l'Onu potrebbe fermare il Papa

Dal mondo politico e religioso consensi per il viaggio e preoccupazioni per la sicurezza Dal mondo politico e religioso consensi per il viaggio e preoccupazioni per la sicurezza l/Onu potrebbe fermare il Papa «Troppo pericolosa la missione a Sarajevo» INTROD DAL NOSTRO INVIATO Tace la diplomazia vaticana che ha scelto di non uscire allo scoperto per stigmatizzare il brutale ultimatum dei serbo bosniaci contro il viaggio del Papa a Sarajevo ed è la conferma indiretta che nulla potrà ormai fermare Karol Wojtyla dal volare nei Balcani fra tre settimane. Dalla Segreteria di Stato non filtrano segnali di reazione quanto piuttosto la conferma che il monito di Radovan Karadzic viene attentamente valutato. Capire cioè se il leader dei secessionisti ortodossi stia giocando una cinica partita al rialzo per mettere fuori causa il suo ex alleato di Belgrado Slobodan Milosevic o più semplicemente abbia fatto la voce grossa per ribadire che nulla o tutto può accadere a Sarajevo senza il suo consenso. Al di là del tiro incrociato di accuse fra serbo-bosniaci e musulmani, una tragica farsa che si trascina ormai da 3 anni, resta preminente il problema della tenuta dei dispositivi di sicurezza durante la pur breve permanenza del Pontefice a Sarajevo la cui responsabilità ricade totalmente sui duemila caschi blu dell'Orni lì dislocati. Si tratta di reparti inglesi, canadesi, francesi, ucraini e malesi ai quali spetterà il compito di pattugliare la zona dell'aeroporto e l'intero percorso del corteo papale tenendo in mente due priorità essenziali: individuare eventuali cecchini «provocatori» e tenere sotto controllo le postazioni di armi pesanti sulle alture della periferia. E sulla serietà delle minacce dei serbo bosniaci si è espresso da Roma mons. Giuseppe Pasini, direttore della Caritas. Guai a sottovalutarle, «si tratta di minacce che non vanno tanto per il sottile anzi potrebbero avere un uso strumentale per portare le parti in lotta ad aumentare il prezzo di un eventuale contratto di pace». Un risultato comunque la sortita antipapale lo sta già raggiungendo: costringerà l'Onu e l'Europa a riproporre soluzioni concrete alla crisi dell'ex Jugoslavia perché «il viaggio del Pa¬ pa rappresenta un atto di coraggio e costituisce un grande apporto per la pace». Un significativo altolà giunge invece da Rocco Buttiglione, amico di lunga data del Papa. Le minacce non sono un fuoco di paglia, afferma il segretario del ppi, «e nessuno come lui ne è consapevole. So che il viaggio è fortemente voluto dal pontefice ma credo che l'Onu debba riflettere seriamente sull'opportunità di permettere questa missione». Anche dal mondo politico si levano voci di assenso all'iniziativa del Papa polacco che vedono in sintonia la destra e la sinistra. «Un viaggio di altissimo valore morale», commenta Mirko Tremaglia di An, presidente della commissione Affari Esteri, «e per questo gli dobbiamo grande ammirazione». Il che significa l'addio definitivo a posizioni defilate ed incerte oltre a ridare corpo e sostanza alle iniziative umanitarie «nello spirito dell'iniziativa del pontefice». Piena approvazione pure dal capogruppo progressista alla Camera Luigi Berlinguer. «Un gesto utile, una scelta giusta per risvegliare l'attenzione del mondo» dice e rincara la dose: «Visto il fallimento delle diplomazie, tutti noi dovremmo andare a Sarajevo e metterci in mezzo cercando di riuscire laddove altri hanno fallito. Dobbiamo agire per salvare chi muore e richiamare l'attenzione sulle aree di crisi, dalla Palestina al Ruanda, da Cuba all'Algeria, alla Soma¬ lia». E Gianni Baget Bozzo: «Spero che il Papa non vada a Sarajevo, sarebbe pericoloso. Per il Papa e per Sarajevo». Qui, a Les Combes, l'epicentro delle vacanze del Papa, l'attenzione si sposta invece sullo stato di salute di Giovanni Paolo FI, anche ieri impegnato nella consueta scampagnata tra le montagne del Gran Paradiso, con destinazione la malga di Pian di Bry, 1950 metri. In tre giorni, sostiene una persona che lo ha seguito, il ricupero fisico appare prodigioso. «Non ci aspettavamo un cambiamento così rapido. All'arrivo era sembrato esitante, quasi scoraggiato ma già dalla prima uscita ha riacquistato sicurezza e gradualmente sta recuperando la sua andatura abi¬ tuale. Il pontefice insomma sembra tornare ad essere quello di sempre che si è scordato di aver avuto bisogno del bastone». E c'è anche molta attesa per la sua prima uscita pubblica dopo l'intervento chirurgico del 29 aprile che avrà luogo stamane con la messa sul prato di Sant'Orso a Cogne. Si prevede che nell'omelia rivolta alle migliaia di persone che stanno affluendo verso la Valnontey, Wojtyla tornerà a ribadire la netta opposizione della Chiesa a qualsiasi liberalizzazione dell'aborto, tesi che potrebbe risultare vincente alla prossima Conferenza internazionale del Cairo su «Popolazione e sviluppo». Piero de Garza rolli

Persone citate: Gianni Baget Bozzo, Giovanni Paolo Fi, Giuseppe Pasini, Karol Wojtyla, Luigi Berlinguer, Mirko Tremaglia, Radovan Karadzic, Rocco Buttiglione, Slobodan Milosevic, Wojtyla