Strage d'agosto bombe su 12 bambini

L'attacco dei serbi nella sacca secessionista di Bihac, assediata dall'esercito di Sarajevo L'attacco dei serbi nella sacca secessionista di Bihac, assediata dall'esercito di Sarajevo Strage d'agosto, bombe su 12 bambini In Bosnia, cinque uccisi e 7feriti ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Cinque bambini sono stati massacrati da due obici del calibro di 120 mm esplosi nei pressi di una scuola a Skokovi, paese della sacca di Bihac in Bosnia occidentale. Le cinque piccole vittime sono state colpite mentre con un gruppetto di coetanei stavano attraversando la strada di fronte alla scuola. Gli ordigni hanno dilaniato i loro corpicini, mentre altri sette bambini del gruppo sono rimasti gravemente feriti. Secondo il portavoce delle forze di pace dell'Onu la nuova strage d'innocenti è stata compiuta dai miliziani serbi della Krajina, la regione croata occupata dalle truppe serbe che confina con la Bosnia occidentale. A detta dei Caschi blu nelle ultime settimane i serbi hanno intensificato i bombardamenti contro tutta la zona di Bihac, prendendo deliberatamente di mira i bersagli civili. Anche se i serbi della Krajina hanno smentito di aver sparato l'Unprofor li ha apertamente accusati di essere gli autori della strage. Si stringe intanto la morsa intorno a Velika Kladusa, la roccaforte del leader secessionista musulmano Fikret Abdic, assediata dalle forze dell'esercito bosniaco. «Le unità del V Corpo dell'esercito bosniaco sono a pochi chilometri dalla città. La caduta di Velika Kladusa è una questione di ore», ha dichiarato a Sarajevo il portavoce dei Caschi blu spiegando che le forze di pace dell'Onu stanno tentando di mediare tra le forze in campo per evitare un massacro della popolazione civile. A Velika Kladusa, che conta 50 mila abitanti, si sono rifugiati più di 25 mila profughi musulmani scappati alle forze regolari di Sarajevo. La maggior parte dei miliziani di Abdic si sono già arresi ai soldati. Soltanto uno sparuto gruppo sarebbe rimasto a difendere «Babo», il padre, nome con cui il leader dei separatisti viene chiamato dalla gente della sua regione. Dalla sede dell'Unprofor a Sarajevo hanno fatto sapere che lo stesso Abdic si è arreso. Ma «Babo» ha immediatamente smentito dicendo di trovarsi ancora a Velika Kladusa e di essere pronto a negoziare con le autorità di Sarajevo. Intanto duemila profughi musulmani che avevano tentato di fuggire oltre frontiera, nei territori della Krajina controllati dai serbi, hanno fatto ritorno a Velika Kladusa. Dopo averli derubati di tutti i loro averi i serbi li hanno rimandati indietro. I combattimenti si stanno riaccendendo anche a Sarajevo, in particolare nella zona a Nord della città, a cavallo dell'area proibita di 20 chilometri. Le forze serbe stanno bombardando con violenza Breza e Ilijas. Ieri il vice ministro del commercio bosniaco, Dzemal Cabanavdic, è rimato gravemente ferito alla testa da colpi d'arma da fuoco sulla strada che porta al monte Igman. Gli scontri tra i miliziani serbi e i soldati dell'esercito bosniaco sono sempre più forti. «Si tratta di una nuova grave violazione dell'ultimatum della Nato» ha affermato il portavoce dell'Unpro¬ for Rob Annink, spiegando che le battaglie si svolgono proprio a cavallo della zona di esclusione della capitale bosniaca. Nel raggio di 20 chilometri dal centro di Sarajevo non dovrebbe esserci infatti neanche un pezzo di artiglieria pesante. Ma nelle ultime settimane l'ultimatum della Nato del mese di febbraio è stato continuamente violato. Nella capitale bosniaca è arrivato ieri pomeriggio l'inviato speciale americano Charles Redman, che ha incontrato il presidente bosniaco Izetbegovic e il premier Silajdzic. «Abbiamo parlato dell'aggravarsi della situazione in città, ma soprattutto del modo per fare accettare ai serbi il piano di pace sulla Bosnia proposto dal gruppo di contatto», ha detto Redman al termine dell'incontro, sottolineando che sono nuovamente state esaminate tutte le possibili sanzioni contro Serbia e Montenegro. «Preoccupa in particolare la situazione delle enclavi musulmane in Bosnia orientale, nonché la pulizia etnica che i serbi stanno intensificando nei territori che hanno occupato con la forza». Nel frattempo è stato riaperto l'aeroporto di Butmir ma non sono ancora ripresi i voli umanitari con Sarajevo. «Il ponte aereo umano con la capitale bosniaca non riprenderà prima di martedì», ha dichiarato a Ginevra la portavoce dell'Alto commissariato per i profughi. Ingrid Badurina

Persone citate: Abdic, Charles Redman, Fikret Abdic, Ingrid Badurina, Izetbegovic, Redman, Silajdzic