Il dolore delle «Ferite» è senza lacrime: terribile

77 dolore delle «Ferite» è senza lacrime: terribile r- TIVÙ' & TIVÙ' 77 dolore delle «Ferite» è senza lacrime: terribile SCONSIGLIABILE a chi è triste, a chi ha dei guai, a chi soffre pene d'amor perduto, a chi d'estate si sente più solo. Per mettersi a guardare «Ferite», in onda il giovedì alle 22,45 su Raitre, occorre sapere bene quello a cui si va incontro: storie di sofferenza, raccontate, da chi le sta vivendo, in modo molto asciutto, e per questo ancora più provocatorio. Quel che si dice «un pugno nello stomaco». Flaminia Morandi, autrice della trasmissione (con Anna Amendola) e intervistatrice, è seduta, rigorosamente di spalle, in uno studio grigio e azzurro, di fronte a quattro sedie. Tra lei e i suoi interlocutori c'è molto spazio: uno spazio vuoto, libero, aperto, come sono le narrazioni dei personaggi alla ribalta. Chiamiamola «ribalta», anche se questa parola evoca luci e lustrini. O almeno dialoghi sviluppati con quella superficialità così adatta alla televisione e a tutti i sistemi di grande comunicazione. Invece «Ferite» è un programma deliberatamente scarno, che nulla concede a i frange strappalacrime, j L'altra sera hanno parlato Annarita, Ivo, Alda e Mario. Annarita, 31 anni, bruna e bella, ha il morbo di Wilson, una malattia che l'ha colpita quando aveva 14 anni e con la quale ha imparato a convivere. Coltivando dentro di sé la voglia di non farsi sopraffare e di imparare l'ironia. Il morbo provoca nel suo corpo una moltiplicazione dei movimenti: ebbene, lei definisce la sua una vita «molto movimentata». Non può fare tutto, però si chiede se è poi vero che nella vita tutti hanno la possibilità di fare tutto. Ivo è un barbone, vive per strada, fuori da ogni forma di normalità (ma tutto il programma si confronta con questa «normalità», che forse non ha nessun significato, se non statistico); da qualche tempo ha una fidanzata, che ama e che lo ama, e naturalmente i genitori di lei non sono contenti. Alda Merini è una poetessa importante, dodici anni in un ospedale psichiatrico, adesso vive in un albergo, perché a casa qualcuno l'ha derubata dei suoi manoscritti, e lei in quella casa non vuole più entrare: «Chi è entrato là dentro non ha toccato i miei scritti, ha toccato il mio cuore». Mario si era sposato molto presto, ha avuto una figlia, si è separato, la bambina è stata affidata a lui, poi gliel'hanno tolta. Di lì sono cominciati i disturbi che lo hanno portato, anche lui, in un ospedale psichiatrico. Tutti raccontano le loro ferite con estrema lucidità e chiarezza, e Flaminia Morandi intervista i suoi ospiti soprattutto con rispètto. Un nuovo esempio di tv del dolore? Certamente, nel programma di dolore ce n'è tanto: però c'è anche una enorme differenza rispetto alle lacrime dei «Fatti vostri», per esempio, un abisso. Mentre là il racconto della tragedia è strumentale all'ascolto ed è seguito dalle allegre canzonette, qui il dolore è tanto profondo e serio che aggredisce il telespettatore alla gola. Serve a qualcosa narrare tutto questo male? Se quel telespettatore riesce a superare l'istinto di ritrarsi, se qualcosa o qualcuno lo aggredisce alla gola, forse può servire a smuovere un angolo di sensibilità cordiale. Non le lacrime sul ciglio Alessandra Co mazzi — I zzi I

Persone citate: Alda Merini, Alessandra Co, Anna Amendola, Flaminia Morandi