Continua il gioco delle parti

Continua il gioco delle parti Continua il gioco delle parti SODE a destra uno squillo di tromba: da Ponte di Legno, una delle residenze estive della nuova politica, gli uomini del Senatur mettono a punto un piano di riforma delle pensioni che per ora conoscono e comprendono solo loro. A sinistra risponde uno squillo: il segretario della Uil Pietro Larizza richiama perentoriamente all'ordine colleghi di altre organizzazioni rei di venir meno al sacro patto della intangibilità delle pensioni mentre Alfiero Grandi della Cgil intona a pieni polmoni il suo «no pasaran». Intanto le pagine dei quotidiani oltre che del sudore dei redattori, grondano di incendi boschivi e di scoop (un po' di seconda mano) cercati spulciando nella caterva di dati di cui è generoso il pianeta previdenza. Il gioco delle parti continua stancamente ed ognuno dice la sua in un campo in cui è già stato scoperto tutto e le soluzioni sono talmente evidenti da sembrare persino banali. Intanto, la lira è lasciata in balia della speculazione in attesa del grande botto post-feriale annunciato da un governo i cui ministri nel frattempo si godono il sole o le brezze montagnine. Qualche nostalgico si ostina a ricordare che, or sono due anni, il governo Amato riuscì ad avere ragione di una grave crisi di fiducia dei mercati esteri verso il nostro Paese dando un segnale forte in materia di pensioni ed introducendo rigorosi emendamenti correttivi in un precedente disegno di legge predisposto dal ministro Cristofori all'insegna del «volemose bene». Allora volò qualche bullone, ma poi gli italiani capirono. Oggi sono fior di ministri della Repubblica ad evocare conflitti sociali nel caso di interventi sulle pensioni. Come sempre, gli slogan si sprecano. In queste ore ne rimbalza uno che è tutto un programma: «Giù le mani dai diritti acquisiti!». Quando tutti sanno che in materia di pensioni diritti acquisiti non esistono, ma soltanto aspettative di fatto pur legittime le quali sono da sempre tutelate mediante il ricorso al cosiddetto sistema pro-rata. In altre parole, si tira ima riga nel calendario e il periodo trascorso viene calcolato, al momento di andare in pensione, secondo le vecchie regole, mentre a quello che verrà si applicheranno gradualmente le nuove. Oppure tanti Tartufi nostrani sono pronti ad insorgere contro l'assistenzialismo di turno: dalli aU'invalidità! Ieri era quella cosiddetta pensionabile (erogata dall'Inps e ricondotta a standard corretti nel 1984). Oggi è quella cosiddetta civile (1,5 milioni di prestazioni per 12 mila miliardi di lire) erogata dal ministero dell'Interno. Dimenticando però che la nostra politica sociale non si preoccupa minimamente di taluni soggetti: i poveri e gli emarginati, spesso purtroppo affidati ancora a pratiche di assistenzialismo deteriore. Tra i tanti che si scandalizzano (e giustamente) della situazione di questo settore sospeso tra la carità e il clientelismo, nessuno ha trovato il modo di giustificare che la collettività spende quasi 50 mila miliardi per integrare al minimo le pensioni previdenziali. Il fatto è che il Welfare all'italiana è malato di dualismo: chi è dentro cerca di difendere ad oltranza la sua condizione; chi è fuori si arrangia. Con buona pace di. governi, partiti, sindacati. Giuliano Cazzota Vito Gnutti, ministro dell'Industria

Persone citate: Alfiero Grandi, Cristofori, Giuliano Cazzota, Pietro Larizza, Vito Gnutti

Luoghi citati: Ponte Di Legno