Clinton. Ciononostante, da Cuba, l'esodo sembra continuare ininterrotto. La reazione del governo cubano all'ordine di Clinton di internare i profughi a Guantanamo, che è un base americana sulla punta sud-orientale di Cuba, è stata doppia. Da una parte, il ministro degli Esteri Roberto Robaina ha giudicato la decisione americana poco seria, perché «non va alla radice del problema». «La radice è che la gente fugge per la fame creata dall'embargo americano», ha detto Robaina. Dall'altra parte, una dichiarazione governativa ha accusato il governo americano di voler organizzare «un campo di concentramento» a Guantanamo e ha ribadito che la base costituisce «un'illegale occupazione di territorio cubano». Il settimanale del regime, «Granma», ha scritto che la decisione di internare i profughi a Guantanamo creerà nella regione «un'atmosfera ancora più tesa e pericolosa». La svolta annunciata da Clinton venerdì ha suscitato proteste anche all'interno della comunità dei cubano-americani. A Miami si sono svolte parecchie manifestazioni e lo slogan principale era «Clinton, rispetta la legge». Le misure decise ieri dal presidente sono proprio state pensate per placare la comunità dei cubani negli Stati Uniti, che è piuttosto potente. Se l'internamento dei rifugiati è stato visto come un duro colpo alle speranze del popolo cubano vessato dal regime, l'indurimento dell'embargo è considerato un giusto colpo diretto al dittatore. Anche i repubblicani, che avevano criticato Clinton per l'ultimo zig-zag sugli esuli, premevano per un indurimento dell'embargo. Tutte queste cose hanno scarsissimo effetto sul comportamento dei cubani che vogliono fuggire dall'isola. La notizia che Clinton aveva deciso di rispedire indietro tutti gli esuli non è circolata molto a Cuba. La radio l'ha data una volta e con poca evidenza. Tra quelli che sono stati informati la reazione è stata in gran parte di incredulità: è una cosa a cui nessuno sembra voler credere. Altri hanno detto che la decisione di Clinton non cambia niente: «L'idea di fondo - spiegava un giovane sulla spiaggia di Cojimar - non è andare in qualche posto, ma andare via di qui». Proprio da Cojimar, a 10 miglia da L'Avana, dodici zattere erano partite venerdì entro due ore dall'annuncio di Clinton. Altre erano partite nella mattinata. Altre ancora hanno preso il mare ieri tra l'indifferenza della polizia cubana. Paolo Passarini 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994